Per Vitaliano Bregolato anche due anni di carcere. L'ambasciatore: ricorreremo Pakistan 10 frustate a un italiano
Per Vitaliano Bregolato anche due anni di carcere. L'ambasciatore: ricorreremo Per Vitaliano Bregolato anche due anni di carcere. L'ambasciatore: ricorreremo Pakistan, 10 frustate a un italiano L'accusa: possesso di eroina ISLAMABAD. Dieci frustate. E' la condanna inflitta dai giudici pakistani a un italiano. Dieci frustate e due anni di carcere. Vitaliano Bregolato, 38 anni, di Padova, tossicodipendente, un impiego al ministero delle Poste, l'avevano arrestato il 28 gennaio del '94 all'aeroporto di Peshawar. Stava partendo per Amsterdam, via Karachi. Nel doppio fondo della sua valigia c'erano 210 grammi di eroina. Aveva provato a difendersi con una bugia: «Sono un diplomatico». Scoperto. Arrestato. Un anno in carcere, senza processo. L'altro ieri, la condanna. Un trafiletto sul quotidiano pakistano «The News»: «Il tribunale di Peshawar ha condannato un cittadino italiano a dieci frustate per traffico di stupefacenti». E' la prima volta che accade a un occidentale. «Fortunatamente la sentenza per il momento non è esecutiva - dice al telefono Pietro Rinaldi, ambasciatore italiano in Pakistan -. Il signor Bregolato ha già un buon avvocato. Ora gliene procureremo un altro. Ieri qui era festa nazionale, oggi è venerdì, festività islamica. Ma già domani faremo ricorso. Niente frustate, fino al giudizio di secondo grado. A volte i magistrati pakistani in prima istanza applicano le norme più severe del codice, quelle derivate dalla legge islamica. Ma è la prima volta che sento parlare di una simile condanna in questo Paese. Faremo di tutto per evitare al nostro connazionale una pena corporale che non appartiene al nostro ordinamento giuridico, e quindi ci lascia sconcertati». Come sta Bregolato? «Sta bene. Durante quest'anno che ha passato in carcere lo abbiamo sempre seguito, un addetto dell'ambasciata è andato a trovarlo due volte la settimana. La pena detentiva che gli hanno inflitto è mite, contiamo di farlo uscire in tempi rapidi». I giudici che l'hanno condannato alla frusta hanno applicato un'ordinanza del '79. Una legge di due mesi fa estende la pena di morte anche ai grandi trafficanti di droga, ma non è ancora entrata in vigore e ovviamente non potrebbe avere effetti retroattivi. Il mese scorso a Labore due ragazzi cristiani di 14 e 20 anni sono stati sottratti al boia dalla corte d'appello: erano stati condannati in primo grado all'impiccagione per aver scritto «parole blasfeme» sul muro di una moschea. Rischia soprattutto chi incappa nei giudizi tribali, che hanno conservato qualche margine di autonomia dalla legge statale, soprattutto nelle zone ai confini con l'Afghanistan. Sono loro che fanno ricorso più frequentemente alla sharia, la legge islamica. Che viene invece applicata re¬ golarmente, anche agli occidentali, in grandi Paesi come l'Iran e l'Arabia Saudita. L'anno scorso una giovane texana, Mary Jones, è stata punita con 80 frustate a Teheran, per «ubriachezza e prostituzione». E a Singapore un ragazzino americano si è beccato quattro colpi di canna di bambù sulle natiche nude per «atti di vandalismo». Negli Usa la notizia provocò sdegno alla Casa Bianca e una punta di invidia nell'opinione pubblica: un sondaggio di quei giorni rivelò che più di un americano su due sarebbe favorevole all'introduzione di pene corporali per alcuni reati. Come lo spaccio di droga. [al. ca.] La leader pakistana Benazir Bhutto E'la prima volta che un occidentale viene condannato dai magistrati pakistani alla frusta pena tratta dalla legge islamica
Persone citate: Benazir Bhutto, Mary Jones, Pietro Rinaldi, Vitaliano Bregolato
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