Sesto San Giovanni cambia pelle: meno fabbriche, nuovi ceti, Forza Italia primo partito E ora l'ex Stalingrado «sogna» col Cavaliere di Cesare Martinetti

Sesto San Giovanni cambia pelle: meno fabbriche, nuovi ceti, Forza Italia primo partito Sesto San Giovanni cambia pelle: meno fabbriche, nuovi ceti, Forza Italia primo partito E ora l'ex Stalingrado «sogna» col Cavaliere PROLETARI SENZA SINISTRA (M8D VSESTO S. GIOVANNI IALE Edison 666, numero del diavolo, quattro torriabitazione, centootto famiglie che si svegliano, respirano, si addormentano al rombo della grande fabbrica che sta dall'altra parte della strada, un muro grigio e capannoni arrugginiti. Lì, alla Falck, batte quel che resta del cuore rosso della ex Stalingrado d'Italia; qui, al 666, palpita il cuore azzurro della nuova Sesto, facce quiete, dialoghi secchi e il 70 per cento di voti a Forza Italia. Nella torre numero 4 abita Claudia Caserta, 24 anni, studentessa di Legge alla Cattolica, una ragazza spigoli e fil di ferro. In mezzo a queste case ha preso 108 voti ed è stata eletta per Forza Italia nel consiglio del quartiere Parpagliona, uno di quelli che si dicono «a rischio», o «con problemi». «I miei genitori non hanno vissuto la guerra, ho frequentato il liceo classico di parco Nord a Cinisello dove mi sono trovata bene anche perché non s'è mai fatto uno sciopero, faccio danza classica e non mi ero mai occupata di politica. Per tutte queste ragioni non do alcun significato alla distinzione fascismo-antifascismo. Per me la politica è una cosa concreta: voto chi mi dà delle cose in cui credo. Prima di Forza Italia, ho votato de, verdi, msi». Qui a Sesto, dove tutto aveva un colore che sfumava nel rosso, Claudia, nata e cresciuta in una famiglia dove si votava de, dice di aver vissuto un'emarginazione al contrario, anche in chiesa dove il parroco era un prete operaio e stava con la sinistra, anche nel piccolo centro di assistenza ai ragazzi difficili dove ha fatto la volontà ria: «Da quando mi sono messa con Forza Italia non mi salutano nemmeno più: qui tutto era go vernato dalle sinistre, anche il centro anziani dove entravi solo se avevi quelle simpatie R-.1*,» sini stra è razzista nei, confronti degli altri, ci mettono astio, in politica, e questo è rnsofinprtabile. Voglio no sempre lottare; contro,qualco sa, ma io non voglio che la mia vi ta sia una lotta». Claudia dice di non provare alcun fanatismo per Berlusconi edfe pronta a lasciarlo se dovesse deluderla. «All'inizio, confesso, mi sembrava anche un po' ridicolo. Le comparse sulle sue tivù, la musichetta di Forza Italia; quegli spot... poi ho capito che dalla sua parte si poteva provare a fare qualcosa di positivo, se non altro a rompere questa opprimente cappa di conformismo e di moda di sinistra. Guardi, io uno come D'Alema non lo capisco, non lo sopporto e quando lo vedo per televisione mi viene il nervoso, mi viene voglia di spaccargli la faccia. Un po' come mi capita con Santoro: è così fazioso che secondo me ottiene un effetto rovesciato a quel che vorrebbe. Ma "Tempo reale" è bello, fatto bene, lo guardo sempre: Rai 3 è la mia rete preferita». Sesto San Giovanni, profondo Nord. Questo era il quinto polo industriale d'Italia, quindici anni fa c'erano 90 mila abitanti e 35 mila operai; adesso gli abitanti sono 85 mila e gli operai 2 mila 500. Stalingradcrha cambiato pelle e ardirla,' qto0Iàl'sìmsitra ha governato da sempre e lo fa tuttora: ma da uri anno il primo partito è Fqrga Italia, 35 per cento alle europee ai giugno contro il 23 del pds. Alle politiche del 27 marzo il commercialista Paleari Pierangelo ha umiliato la compagna Fiorenza Basso- li, per otto anni sindaco: 44 per cento contro 37. Fabio Terragni, uno degli esterni della nuova giunta, ex membro del comitato di bioetica, ricercatore all'Università di Pavia, prova a spiegare: «E' cambiata la popolazione, è mutata la scala dei valori: una volta al primo posto c'erano lavoro e servizi; adesso consumi e qualità della vita». Forza Italia ha assorbito e incanalato la reazione e l'insofferenza verso la sinistra che qui è stata identificata nello StatOTTpà^capito - dice^rragni lo statò d'animo dei ceti'popolari che si sono emancipati dal lavoro dipendente-c? dei neo ceti, medi; la necessità di esprimere individualmente e non collettivamente i bisogni, la rivendicazione dei consumi e degli spazi di libertà. Qui ci sono 160 società sportive e quasi tutte fanno capo alla sinistra (Arci, Anpi, età): è comprensibile che moltiàbbìeModettobSsta»."