Una «Dynasty» sull'Arno tra lusso e carta bollata di Ugo Bertone

Una «Dynasty» sull'Arno tra lusso e carta bollata I SIGNORI DELLO STILE Una «Dynasty» sull'Arno tra lusso e carta bollata ALLA Casa Bianca sono stati, per mezzo secolo, gli italiani più popolari. In Italia, hanno fatto, da mezzo secolo, la fortuna di avvocati e commercialisti con le loro liti per le eredità e il controllo dell'azienda che ha calzato i piedi di Ronald Reagan e John Kennedy, adornato il collo di Grace Kelly, fornito la borsa impugnata da Jackie Kennedy. Ma i Gucci sono fatti così: un impasto di fiorentinità rissaiola e di amore per il bello. Il tutto condito con quel gusto delle pubbliche relazioni che spiega, in parte, il successo americano della dinastia creata da ser Guccio Gucci di San Miniato al Tedesco all'inizio del secolo. Non a caso, negli ultimi anni, si è sempre parlato, a proposito dei Gucci, di «Dynasty» o «Dallas» all'italiana. Ma una «Dynasty» nobile, e pirotecnica: amori, attori, yacht da favola (il «Creole» che fu dell'armatore Niarchos e che Maurizio fece restaurare per 7 miliardi) e allevamenti di cavalli arabi. Una fiaba, insom- ma, che si è dipanata per quasi un secolo attraverso 48 mila oggetti di lusso tutti numerati, tutti legati a un ricordo: il foulard 60 dedicato a Grace Kelly, il mocassino 175 esposto al Moina nella sezione moda oppure la celeberrima borsetta 633. Ma ora, con l'omicidio, c'è un finale inedito ed imprevisto di una saga fatta di odio ma anche di riconciliazioni, di improvvisi ritorni di fiamma. Un finale amaro, così come amara è stata la fine dell'impero: sulla doppia «G», da un anno e mezzo, sventola la bandiera del Bahrein, mentre gli eredi, tra liti, arresti e denunce reciproche, sono inibiti ad usare il marchio avito. E le borse di casa sono ormai assemblate (l'idea fu di Maurizio) in Cile. Eppure, poco più di trent'anni fa, nel '60, John Kennedy ricevendo a Washington Aldo Gucci, gli diceva: «Lei è il miglior ambasciatore del suo Paese». Altri tempi. E altri tempi correvano anche quando, nel 1904, iniziò a Firenze, in via della Vigna, la saga. Alle spalle il giovane Guc¬ cio Gucci ha già un primo furibondo litigio con il padre, incapace di salvare dal fallimento la sua botteguccia di cappelli di paglia. Ma Guccio è fatto di tutt'altra pasta. Sbattuta la porta di casa ha viaggiato fino a Londra. Lì ha fatto il cameriere, al Savoy. Ed è lì che, nel cuore dell'impero vittoriano, lui medita la prima riscossa. Torna in Italia e si lancia alla grande nel settore dei bauli per i grandi viaggi, per le valigie da carrozza. I suoi clienti scoprono assieme il gusto di viaggiare e quello del bello. E lui, passo dopo passo, crea un suo piccolo impero. Il segreto di questo primo successo sta nella coesione di un clan rissaiolo radunato attorno ad Aida Calvelli, la donna che può vantarsi di aver domato (si fa per dire) quel caratteraccio di Guccio e che gli ha dato sei figli, tutti lavoratori, tutti pronti ad inventare (e a litigare): Ugo, Aldo, Vasco e Rodolfo più Ezio, morto da piccolo, e Grimalda, l'unica bambina. Una famiglia creativa, ma agitata. Il fuoco alle polveri lo dà per primo Rodolfo, il bello di casa, il padre di Maurizio. Lascia l'azienda di famiglia per gettarsi nell'avventura del cinema. Sceglie un nome d'arte appropriato ai gusti dell'epoca, Maurizio d'Ancona, sposa una tedesca dal nome altisonante, Alessandra Winkelhausen, recita in una cinquantina di film (il più famoso è «Rotaie») prima di tornare tra pelli e nascenti «griffe». In azienda non troverà più Ugo (che ha ceduto le sue quote) e Vasco (che non avrà eredi). Anche Grimalda ha lasciato la ditta e ha sposato un gentiluomo fiorentino. Il potere all'ombra del patriarca Guccio (che ha aperto intanto bottega a Milano e New York) se lo gestiscono in due: Rodolfo e Aldo, che ha sposato intanto una dama di compagnia di Irene di Grecia, 01ween Price, da cui ha avuto quattro figli (Patricia, Giorgio, Paolo e Roberto). Sono gli anni d'oro del gruppo. In America il successo, ove la villa di Aldo a Miami è meta del pellegrinaggio del jet set, è enorme. In Italia si accumulano i prodotti di successo, grazie alla combinazione tra abilità artigiana, bassi costi e capacità di pubbliche relazioni. Poi, e siamo agli inizi degli Anni Ottanta, qualcosa si spezza. E' battaglia grossa tra gli eredi per il potere: Maurizio, il più intraprendente, chiede il bastone del comando. Paolo non ci sta e si mette in proprio. E' rissa e vola anche un registratore sulla fronte di Paolo, come rivela un suo esposto al procuratore di Manhattan. E da allora è un crescendo 1912-1983 Alessandra Winkelhausen r-" "i \ aurizio Gucci 1948-1995 rizia Reggiani di tribunali, prigioni, fughe in Svizzera.. Maurizio solo contro i cugini, poi contro la moglie che lo denuncia alla magistratura accusandolo di aver contraffatto il testamento paterno. Poi la battaglia contro il fisco e contro gli arabi di Investcorp che hanno comprato la quota dei cugini. Ed intanto Paolo (18 le sue azioni legali contro gli altri membri della famiglia) finisce in galera negli Usa per aver negato gli alimenti alla moglie mentre gli viene sequestrata la fiabesca scuderia di cento cavalli arabi che lui, questa è l'accusa, fa morir di fame. E adesso, infine, il sangue di Maurizio. E la «Dynasty» si confonde con la «Piovra». Ugo Bertone 1881-1953 J Rodolfo Gucci L 1912-1983 Alessandra i Winkelhausen Jr-" "i \ Maurizio Gucci 1948-1995 Patrizia Reggiani di tribunaliprigioni, fughe in Svizzera.. Maurizio solo contro i cugini, poi contro la moglie che lo denuncia alla magistratura accusandolo di aver contraffatto il testamento pa