« Su Borsellino i veleni di Giammanco »

« «Non aveva voluto affidargli le inchieste di mafia e sottovalutò le minacce di morte » I « Su Borsellino i veleni di Giammanco » La vedova sfida ilprocuratore CALTANISETTA NOSTRO SERVIZIO Il verbale di una drammatica deposizione resa ieri mattina nel processo sulla strage di via D'Amelio dalla vedova di Paolo Borsellino in corte d'assise a Caltanissetta è stato inviato dal pm Carmelo Petralia alla procura della Repubblica. Potrebbe essere aperta un'inchiesta sull'ex procuratore di Palermo Piero Giammanco ora consigliere della Cassazione. «Certamente saranno svolti accertamenti sui nuovi profili emersi oggi», ha detto il pm. Agnese Borsellino, oltre ad avanzare pesanti riserve sul comportamento di Giammanco nei confronti del marito, ha fatto una rivelazione che ha lasciato tutti di stucco. Eccola: alle 7'del mattino del giorno della strage, domenica 19 luglio 1992, Giammanco telefonò a Borsellino, comunicandogli di aver deciso di affidargli anche le inchieste sulla mafia di Palermo che fino ad allora gli aveva negato malgrado egli fosse il suo procuratore aggiunto. «Fu una telefonata sorprendente - ha detto la signora - anche perché tra Giammanco e mio marito non c'erano rapporti di confidenza tali da giustificare una telefonata a quell'ora e di domenica». Agnese Borsellino ha pure affermato che Giammanco precisò di «avere riflettuto a lungo» prima di prendere la decisione. La signora ha poi raccontato altre cose che la procura di Caltanissetta forse approfondirà con lo stesso Giammanco. Come la vicenda di un rapporto del Ros dei carabinieri che tempo prima della strage aveva segnalato alla procura palermitana la possibilità di attentati contro Borsellino. Secondo la teste, il rapporto fu consegnato alla procura ma Giammanco gli avrebbe attribuito scarsa o nessuna importanza. Agnese Borsellino ha dunque ri¬ proposto il clima surriscaldato e i veleni del Palazzo di giustizia di Palermo tre anni fa. «Se fossero stati presi provvedimenti seri per proteggere mio marito, oggi non mi troverei in quest'aula», è sbottata ad un certo punto la signora che ha sostenuto che Paolo Borsellino «si sentiva solo». «Mi dicono - ha pure dichiarato - che prima ancora che mio marito venisse a Palermo non c'era entusiasmo da parte del capo, non era contento che mio marito tornasse a Palermo». Eppoi: «Mio marito si occupava soltanto delle inchieste di mafia nelle province di Trapani e Agrigento». Una puntualizzazione, la sua, quasi come a lan¬ ciare il sospetto che Giammanco avesse impedito a Borsellino di occuparsi della situazione di Palermo. La deposizione della vedova di Borsellino è stata commentata, con una nota, da Pietro Giammanco. Il magistrato esprime «dolore e stupore» ma aggiunge che è «necessario ristabilire la verità dei fatti». Giammanco ricorda di avere voluto Borsellino come procuratore aggiunto. «D'intesa con il cons. Stajano che doveva provvedere al trasferimento ho indotto il collega Puglisi, più anziano, a ritirare la domanda». Antonio Ravi dà L'ex procuratore di Palermo, Giammanco assieme a Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia

Luoghi citati: Agrigento, Caltanissetta, Palermo