- * .'■ Una vòlta' il cuore bàtteva nelle grandi fabbriche, adesso nei grandi supermercati, città del consumo, fabbriche di stili, condensati di desideri, tutto il colorato immaginario berlusconiano: sogni e modelli in offerta speciale, come al fondo di viale Monza, sull'ex area della Magneti Marelli trasformata in gigantesco centro di vendita. Il vento di destra non è solo per gli ex proletari della vecchia città industriale, ma anche per i sottoproletari della neo città terziaria. Biccardo De Facci, capo del progetto giovani della cooperativa per la lotta contro l'emarginazione, ha i radar giusti per ascoltare quel che si muove sotto la pelle della nuova Sesto, alla Parpagliona e Case Gatti: «Schematizzando: 'rifiutò della politicacene^ Sesto significa rifiuto della sinistra; rifiuto delle associazioni; estraneità al mondo degli adultkche non dà lavoro vero, ma umiliazioni e truffe». Di qui un immaginario che esprime la voglia di posizioni e uomini forti, ricchi e belli. Anche nel consumo di droga si av¬ verte il vento di destra: tra i gruppi informali dei giovani una volta andava l'eroina, adesso cocaina e ecstasy che un anno fa si trovavano a metà prezzo, come in «offerta speciale» per aprire il mercato. «Il fenomeno è indicativo - dice De Facci -: i ragazzi preferiscono la cocaina perché è una droga forte, che carica, che serve a "fare". E i tossici vecchia maniera, quelli che si sbattono per l'eroina, sono disprezzati, evitati, emarginati. Sono "di sinistra"». In fabbrica, quelle poche che rimangono, c'è poco da stare allegri. «La gente - testimonia Paolo Lanari, delegato dell'Ansaldo Energia, 2500 lavoratori nell'83, 200 oggi - ha sempre la sensazione di prenderlo in quel posto». Il fenomeno è che, anche da queste parti, si vota per Forza Italia, magari conservando la tessera del sindacato. Loris Manfredi, segretario della Camera del Lavoro di Sesto, racconta che sj; jx'è ^discussa tr^ quadri sindacali: «Un compagno di Brescia ha raccontato che dalle loro parti in un paese dove ci sono moki operai e molti iscritti al sindacato, i voti ai progressisti non sono stati nemmeno tanti quanti sono i pensionati della Cgil...». E tutti gli altri cigiellini per chi hanno votato? Difficile capire. «Da noi - dice Lanari - ci sarà al massimo il 2 per cento che vota Forza Italia e 'che lo dice». Ma è chiaro che molti lo fanno e non lo dicono se anche al suo paese, Locate Triulzi, il partito di Berlusconi è forte quasi come il pds. «C'è stanchezza - dice Manfredi - c'è bisogno di vedere finalmente qualcosa di concreto. Da dieci anni stiamo facendo trattative a perdere, l'ultimo colpo ce lo vuol dare la Falck: due anni fa abbiamo fatto un accordo simbolo per mantenere la produzione e innescare la riconversione». E adesso? «La Falck vuole prendere dalla Cee i miliardi di incentivi per le dismissioni siderurgiche e mandare a casa 1800 lavoratori. Capisce? Anche i più ideologicizzati tra delegati e operai ne escono distrutti». Invisibili, muti e inafferrabili, gli operai di destra si camuffano e vivono una vita parallela. I grandi scioperi dell'autunno contro il governo Berlusconi sono partiti nelle fabbriche meno «storiche» dal punto di vista delle lotte operaie, in quelle dove la gente aveva votato per il «polo». E' difficile da spiegare, anche per una vecchia volpe di assemblee come Loris Manfredi: «Non mi era mai successo perché è duro misurarsi con il vuoto. Nell'84, quando ci fu il referendum sulla scala mobile, ci dividevamo, litigavamo, ci insultavamo. Adesso entri in assemblea, sai che hai di fronte gente che ha votato per Forza Italia, ti aspetti di affrontare una discussione, un confronto politico e invece niente, muti. Gli. anni.scorsi, quando il governo faceva manovre-tipo quella di Dini, il telefono della Camera del lavoro diventava rovente. Adesso niente. Vado in fabbrica, li guardo in faccia, ma non riesco a capire cos'hanno in testa». Cesare Martinetti (3 - Contìnua) «Qui la sinistra rappresentava tutto da sempre: c'è stato un rifiuto» A lato, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, sotto Michele Santoro. Nella foto grande, lo stabilimento Ansaldo di Sesto San Giovanni