Rettore di sinistra chi l'ha visto?Balena bianca com'era buona

Il calcio come il gatto Ha sette vite AL GIORNALE Rettore di sinistra, chi l'ha visto?Balena bianca, com'era buona «Sull'Università falsificazioni di destra» Rispondendo a Renzo De Febee, che accusa la destra di essere «molto povera di forze intellettuali e di attitudini scientifiche», alcuni rappresentanti di quest'area riprendono una tesi oggi molto diffusa. Ciò è dovuto, essi affermano, al fatto che negli ultimi cinquant'anni l'Università italiana è stata una roccaforte della sinistra, dove chi non accettava la vulgata marxista non aveva alcuno spazio. Si tratta di una grossolana falsificazione, adatta a un'epoca priva di memoria storica, che confonde realtà, propaganda, spot televisivi. Perché l'Università italiana non è mai stata in mano alla sinistra. Fino al '68 la stragrande maggioranza degli studenti era di classe media e superiore, con una forte componente di destra. Non a caso, per tutti gli Anni 60 i gruppi studentesclii collegati al msi (Fuan, Caravella) hanno raccolto intorno al 20% dei suffragi quando il partito non superava il 5%. A ciò corrispondeva una classe accademica di cui solo un'infima minoranza aveva rifiutato il giuramento di fedeltà al fascismo, e che già nel '48, come ha recentemente ricordato lo stesso De Felice su queste pagine, riammetteva i (pochi) professori epurati, inclusi alcuni che avevano lavorato al Manifesto fascista della razza. Quando gli studenti fascisti impedirono con la violenza a Ferruccio Parri di parlare alla Sapienza, il rettore Cardinali li giustificò in nome del loro amor di patria. Ancora nel 1973 un ex Rettore dello stesso Ateneo, Ugo Papi, salutava Giorgio Almirante in nome della cultura italiana, e lo ringraziava per la lezione di virile coraggio da lui impartita «al nostro cosiddetto Parlamento». Vogliamo ricordare questi e altri episodi analoghi? Im maginate se un rettore di sinistra avesse mai detto qualcosa del ge nere. «Rettore di sinistra», peraltro, è una specie di contraddizione in termini, con rare eccezioni. E qui veniamo al punto. Dopo il '68 ne sono successe di tutti i colo¬ ri (uso un eufemismo) e sarebbe assurdo negarlo. Ma il potere accademico è rimasto saldamente in facoltà come Giurisprudenza, Medicina, Ingegneria, dove, anche qui con poche eccezioni, la sinistra ha sempre contato pochissimo, per non dire nulla. Ma queste, si obietta, sono le facoltà meno visibili, quelle che meno colpiscono l'opinione pubblica, perché non manipolano i simboli. Vogliamo allora passare a quelle, e alle discipline che i simboli li manipolano (con le inevitabili semplificazioni dovute allo spazio)? La scienza politica del dopoguerra è stata reinventata, pressoché singlehanded, da Giovanni Sartori, di cui tutto si può dire tranne che sia mai stato troppo tenero con la sinistra; e la sua scuola è ancora egemone. La sociologia, la famigerata sociologia, è nata con una fortissima componente cattolica, e si è poi andata articolando (o lottizzando) in una moltitudine di filoni, in cui quello marxista non è certo dominante. Non parliamo della filosofia e della storia. Chi conosce il mondo accademico sa che le peggiori nequizie, le più efferate operazioni baronali, sono ahimé distribuite su tutti i fronti e gli schieramenti ideologici. Se la destra vuole cercare scuse per la propria debolezza culturale, è pregata di trovarle altrove. prof. Franco Ferraresi Università di Torino Sesso selvaggio non vuol dire violenza Sarà anche vero che «quasi tutti», come scrive un lettore, hanno appreso «con un misto di sorpresa e indignazione la notizia del perdono giudiziale di cui hanno beneficiato i giovanetti violentatori delle loro coetanee bambine a Civitavecchia». Io sono ira coloro che quel quasi ammette, fra coloro cioè che hanno provato più tristezza e pena che indignazione per il delitto consumato, e più consolazione che dispetto per il verdetto emesso. Non voglio entrare nel merito dell'operato dei giudici: confido che avranno preso la decisione più adatta, e il fatto che per una volta almeno sembrino aver tenuto conto più delle possibilità di reinserimento