BUBER: RE, SELVE MAGICHE E MESSIA NELLE FAVOLE DEL RABBI MISTICO di Luigi Forte

BUBER: RE, SELVE MÀGICHE E MESSIA NELLE FAVOLE DEL RABBI MISTICO BUBER: RE, SELVE MÀGICHE E MESSIA NELLE FAVOLE DEL RABBI MISTICO Un disegno di Le/e Luzzali del Chassidismo Martin Bubber, che tali parabole tradusse dallo yiddish in tedesco nel 1906 rielaborandole in piena libertà. Come ogni buon zaddik, cioè l'uomo giusto mediatore fra l'alta pratica religiosa, la forza spirituale e la comunità, anche Rabbi Nachman diffondeva la dottrina attraverso il racconto simbolico. Aveva bisogno di «vestire», com'egli diceva, le proprie teorie. Mirava a risvegliare, a far crescere nel cuore dei discepoli una verità di vita e si affidava, come i padri, al racconto. Certo, spesso vi era indotto anche da occasioni esteriori, da fatti o domande. Ma basta leggere qualche pagina per capire che nessun elemento ester¬ no turba l'armonioso fluire della fantasia. E la stessa dottrina non disturba più di tanto. Felicissima è invece la vena narrativa impastata con molti elementi favolistici e alimentata da un meccanismo che pare inesauribile. Raccontare, in questo caso, è veramente sinonimo di ricerca, avventura e ascesi. Fuori da ogni astrazione, da ogni mistico snaturamento. C'è un tepore di antiche serate, in queste pagine, il gusto della comunità attorno a un fuoco, l'arte magica della parola e il fascino di immagini e trovate che fluiscono una nell'altra. Il rabbi ha in mente un insegnamento, una verità a cui vuol dare voce. Ma lui stesso è affascinato dalla favola che erompe, dall'arabesco della propria fantasia. Re e principi, regni lontani, visioni oniriche, destini che s'incrociano fra alterne fortune, eroi minacciosi e buoni, selve magiche, grandi tesori e follie umane. Ecco alcune tracce. E poi: il paese della gioia e il paese della morte. L'universo della semplicità e della giustizia. L'avvento del Messia. Che il racconto sia il cammino verso il compimento dei tempi lo suggerisce la Storia dei sette mendicanti rimasta incompiuta. Come si possa gioire in mezzo alla malinconia, è il suo tema. Ma la conclusione non è dato ascoltarla, finché non verrà il regno di Dio. La parola prepara tale epifania e s'arresta. Ma intanto ha raccolto il popolo attorno a immagini di speranza, ricordato i guasti dell'ipocrisia e della menzogna, esortato alla tolleranza. Il lievito resta la fede, ma la sostanza di fondo è un grande amore per la realtà: ecco da dove scaturisce l'inesauribile gioia narrativa e il fantasioso vagabondaggio fra le cose. Il racconto di Rabbi Nachman scivola sull'esistenza per ritrovare un punto d'orientamento, un centro attorno a cui ricomporre le forze disperse della diaspora, come nella Storia del Maestro di preghiera. Esso nasce dal turbine che tutto ha stravolto nella storia, ma ricorda che non c'è angoscia che non possa essere riplasmata in speranza. «Il mondo è come un dado che gira, e tutto si volge», afferma un detto del rabbi: nel mutamento è racchiusa la redenzione. Strani e sommi pensieri per un paio di favole. E poi, basta un pizzico di fantasia per trasformare il mondo? Purché nasca dalla sapienza dell'umile, dalla voce di chi sa riconoscere, come il ciabattino della Storia dell'intelligente e del semplice, i migliori sapori del mondo in un pezzo di pane duro. E dietro le immagini di una fiaba scorge la sagoma della verità: inafferrabile ma presente. Luigi Forte Martin Buber Le storie di Rabbi Nachman trad. di M. L. Milazzo Guanda, pp. 146, L. 22.000

Persone citate: M. L. Milazzo Guanda, Martin Bubber, Martin Buber, Messia

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