Par condicio delle comiche grazie ai mezzibusti di Curzio Maltese

Par condicio delle comicbe^\y grazie ai mezzibusti Par condicio delle comicbe^\y grazie ai mezzibusti A par condicio escogitala dal ministro Gambino ha lo stesso fascino dei cartelli «vietato sputare per terra» virilmente esposti nelle vecchie botteghe dei barbieri. In un posto civile non ce ne sarebbe bisogno. Ma basta fare un rapido giro delle osterie Rainvest per solidarizzare con l'ignobile decreto liberticida. Rieccoli, anche stasera. C'è lo scemo del villaggio che ripete la sua gag fra le risate dei colleghi, quello che bestemmia la verità al telegiornale, l'altro che sputa insulti eccitando le casalinghe, il campione mondiale in pernacchie e il vice pupazzo di Striscia che incalza i nemici del popolo, ma soprattutto quelli del Berlusca. E tanta altra umanità indolente e impunita. Negli intervalli la pubblicità è un breve sollievo. La par condicio non è molto di più: uno spot Barilla fra un tempo e l'altro della guerra civile via etere. Come quando la tv in Bosnia inquadra la sfilata dei caschi blu che fanno ciao con la manina, "tanto, dura poco. Il ministro Gambino è pronto a rimangiarsi tutto e l'intrepido Garante, facendo capolino dal sarcofago, ha già fatto capire che è d'accordo. Amen. Ma nella sua breve primavera la par condicio ci avrà comunque regalato esilaranti letture e un sano svago televisivo. E' stata un'autentica goduria seguire, e perché no: partecipare, al titanico dibattito giornalistico scatenato intorno all'ideuzza di Scalfaro. Una battaglia che ha ingaggiato per mesi legioni di opinionisti di destra, di sinistra, di centro e cangianti. Con toni fluttuanti tra il ringhioso e l'anglosassone, e i soliti suggestivi riferimenti a realtà lontane e felici (Usa, Francia, Germania, Inghilterra, Madagascar, Trinidad & Tobago) che hanno ormai sostituito l'antico «me l'ha detto mio cognato che viaggia tanto». Ma il vero show, e qui ha Il ministro Gam mbino ragione Giampaolo Pansa, l'hanno messo in piedi i nostri affezionati mezzibusti. Non è spettacolo di tutti i giorni ammirare il volpino Mentana, il fido Fede e la macchietta Liguori ergersi come un sol uomo a paladini del libero giornalismo. Dopo una vita passata in ginocchio davanti ai padrini di partito, da Craxi e Pietro Longo, giù fino a Previti. E' come un film di Totò De Curtis (per la serie: «E poi dice che uno si butta a sinistra»). La corsa al podio del ridicolo da parte dei tre smemorati di Cologno ha avuto momenti assai intensi. Medaglia di bronzo a Enrico Mentana che, intervistato dall'Unità di Walter Matthau Veltroni, sostiene l'impossibilità di «decapitare il gruppo Fininvest» un pn' irrita. Non era stato sempre lui a decretare un anno fa sulla Stampa che «se Berlusconi non vende presto le sue reti, allora non siamo più in democrazia»? Anche lui applica la par condicio. Un mese dice una cosa, un altro l'opposto. E allora, di che si lamenta? N$J confronto ci guadagna Straccio Liguori, da anni coerente nel ripetere le stesse scemenze. Che scriva su Lotta Continua o sul Giornale, che diriga il Sabato di Sbardella, il Giorno di Craxi o lo Studio Aperto di Berlusconi, i suoi nemici non cambiano: la grammatica, anzitutto, poi i giudici che indagano sui suoi datori di lavoro. Quanto a Fede, un Berlusconi più simpatico, la par condicio gli ha ispirato una curiosa rubrica («Lima parkondicio»), a riconferma della nota legge detta «dell'Eco»: quando non si ha più nulla da dire ci si attacca ai giochi di parole. Un altro affiatato trio comico, Santoro, Costanzo e Funari ha minacciato - sempre per via della par condicio - di chiudere le rispettive botteghe. Dev'essere l'ottantesima volta. Il segreto della comicità: la ripetizione. Curzio Maltese icbe^\y Ni Il ministro Gambino

Luoghi citati: Francia, Germania, Inghilterra, Madagascar, Usa