Tv il sonno della ragione

NEUROSCIENZE NEUROSCIENZE Tv, il sonno della ragione Perché il video abbassa il senso critico profluvio di messaggi che si rinforzano a vicenda. La comunicazione diventa di altissima efficienza. La macchina è ingombrata e in certi casi può abdicare alla funzione più sofisticata, che è quella della valutazione critica del messaggio. Credo che sia dovere della cultura e della pedagogia favorire lo sviluppo delle funzioni corticali critiche del cervello che in fondo sono le uniche che ci differenziano dagli altri mammiferi. La comunicazione visiva e in particolare quella della televisione va considerata o riconsiderata a cervello sgombro, cercando di usare la maggior parte delle aree cerebrali per distinguere vantaggi e svantaggi di essa, se il fine è quello di avere un uomo più critico e quindi più buono. Con i trucchi della comunicazione per immagini, che in fondo si rifanno alle proprietà di funzionamento dei neuroni, si può diffondere con un efficienza spaventosa il messaggio più stupido come quello più intelligiente. Negli esperimenti di psicologia sperimentale l'immagine visiva può essere usata come stimolo in grado di condizionare il cervello. Nel condizionamento pavloviano classico, ad esempio, si utilizzano due stimoli appaiati: il primo non è necessariamente significativo per la biologia dell'animale, come un suono o nel caso che ora ci interessa una luce od un'immagine. Questo stimolo non implica di per sé una risposta diretta. Il secondo stimolo è quello significativo e più importante per l'animale, come può essere una ricompensa o una punizione e comporta una risposta immediata di tipo riflesso. Presentando ripetutamente i due stimoli appaiati, l'animale finisce col confonderli operativamente e rispondere nella stessa maniera ad entrambi. Il condizionamento risulta tanto più facile ed efficace quanto più è diretto a modificare comportamenti sottesi da circuiti nervosi semplici, relativamente indipendenti dai sistemi di controllo della corteccia cerebrale. L'abilità dello sperimentatore sta nell'individuare una strategia sperimentale che porti ad una rapida associazione dei due stimoli. Con le opportune varianti, condizionamenti di questo tipo, basati su questi stessi principi, vengono quotidianamente usati nella propaganda dei più svariati prodotti. Ma io qui voglio intrattenermi sul condizionamento usato nella propaganda di un prodotto particolare: le idee. In questo periodo preelettorale si tende a convincere i cittadini della bontà di determinati «prodotti ideali» per conquistare i loro voti. Il trucco sperimentale qui, come nel caso del condizionamento animale, consiste nell'associare due stimoli: il primo è sufficientemente piacevole e accattivante e tale da attutire la vigilanza del lettore o dello spettatore televisivo; il secondo è lo stimolo significativo; lo sperimentatore vuole che il soggetto sottoposto all'esperimento confonda il secondo stimolo con il primo, in modo da ottenere da entrambi gli stimoli la medesima risposta positiva e di approvazione. Il secondo stimolo o messaggio può essere buon governo, occupazione, migliori salari, migliori ospedali, segnali che chiamano in causa direttamente l'interesse dei soggetti sottoposti al condizionamento. Devo dire che in questo ambito le abilità messe in campo sono notevoli e gli slogan che si diffondono di grande efficacia. Ma tra questi metodi uno emerge come di gran lunga il più abile, ed è quello che è riuscito ad associare un segnale del codice sportivo, che rimanda a vittorie della squadra del cuore, euforia, applausi, con il messaggio importante, quello da contrabbandare, con le sue promesse di felicità, buon governo e così via. Il condizionamento, che è strettamente dipendente dalla ripetizione degli stimoli associati, lavora in maniera che il soggetto, sottoposto ad esperimento gradualmente, ma inesorabilmente, comincia a confondere la squadra del cuore con il buon governo e i goal con l'occupazione. Spero che questa esposizione molto semplificata sia sufficiente a far riflettere tutti coloro che oggi vengono sottoposti ad «esperimenti di propaganda»: in modo che chi lo desidera possa intervenire con i suoi circuiti cerebrali più alti a vagliare l'informazione in maniera critica, introducendo nel gioco del condizionamento proprio quei circuiti cerebrali corticali che lo sperimentatore voleva di proposito aggirare per ottenere un successo più completo e immediato. Lamberto Maffei Scuola Normale Superiore, Pisa

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