Israele la caduta degli eroici 007 Pubblico Unome del capo, in crisi Mossad e Shin Bet di Fiamma Nirenstein

Pubblico Unome del capo, in crisi Mossad eShbiBet Israele, la caduta degli eroici 007 Pubblico Unome del capo, in crisi Mossad eShbiBet ,CA50 IL PREZZO DELLA PACE FTEL AVIV ORSE è giunta l'ora di smobilitare tutto il gran marchingegno della segretezza israeliana, di piantarla con tutti questi «sciusciuisti», come, vengono chiamati qui quellLche, a una domanda appena un pò' delicata, che si trovino nell'esercito tflanella cuiina di clasà,' 'fanno un'viso serio serio e subito esortano: «Se..., il nemico ci ascolta». Ormai lo scrivono anche i quotidiani seri come «Haaretz»: tutta la mitologia inattaccabile dei servizi segreti non solo del Mossad, che opera all'estero, ma anche dello Shabbach, ovvero lo Shin Bet che lavora dentro i confini d'Israele e dei Territori - è ormai poco consona a uno Stato democratico in marcia verso la pace. Non solo: gli agenti segreti, che lo vogliano o no, non possono restare tali a lungo in un Paese di poco più di 4 milioni di abitanti fra i quali migliaia di giornalisti televisivi e della carta stampata, sguinzagliati per ogni dove, in una fame di scoop di stampo americano. Tutto questo si discute dall'inizio del processo di pace: ma il problema si è fatto cocente quando, dopo la nomina, il 20 febbraio scorso, del nuovo capo dello Shabbach, che tutti chiamano K, ovvero «Caf» secondo l'alfabeto ebraico, qualcuno ha scritto sui muri di Gerusalemme il suo nome a lettere cubitali; poi, su Internet, la rete di informazioni telematiche che ormai una decina di migliaia di israeliani consulta regolarmente, sono apparsi, con il nome e il cognome del destinatario, i migliori auguri per la sua nuova nomina a capo dei servizi segreti. In quegli stessi giorni, fra una ridda di criptiche iniziali ormai divenute ironiche a se stesse, i giornali annunciavano che Aleph, Ghimel, Nun, Chet, Resh, più un alto ufficiale dello Shabbach, si erano precocemente ritirati dai Servizi segreti in concomitanza con l'avvento del nuovo capo. La sensazione è stata gran de: lo Shabbach, in questo periodo di frequenti e terribili attacchi terroristici, dovrebbe costituire per Israele la mag gior difesa, perché il suo com pito istituzionale è proprio quello di scoprire le trame, trovare i terroristi, disinne scare la catena che porta il tritolo e le armi da Gaza e dai Paesi arabi ai Territori occu pati e poi dentro. Israele. Gli uomini dello Shabbach, per capirci, sono quelli che rapidamente trovarono il rifugio dove i terroristi islamici avevano sequestrato il soldato Nachshon Wachsman; che sono probabilmente i responsa bili dell'esplosione dell'automobile che ha ucciso il leader della Jihad islamica Hani Abed nella striscia di Gaza; che cercano di arruolare alleati palestinesi anti-Jihad; che s'infiltrano travestiti nelle file di Hamas o della Jihad stessa. In una parola, gran parte del processo stesso di pace è nelle mani dello Shabbach il quale, quanto più agisce in modo efficiente e indolore contro il terrorismo, tanto più consente al governo di impegnarsi in concessioni politiche di pace. Forse, proprio per questo, Rabin e Peres hanno voluto che la nuova guida dello Shabbach fosse un giovane intellettuale (44 anni) di ottima famiglia gerosolimitana che ha scritto la sua tesi di laurea sul pericolo che la destra integralista ebraica porta alle strutture dello Stato ebraico. Ma qui cominciano le contraddizioni: un uomo di sinistra come K innanzitutto trova forti contrapposizioni in un mondo che, per una ragio¬ ne o per l'altra, si muove ai margini della legalità democratica. E' facile pensare che sia stata proprio la destra israeliana a far uscire il suo nome. Inoltre un tipo come K, diversamente dal suo predecessore Yaacov Peri, si sente di certo assai vincolato dalla sempre maggiore attenzione che i media e l'opinione pubblica dedicano ai metodi dello Shin Bet; per esempio, K sentirà fortemente il problema del nuovo progetto di legge secondo cui il Consiglio di gabinetto e il Parlamento israeliano soprintenderanno ad ogni singola azione dei Servizi; il controllore dello Stato dovrà intervenire ad ogni sospetto che gli agenti abusino dei loro poteri; e l'Ombudsman risponderà ad ogni pubblica rimostranza contro lo Shabbach. La legge previene anche l'uso politico dello Shin Bet, ovvero il rischio che un partito al potere se he possa impossessare per creare uno Stato di polizia. Dunque Caf avrà vita dura, ma soprattutto troverà immense difficoltà nel riciclare politicamente una struttura che Peri aveva adeguato agli stilemi dell'Intifada: penetrare gli integralisti islamici è molto più difficile che entrare nel mondo palestinese dei territori fra il 1987 e il 1992; penetrare in genere il mondo palestinese alla vigilia della creazione di uno Stato sembra quasi impossibile. Che cosa può guadagnare un arabo da uno Stato occupante che sta per portarsi via le sue truppe e le sue strutture? Inoltre, le tecniche stesse di prevenzione delle azioni suicide degli integralisti sono ancora assai lontane dall'esser chiare agli israeliani come a tutto il resto del mondo che fronteggia per la prima volta gli estremisti islamici. I tempi mitici dello Shin Bet restano legati all'occupazione dei Territori nel 1967. Da allora tutto è cambiato: più speranze di pace, più democrazia, più media e la prospettiva ravvicinata di uno Stato palestinese. Nessuna voglia di morire in guerra. Se ne sono accorti anche i mitici agenti israeliani. Speriamo se ne accorgano anche i guerriglieri di Allah. Fiamma Nirenstein A sinistra il premier d'Israele Yitzhak Rabin e a destra il leader siriano Hafez Assad

Luoghi citati: Gaza, Gerusalemme, Hamas, Israele