Commercio di plutonio

Commercio di plutonio Commercio di plutonio Le centrali tipo Cernobil erano progettate anche per produrre plutonio le, debolmente radioattivo, poco costoso e reperibile legalmente in piccole quantità (fino a 300 grammi), e con semplice richiesta di permesso fino a tre chili. E' così poco pericoloso e poco costoso che uno dei suoi impieghi più comuni è quello di zavorra nelle chiglie dei velieri e di contrappeso negli aerei. Una notizia del 29 dicembre riportava la disponibilità in Lituania di 100 chili di uranio 238 e 235, cioè uranio naturale (o debolmente arricchito) al prezzo di 2000 dollari al chilo. In questi cento chili c'erano 720 grammi (o al massimo due chili) dell'isotopo 235, prezioso esclusivamente se estratto puro dai rimanenti .99,28, (p 98). chilpgrammi deirisp^ppp.g^/j?, il processo di estrazione proi7(, bitivo per qualunque privato;' per quanto competente. Legate al concetto di «nucleare» sono anche altre sostanze radioattive usate nella chimica delle radiazioni o nella medicina nucleare, ambedue molto sviluppate nell'ex Unione Sovietica. Sostanza radioattiva comune a queste due discipline e quindi reperibile in modo relativamente facile è il Cesio137; esso non ha nulla a che fare con «il nucleare» se non per il fatto che ne è un prodotto di scarto. Non è utile se non affici teriale attivo spesso ndono uffe ncora ffettivi icoli a pace alute in quantità molto grandi, tali che ne diventa impossibile il trasporto clandestino. Eppure proprio il Cesio-137 è stato l'elemento protagonista di un caso tragico, emblematico di quanto l'avidità degli incompetenti possa provocare danno senza neppure il riscontro di un guadagno. E' accaduto nell'estate scorsa che un giovane polacco sia stato irrimediabilmente ustionato da Cesio-137 che gli era stato affidato come campione da mostrare ad eventuali acquirenti in Europa Occidentale. Tragedie come questa si spera siano rare, anche perché dovrebbe divenire col tempo evidente l'inutilità, e quindi la non convenienza, di questo commercio. C'è chi sostiene che materiale radioattivo scientificamente e industrialmente inutile potrebbe servire comunque a organizzazioni terroristiche per scopi di ricatto; questo è vero: ad esempio, qualche grammo di plutonio, inutile a costruire bombe ma molto velenoso anche se debolmente radioattivo, potrebbe servire ad avvelenare un acquedotto provocando un gran numero di vittime. Ma perché far tanta fatica ad usare il plutonio quando lo stesso risultato è raggiungibile con la stricnina o il cianuro, molto più facilmente reperibili? LA vicenda, tuttora oscura, delle cassette contenenti plutonio che sarebbero state gettate nell'Adige da un trafficante con pochi scrupoli ha fatto parlare molto, nei giorni scorsi, di commercio clandestino di materiale radioattivo all'interno e all'esterno dell'ex Unione Sovietica. Come in nessun altro Paese, l'industria bellica nell'ex Urss era legata al nucleare civile: i famosi Rbmk, reattori nucleari tipo Cernobil, erano (e in parte sono ancora) così pericolosi anche perché destinati ad uso misto, cioè produrre energia e produrre plutonio per uso militare. Nell'ex Unione Sovietica, poi, era molto progreditale diffusa la chimica delle radiazioni, che usa sorgenti radioattive per il trattamento dei materiali, inducendo anche un forte sviluppo della medicina nucleare, che usa un gran numero di radioisotopi. A tutto ciò si aggiunga che, essendo tutte queste attività «di Stato», lo Stato non ha interesse a controllare se stesso, e si ha il quadro della gran quantità di materiale radioattivo potenzialmente circolante con disinvoltura. Dopo la disgregazione dell'impero sovietico, il disordine che ha coinvolto sia l'industria sia l'esercito ha spinto un gran numero di ex dipendenti, pre- g^xmsmmmsmw cari o dipenden- 9 ti mal pagati, a ricorrere al commercio di tutto ciò che poteva essere appetibile a trafficanti occidentali ricchi e senza scrupoli, attratti dalla fama della tecnologia nucleare sovietica. Gran parte del traffico, potenziale o in atto, è legato alla convinzione che tutto ciò che è «nucleare» è prezioso; e che è radioattivo tutto ciò che è «nucleare». In realtà di strettamente nucleare c'è ben poco: l'uranio altamente arricchito con l'isotopo 235 e il plutonio 239; solo per questi è giustificabile un allarme e per di più solo nel caso di traffico di quantità considerevoli. Ci vogliono diversi chilogrammi sia dell'uno sia dell'altro per avere un pericolo nucleare, e fortunatamente il loro costo è così alto (miliardi per chilogrammo), e la loro manipolazione così delicata, che è praticamente impossibile trattarne quantità significative in modo clandestino. I traffici di cui si ha notizia certa concernono sempre piccole quantità, sporche, dell'uno o dell'altro, e dai racconti dei protagonisti o dei testimoni si ha l'impressione che sia in atto una commedia per spillare valuta occidentale all'aspirante speculatore incauto. L'incompetenza di improvvisati trafficanti è tanto grande che si sente parlare di acquisti di uranio-238, materiale inuti¬ I trdi mradimoltonascotrpiù che epeper e la I traffici di materiale radioattivo molto spesso nascondono truffe più ancora che effettivi pericoli per la pace e la salute Paolo Volpe Università di Torino 4

Persone citate: Paolo Volpe

Luoghi citati: Adige, Cesio, Europa Occidentale, Lituania, Torino, Unione Sovietica, Urss