NASRIN : UN VELO PER COPRIRE LE IDEE

NASRIN : UN VELO PER COPRIRE LE IDEE NASRIN : UN VELO PER COPRIRE LE IDEE del pamphlet che del romanzo letterario, racconta la storia di una famiglia indù del Bangladesh già costretta ad abbandonare la grande proprietà avita per trasferirsi a Dacca in una piccola casa in affitto dove vivrà ugualmente in un clima di terrore, per il semplice fatto di essere indù in una comunità a maggioranza musulmana. La storia comincia all'indomani della distruzione della moschea Babri in India, il 6 dicembre '92, ad opera di integristi indù. L'avvenimento scatena le ire dei musulmani fondamentalisti dando il via ad una catena di vendette e persecuzioni di cui la stessa famiglia sarà vittima nella figura della figlia rapita e violentata. Alternando citazioni giornalistiche, ricordi dell'evoluzione politica del Bangladesh, enumerazioni di violenze, massacri, profanazioni di tombe, saccheggi, ad arringhe sulla laicità e riflessioni personali su un Paese in cui ci si sente stranieri in patria, Taslima Nasrin racconta che Vergogna «è per coloro che infliggono la tortura e non per coloro che la subiscono». Avvolta in un sari rosso e drappeggiata da uno scialle bianco, Taslima Nasrin si è presentata scortata da quindici guardie del corpo per presiedere ad una conferenza stampa svoltasi a Parigi lo scorso dicembre. Uno sguardo grave, quasi infantile, domina il suo volto durante l'incontro. Ci si chiede se sia vittima del sentimento di vergogna perché, parafrasando le parole del suo libro, ha un bel dire di essere atea, di essere umanista, ma la gente continuerà a chiamarla musulmana. Oppure ha assimilato senza apparente via d'uscita gli insegnamenti impartiti dalla madie: «Dai momenti di libertà vissuti durante l'infanzia sono passata alle proibizioni tipiche dell'adolescenza che formano una donna. All'improvviso non ho più potuto giocare con i miei coetanei. Mia madre mi diceva sei una donna e non devi uscire. Una donna non deve essere in collera, non deve mai alzare la voce, deve essere una buona casalinga, deve dar piacere agli uomini. Mi ha insegnato ad essere timida. In questo stato di solitudine - continua Nasrin - ho cominciato a leggere, a volare con la fantasia ed è nata la voglia di scrivere della mia angoscia e della collera contro le leggi discriminatorie che colpiscono le donne». Cresciuta in una famiglia musulmana conservatrice che si è liberalizzata col passare del tempo, Taslima Nasrin, brillante negli studi, ha voluto ed avuto la possibilità di laurearsi in medicina e praticare la ginecologia. Ha cominciato con lo scrivere delle poesie sin da bambina, ha pubblicato quindici libri in otto anni, dall'89 è intervenuta nel dibattito politico religioso sui giornali del Bangladesh. Le reazioni non si sono fatte attendere. La sorella biologa ha perso il lavoro, il padre medico ha perduto gran parte della clientela, i locali del giornale per cui lavorava sono stati incendiati, fino alla condanna a morte lanciata in giugno da un gruppo di fondamentalisti (e non dal governo come nel caso di Rustiche per i suo Versetti satanici) che l'hanno costretta prima alla clandestinità e poi a espatriare. La Svezia le ha offerto asilo e vive grazie ad una borsa di studio. «Questo evento mi ha fatto capire ancor più quanto sia importante battersi e mi ha fatto sentire un forte senso di responsabilità nei confronti del mio Paese. E' necessario rompere l'oscurantismo medievale che regola la nostra vita e distruggere la prigione in cui vive la donna. La sua posizione nella società è simboleggiata dal velo islamico: coprire la testa di una donna vuol dire coprire la sorgente di idee nuove. Alcune femministe credono che la loro condizione possa migliorare abbracciando la religione perché l'Islam predica uguale diritti per tutti, uomini e donne. Io non la vedo così e trovo il Corano in disaccordo con Tòt lui, I l'il

Persone citate: Nasrin, Taslima Nasrin

Luoghi citati: Bangladesh, India, Parigi, Svezia