« Uno choc terribile »

COSI'SOFFRONO CORPO E PSICHE « Uno choc terribile » «Degradati al rango di animali» COSI'SOFFRONO CORPO E PSICHE U N dolore tremendo. Uno choc che il cuore potrebbe non superare. E un'umiliazione - vedersi degradati al rango degli animali da cui la psiche potrebbe non riaversi». Il padre-padrone che si sfila la cinghia per punire il figlio. Le ansie masochiste del proustiano barone di Charlus. L'orgoglio di Kunta-Kinte, lo schiavo di «Radici» piegato dalle nerbate del padrone. La frusta occupa un posto importante nel. nostro immaginario; creato, fortunatamente, dai libri e dal film, e non dall'esperienza. Che cosa accadrebbe al fisico e all'animo di un italiano che subisse una punizione così crudele? «Il primo aspetto da considerare è il dolore fisico», spiega il professor Piero Parietti, psichiatra. «Forse siamo portati a sottovalutarlo. Ma la sofferenza che può infliggere una frusta di corda e cuoio, come quella usata nei Paesi islamici, è terribile. Lo choc può avere effetti inibitori di tutte le funzioni del corpo, compresa quella cardiaca. Il pericolo è aggravato da due fattori. I colpi sono portati tutti alla stessa parte del corpo, il torace. E vengono dati in serie: così l'organismo non riesce a recuperare il suo equilibrio interno tra una frustata e l'altra. Per questo credo che il dolore fisico prevalga su quello psicologico. Meglio essere frustrati che frustati...». Però all'idea della frusta si accompagna quella della sottomissione, della minorità, della ferocia: soprattutto se la punizione è esemplare, e pubblica. «Sì, la nerbata è la punizione degli schiavi, dei pirati, dei fi¬ gli vittime di padri autoritari. Soprattutto, la frusta è per gli animali: gli asini, i cavalli. Subire una condanna così inumana può provocare una reazione psicologica grave: sentirsi omologati alle bestie, privati della propria dignità umana». C'è un'altra complicazione, per la psiche di un occidentale. «Nella nostra mentalità, è il colonizzatore europeo che frusta il colonizzato - spiega il professor Parietti -. Nel caso dell'italiano condannato, avverrebbe il contrario. Poi c'è l'aspetto dell'esemplarità della punizione, che i popoli orientali hanno sempre considerato fondamentale. Non a caso alcuni l'hanno mantenuto fino ad oggi, per fini di edificazione sociale». Vitaliano Bregolato, oltre a rischiare la frusta, viene da un anno di carcere. «E la prigionia in un Paese del terzo mondo è spesso un'esperienza traumatica, soprattutto per un occidentale. Ho dovuto affrontare un caso del genere - racconta il professor Parietti - e non è stato facile. Il problema non sono soltanto le condizioni di vita, i maltrattamenti, il carcere duro. E' il senso di impotenza, la carenza del diritto; la sensazione, anche per chi ha commesso una colpa, magari grave, di essere caduti in un abisso di illegalità, neppure mitigata dalla corruzione, che magari esistè',' ma di Cui non si conoscono i canali. Una punizione corporale, però, è sicuramente peggio. E non conosciamo con esattezza le reazioni dell'animo. Potrebbero essere ancora più devastanti di quanto immaginiamo». Aldo Caratilo

Persone citate: Aldo Caratilo, Parietti, Piero Parietti, Vitaliano Bregolato