degli imputati che della necessità di reprimere un reato che in effetti era già stato commesso mi fa bene sperare in questo senso. Tuttavia la lettera mi ha colpito anche per un altro aspetto, e cioè per la certezza che il lettore dimostra che si debba imputare il triste episodio di Civitavecchia al disordine morale, specialmente in fatto di sesso, in cui si dibatte la nostra società. Ora, che la nostra vita sia complessa e contraddittoria, e che manchi di riferimenti «forti», mi sembra un dato di fatto. Ma da qui a concludere che la violenza sessuale sia frutto del sesso selvaggio (che per aitro nella mia realtà non riscontro affatto) e di quella che egli definisce la «spudorata propaganda dei mass media», ce ne passa eccome. Proprio in questi giorni tante donne stanno chiedendo a gran voce che lo stupro sia riconosciuto per ciò che veramente è, non è un problema «morale», ma un problema di prevaricazione fisica e psicologica, che dovrebbe, questo sì, suscitare indignazione, proprio perché troppo spesso consumato ai danni dei più deboli. Che i ragazzini siano liberi di sbaciucchiarsi negli androni e altrove a qualcuno potrà pure dare fastidio, ma senza dubbio con lo stupro non c'entra affatto: solo se uno dei due non fosse libero di scegliere, allora sì che sarebbe diverso e dovremmo intervenire. Patrizia Mosetti, Trieste Della vecchia de non si getta nulla La ex de continua a smembrarsi, ma come per i suini non si getta via nulla, e infatti dopo il recente congresso del partito popolare si è visto che anche le parti meno buone serviranno a qualcuno. Che la vecchia balena bianca non fosse poi così male? Lele Bonariba, Tortona Cha-U-Kao, la favorita di Toulouse-Lautrec Riguardo l'interessante articolo «La dama dai lunghi guanti neri» apparso sulla Stampa lunedì 13 marzo, ritengo di dover fare una precisazione. L'immagine apparsa a corredo non raffigura Ivette Guilbert ma un'altra delle modelle preferite da Toulouse-Lautrec: si tratta della clownessa Cha-U-Kao. Ballerina e acrobata, questa donna, il cui nome significa Baccano-Caos (Chaut-Chaos), era solita esibirsi al Nouveau Cirque e al Moulin Rouge, locali frequentati dal grande pittore francese che ritrasse più volte madame Cha-UKao rendendola famosa al pari della contemporanea Ivette Guilbert. Fabio Rizzi Borgo San Dalmazzo (Cuneo) L'Argentina piange con Menem Mi rivolgo a voi in assenza dell'ambasciatore Mariano Augusto Cavagna Martinez, attualmente all'estero ma ugualmente a conoscenza della presente, in riferimento all'articolo pubblicato il 22 marzo scorso su La Stampa con il titolo «Una dynasty cafona per Carlos d'Argentina», come dispac ciò proveniente da San Paolo (Bra sile). Fortunatamente, l'esercizio della libertà di stampa è uno dei diritti fondamentali delle società libere e democratiche che ormai nulla e nessuno può mettere in di scussione. Purtroppo, in alcune occasioni, un'interpretazione di tale libertà che si discosti da ogni tipo di etica professionale ha provocato ingiustizie a cui in molti casi non è stato possibile porre ri medio. Nel caso dell'articolo in que stidne, si affronta il contenuto di mi libro pubblicato alcuni mesi fa e di conseguenza l'informazione offerta ai lettori non ha evidentemente un carattere d'urgenza. E' per questo che colpisce non solo la mancanza di buon gusto e l'im pertinenza di molte delle afferma zioni contenute nell'articolo, ma soprattutto la mancanza di sensibilità nella scelta di un momento così inopportuno per la pubblica zione di tale dispaccio. Come ben sapete, la società argentina sta condividendo la dolorosa afflizione del Presidente Menem e della sua famiglia per la tragica scom parsa di suo figlio Carlos (26 an ni). Anche su di lui l'autore non ri sparmia citazioni con commenti ironici e infamanti. Sono convinto che una rifles sione più approfondita, guidati da valori come il rispetto del pros simo e, in particolare, del dolore altrui, sicuramente vi avrebbe consigliato di utilizzare altre mo dalità. Enrique Antonio Pareja, Roma ministro Incaricato d'Affari dell'Ambasciata della Repubblica Argentina

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