Modigliani: è ora di parlare di Francesco Manacorda

Modigliani: è ora di parlare Modigliani: è ora di parlare «Troppi colleghi stranamente zitti» LA POLEMICA SOTTO ACCUSA CHI è il colpevole? Chi è, o meglio chi sono, gli «ottimi economisti» che, lungi dall'alzare la voce per avvisare i passeggeri del Titanio Italia dell'impatto ormai imminente con l'iceberg del debito pubblico, preferiscono restare «stranamente zitti»? Accusa dura e invito all'azione (accademica), quella lanciata da Franco Modigliani ieri sul Corriere delia Sera. «Dopo questo contributo non intendo aggiungere altro al dibattito sull'Italia», minacciapromette il premio Nobel per l'economia, volto ormai familiare ai telespettatori di Raitre, «almeno fino a che non mi sarò convinto che i miei sforzi per capire e far capire servano a qualche cosa». E a parte la promessa del silenzio, già infranta a tempo di record da un'intervista che apparirà oggi sull'Espresso, Modigliani aggiunge di attendere con ansia la voce, appunto, «di qualcuno dei tanti ottimi economisti italiani che fino a questo punto sono stati stranamente zitti». Professore ce lo dica lei, chi è il suo bersaglio? «Io - risponde Modigliani - posso darle i nomi degli economisti che mi risultano in sintonia con le mie vedute: Mario Baldassarre Giorgio La Malfa, Paolo Sylos Labini e più di recente Scognaraiglio». D'accordo, questi sono i «buoni», ma i «cattivi»? «No. Non intendo rispondere a questa domanda su chi sta zitto e perché. Esiste una lista della Società italiana degli economisti che lei può consultare. Chieda a loro se ritengono che sia loro responsabilità aiutare il Paese a capire gli sviluppi economici e se è così perché non parlano». In giro tra gli indiziati, allora, saltando tra i nomi più noti di quella Usta. A giocare la parte del colpevole, però, nessuno ci sta. Basta leggere le tre righe mcriminate di Modigliani a un qualsiasi economista per ricevere dettagliate notizie bibliografiche sulle sue pubblicazioni nelle ultime due settimane. «Farò un po' di fotocopie dei miei articoli e le spedirò a Franco, con il quale c'è un'amicizia cinquantennale - mette le mani avanti Siro Lombardi ni -. Del resto ha ragione a dire che si aspetta una reazione più impegnata e più orientata da parte degli economisti italiani». Si chiama fuori anche Giacomo Vaciago: «Io non sono proprio nella categoria degli zitti. Ma se devo dire la verità questa dichiarazione di Modigliani è un po' incomprensibile. Molti economisti si stanno dando da fare a fianco di Prodi e mi sembrerebbe anche strano che Modigliani accusasse gli altri di non ipotizzare provvedimenti abbastanza rigorosi per la finanza pubblica. Sia io, sia Michele Salvati, ad esempio, abbiamo scrìtto cose simili alle sue». «La cosa non mi stupisce - dice invece Stefano Zamagni -, Modi¬ gliani è sempre stato abituato, lo dico in senso positivo, a essere una primadonna. E' un grande teorico, ma nell'ultimo anno è intervenuto sulle vicende italiane in modo molto pesante, non sempre sulla scorta di dati attendibili. Evidentemente è frustrato perché le sue proposte non hanno avuto la risposta che si aspettava». Ha torto, allora? «No, se si leva l'elemento personale dalla polemica, Franco ha ragione da vendere: tra gli economisti ci sono troppi eruditi e troppo pochi intellettuali». Si chiama fuori da tutta la polèmica Sergio Ricossa, certo lontano da quell'area a cui sembrano indirizzarsi gli strali di Modigliani: «Mi sembra che il nostro Nobel ogni tanto ci premi e ogni tanto ci maltratti. Del resto direi che gli economisti hanno parlato eccome, hanno avuto anche posizioni governative. E poi adesso c'è anche un economista come Prodi che sta facendo tutto il suo dovere di politico. Che vuole, ormai io non frequento più i miei colleghi». Francesco Manacorda Ma la categorìa si difende «Fa la primadonna» Sopra, Franco Modigliani A lato, Giacomo Vaciago

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