Ma il dissenso cresce e il capogruppo Crucianelli è sostituito «Non faremo la fine del ppi»

Ma il dissenso cresce e il capogruppo Crucianelli è sostituito Ma il dissenso cresce e il capogruppo Crucianelli è sostituito «Non faremo la fine del ppi» Bertinotti: Rifondazione resta unita ROMA. «Nel ppi una contesa come questa viene risolta con gli avvocati e l'espulsione di mezzo partito, qui viene sciolta con un confronto alla pari e la richiesta che il capogruppo della Camera lo faccia chi esprime la maggioranza del partito». Bertinotti è fiero quando, davanti alla piccola platea del comitato politico nazionale, marca la distanza fra lo stile dei comunisti e quello dei popolari. Spaccata dalla fiducia alla manovra, Rifondazione non divorzia. Non si divide in due, ma non ricompone nemmeno il dissenso con un compromesso, cui Bertinotti il duro non pensa nemmeno lontanamente. «Farei un pessimo servizio a me e agli altri se per avere il consenso più ampio annacquassi la linea politica» dichiara apertamente il segretario. E la sua introduzione lascia davvero pochi spazi alla minoranza dissidente, ai vari Garavini, Crucianelli, Magri, Serri, Castellina, Nappi, Pettinali e altri che han detto sì a fimi e continuano a non essere d'accordo col leader, né nel merito, né nel metodo. Spiega per tutti Crucianelli, il capogruppo alla Camera dimesso: «Abbiamo fatto una scelta difficile per il partito, ma importante per il futuro del Paese. Diveisamente da quanto ha fatto il segretario, si poteva prendere atto di una rottura politica grave e aprire una vera discussione. Se dovesse continuare questa situazione in cui si riconosce formalmemte la diversità di opinione, ma di fatto si rimuovono quelli che rappresentano la diversità, diventa difficile continuare a discutere». Il muro contro muro insomma continua, anche se la scissione è per lo meno rinviata all'annunciato congresso d'autunno. Intanto Crucianelli è sostituito col direttore di «Liberazione» Oliviero Diliberto, e nella segreteria sono cooptati due esponenti vicini al segretario come Ferrerò e Rizzo. Indifferente alle logiche del maggioritario, Bertinotti attacca la strategia del pds e rilancia la costruzione di un «nuovo partito comunista di massa per una sinistra di alternativa», contro moderati e neoliberisti di ogni specie. E, se il «modello di dominio» di Berlusconi è bollato come «tentativo di costruire un regime totalitario di massa», «più morbido e insidioso» è il «modello egemonico» a cui collabora il pds, il cui obiettivo «è sempre la ristrutturazione capitalista e la fine della sinistra di classe». Ma al pds Bertinotti rimprovera anche errori tattici. «Uno madornale è stato aver lasciato alla destra la bandiera delle elezioni anticipate». Che il prc continua a chiedere per giugno, con i referendum a ottobre. I dissidenti restano lontani. Ed è ancora Crucianelli a commentare: «Quando si dice che il centro-destra e centro-sinistra sono equivalenti e si afferma che il pds non fa più parte della sinistra, si chiude ogni possibilità di alternativa e si assume una posizione di testimonianza». I dissidenti parleranno domani. [m. g. b.]

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