Urla botte e una porta fracassata di Massimo Gramellini

Il segretario: «La sinistra può fare una cosa sola: redimersi» Urlqf botte e una porta fracassala y u&r:Un giorno nel Far West scudocrociato tRO$C£MA GUERRA A PIAZZA DEL GESÙ' tu'ln-rut fi filKrrrilrfn;» mimivi s PARE che qui, una volta, abitasse la de. Rumore di scarpe sulle scale. Labbra che fischiettano «When the saints go marchine in» per farsi coraggio. Poi l'urlo: «Aprite la porta!». Alle otto della sera il ppi di sinistra sfonda al centro. Cerca di invadere il terzo piano, dove Buttiglione è asserragliato con i suoi. «Aprite!», grida Pierluigi Castagneti al ciellino con giacca di forfora che gli sta chiudendo il portone sui denti. Castagnetta è piccolo ma roccioso, come certi vecchi terzini alla Burgnich: si ingobbisce nella blusa da prima comunione e lavora di spalle. Oplà, è sfondata. Allora succede di tutto. Dietro il terzino entrano lo stopper lucano D'Andrea e l'intera delegazione del ppi 1, quello che tifa Prodi e bivacca da giorni al primo piano. Perso il primo scontro, la guardia di. Buttiglione arretra verso la porta del Capo, opponendo agli invasori un muro arcigno di doppiopetti. Ci si comincia a spingere e a insultare sotto i crocefissi. Un doppiopetto con bracciale multicolor da fricchettone sferraglia il suo livore: «Non avete pudore, comunisti del cazzo!». Pausa di riflessione. «Anzi, cattocomunisti del cazzo!». Castagnetti, rosso e col fiatone: «Lei chi è? Si qualifichi!» «Sono Pasquale Perfetti, assessore calabrese». «Ah». «E tu sei un figlio di Mino». (Martinazzoli, si suppone). «Non toccare Mino». «E chi te lo tocca. Comunista!» Davvero, dicono che qui vivesse la de. Otto e mezzo: arrivano i rifornimenti per gli assediati. Due scatoloni di acqua minerale escono dall'ascensore di servizio e finiscono nella stanza dove «Rocco Five» (soprannome coniato dalla sinistra per sancirne la deriva berlusconiana) ha adunato i fedelissimi. Riunione informale per mancanza di spazio: si intravede un Formigoni stravaccato sulla scrivania del Capo come il giornalista di un film americano. Oltre la porta e la muraglia di CI, il drappello degli occupanti tira il fiato su un sofà: .«Che vergogna, costringerci a queste cose! Non abbiamo neanche più l'età». E' arrivato un rinforzo: Rosi Bindi, in forma rosibindica. «Ve l'ho sempre detto che è più dura trattare coi dorotei che coi comunisti!», attacca a squarciagola, tanto per rasserenare il clima. Poi sfiora con una mano le pareti del tempio violato. «Guarda come hanno pitturato bene! Ecco cos'ha fatto Buttiglione in tutti 'sti giorni!». I ciellini la guardano come un ultra del Milan che incontra per strada Viaìli. Ci si mette anche il rosibindi sardo Francesco Sauna: «Siano in un regime di Teocrazia, inteso come Theo, il cane di Buttiglione». Risate da sinistra. I doppiopetti fremono, ma non accade nulla. Rosy Bindi, guardata a vista da un muscolare formigomano, si avvicina al sofà di Castagnetti: «Dicono che hanno chiamato i carabinieri per farci sloggiare». Castagnetti brucia le ultime calorie in un sussulto di sdegno: «Ci provino: tirerò fuori la mia tessera da deputato! Da qui non ci muoviamo». E sprofonda sui cuscini. Lasciamolo lì a tirare il fiato, e scendiamo due rampe di scale e qualche ora. Sei del pomeriggio, primo piano. Più che una separazione, questa ormai è la guerra dei Roses. Su un lato del pianerottolo c'è Buttiglione "in concert", faccia cupa e mani ballerine, che dice ai giornalisti: «La sinistra può fare una cosa sola: redimersi». I «peccatori» gli rispondono dall'appartamento di fronte con Rosi Bindi: «L'atto di contrizione dovrebbe farlo chi ti ha votato!». I primi ad esplodere sono i più mansueti. Comincia il presidente Giovanni Bianchi, che legge un «appello al Paese» scritto a mano con calligrafia da bambino: «Siamo davanti a un tentativo di golpe». Poi borbotta: «Sono stato due volte nel suo ufficio, oggi. Mi ha detto: "Siete fuori". Come avvocati ha preso due della Fininvest, che buongusto!». Prosegue Mattarella, uno che di solito non dà mai un titolo. «Come sta Pinochet? Ma che dico: quello è un colonnello greco. Anzi, un generale argentino». «El general Roquito Butilione». Mattarella fa una smorfia, che per lui significa una risata: «Un uomo divorato da un ego sterminato. Chi non sa perdere è pericoloso anche quando vince». Appunto, ma ha vinto o ha perso? Nicola Mancino aggrotta le sopracciglie grigie: «Con un ministro dell'Interno come Buttiglione, nel '43 anziché Mussolini sarebbe stato arrestato il Gran Consiglio». Ri- de, il vecchio Nick, e ripete la battuta a sei o sette tv diverse. Ed ecco Gerardo Bianco, segretario per una settimana. E' così arrabbiato da non sembrare un democristiano, nemmeno lui, che è il massimo: «Siamo di fronte a un caso umano. Questo invasato! Questo dittatore! Questo mediocre! E' in pieno delirio di onnipotenza: l'altro giorno mi diceva: vedrai, appena entro nel Polo sostituirò Berlusconi, metterò sotto Fini... E poi: che uomo scortese! Un pericolo per la Destra! Io nel Polo non ci entro: non per Fini, ma per Buttiglione, che è troppo fascista. Ne ho avuti di segretari prepotenti, e mica solo De Mita, ma questo li batte tutti. Scusate se urlo, ma era per farmi sentire da quel suo attaché». E indica sornione un «rocchista» di passaggio. Ancora e sempre primo piano. Dicono che in questa sala si riunissero i signori delle tessere, la mitica Direzione de. Buttiglione ha convocato la sua per le otto. La Sinistra, non invitata, occupa il salone: Rosi Bindi, Silvia Costa, il presidente Bianchi con una copia del'«Apocalisse» in mano. Saranno una ventina, seduti in un angolo del tavolone deserto, in attesa del «tartaro» Buttiglione. Un consigliere, per-^ plesso: «Non è che ci chiudono dentro?». Bindi, rassicurante: «Conosco un passaggio segreto: la scala a chiocciola che usava Andreotti». Silenzio, c'è il nemico. E' Formigoni che si affaccia alla porta fischiettando, gira sui tacchi e sempre fischiettando se ne va. Ad avvertire Buttiglione che la sala è occupata e bisogna aggiustarsi. E così salgono al terzo piano le bottiglie d acqua, ma anche la task-force di Castagnetti. L'avevamo lasciata sul sofà, in attesa che la porta di Buttiglione si aprisse, stavolta senza spinte. Invece resterà chiusa e alle dieci la Sinistra ripiega al primo piano. Dalla piazza si vede il palazzo illuminato a strisce: un ppi per finestra e nessuno che vada a dormire. Ma davvero qui una volta abitava la de? Massimo Gramellini Il segretario: «La sinistra può fare una cosa sola: redimersi» Gerardo: che dittatore che uomo scortese un pericolo per la destra Rosy Bindi. Sotto, l'eurodeputato ppi Pierluigi Castagnetti