Violentata, si uccide di Fabio Galvano

Violentata, si uccide Violentata, si uccide «Il mio stupratore è tornato libero» li. CASO SUICIDA PER PAURA ULONDRA NA ragazza inglese di 14 anni si è uccisa il giorno in cui l'uomo accusato di averla violentata - il suo patrigno - è stato rimesso in libertà provvisoria. «E' una vita assurdamente perduta», denuncia suo padre: «Il sistema giudiziario ha fallito completamente, ora la mia Mary non è che un'anonima statistica. Ci dovrebbero essere norme più chiare e più rigide per casi come questo». Un'overdose di analgesici è tutto quello che è bastato a quell'anima disperata per sopprimere le sue paure e la sua vergogna. «Perché ha dovuto morire così impaurita e così sola?», domanda il padre. Il fatto è avvenuto il 14 febbraio, mentre mezza Inghilterra celebrava San Valentino; ma solo ora se ne ha notizia, in occasione dell'inchiesta in cui il coroner di Dorking, nel Surrey, ha rifiutato di dare a quella tragica morte l'etichetta del suicidio. «Non sono convinto che Mary volesse necessariamente togliersi la vita», ha detto il magistrato: «Forse non si rendeva conto di ciò che stava per fare». Ma molti in Inghilterra si domandano - come fa il padre di Mary - perché l'uomo sia stato scarcerato nonostante le infamanti accuse. Da anni il padre e la madre della ragazza erano divorziati. E lei aveva messo casa a Chessington, nel Surrey, con il nuovo marito: Malcolm Coney, 35 anni. Nel gennaio scorso l'uomo era stato arrestato e rinviato a giudizio: l'accusa era di avere violentato Mary per due anni. Ma due settimane dopo, l'uomo era riuscito a ottenere da un giudice dell'Old Bailey l'ordine di scarcerazione dietro pagamento di una piccola cauzione. Il giudice gli aveva imposto una chiara limitazione: che stesse lontano dalla casa nel Surrey in cui la bambina abitava, che tornasse nei Lincolnshire dove aveva numerosi parenti. Quello stesso giorno polizia e assistenti sociali hanno detto a Mary che Coney era di nuovo libero. Ma forse la ragazza ignora- va la limitazione imposta ai suoi movimenti. Forse temeva che la vita d'orrore degli ultimi due anni potesse riprendere. Ha preso il flaconcino di analgesici che la mamma teneva sotto il cuscino, e che aveva usato nei giorni prima per curarsi il mal di testa, e ne ha ingoiato il contenuto. Poi ha scritto un biglietto: non proprio una lettera d'addio, ma quasi. Si è coricata sul letto e così l'hanno ritrovata poche ore più tardi. Quel che è peggio, sottolineano i giornali inglesi, è che il violentatore di Mary Furnell è oggi completamente libero. L'accusa, infatti, è stata lasciata cadere dopo la morte della ragazza. «Insufficienza di prove», spiega l'avvocatura di Stato, che ha deciso di archiviare il caso. Senza Mary, infatti, non c'è più nessuno ad accusarlo. «Quando la polizia ha dovuto occuparsi del caso - dice il padre, che ora si è risposato e lavora per l'Esercito della Salvezza - non sono stato avvertito. Eppure io avrei potuto assicurarle un rifugio sicuro». E un parlamentare, il conservatore Peter Butler, vuole che si apra un'inchiesta. Vuole sapere perché il patrigno violentatore sia stato messo in libertà provvisoria e perché la pubblica accusa non abbia insistito perché rimanesse in carcere. Ma si domanda anche perché nessuno si sia accorto della disperazione di Mary Furnell. Fabio Galvano Londra: Mary, 14 anni, ha ingerito analgesici quando ha saputo che il patrigno era stato scarcerato Una scena del film di Marco Risi «Il branco» incentrato su uno stupro

Persone citate: Bailey, Malcolm Coney, Marco Risi, Mary Furnell, Peter Butler

Luoghi citati: Inghilterra, Londra, Surrey