NON-STORIE DAL PASSATO di Masolino D'amico

NON-STORIE DAL PASSATO NON-STORIE DAL PASSATO Graham Swifl a caccia di fantasmi SECONDO il risvolto di copertina con Per sempre, suo quinto romanzo, Graham Swift ha consacrato la sua reputazione in patria, dove il libro è uscito nel 1992 (in Italia era già noto per il Paese dell'acqua, vedi Tuttolibrì del 14 giugno 1986). Senza dubbio l'ancora giovane scrittore inglese (nato nel 1949) è in prima fila nella generazione di narratori a cui appartiene; ma è anche, va aggiunto, una generazione che non ha grandi storie da raccontare, e che talvolta, come nel caso odierno, cerca spunti, magari travestendoli da ricerche, nella rigogliosa tradizione del secolo scorso. In questo romanzo Swift, come ieri John Fowles nel suo maggior successo (La donna del tenente francese), e di recente la nuova star Antonia Byatt {Possessione, Angeli e insetti), affianca a una vicenda, anzi, a una non-vicenda abbastanza incolore collocata nel passato prossimo, un'altra parallela nel passato remoto, rivelando entrambe - più che sviluppandole - di pari passo. In altre parole, abbiamo un certo Bill Unwin, cinquantenne e ahimè come molti, troppi antieroi della letteratura moderna, docente universitario senza smalto, il quale trovandosi a un punto morto della propria esistenza, sopravvissuto a un non troppo convinto tentativo di suicidio, cerca di tirare delle somme raccontando al lettore ma a pezzi e bocconi, senza una successione ordinata - le poche cose che gli sono capitate, tutte legate a persone recentemente scomparse; e contemporaneamente presenta con qualche commento pagine del diario di un proprio antenato, il quale avendo perso la fede in seguito alla lettura di Darwin, lasciò negli anni 1850 la moglie figlia di un curato e i figli per tentare di rifarsi una vita in America. Il nostro Bill ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza sotto la protezione e la complicità di una donna affascinante che amava, sua madre, e la maturità accanto a un'altra non meno attraente e adorata, sua moglie, attrice di gran talento, per tenersi vicino alla quale aveva accantonato la carriera accademica. Entrambe le donne ora sono morte, Ruth, l'attrice, prematuramente; e prima di defungere a sua volta il vedovo della madre di Bill, un americano di¬ ventato molto ricco con la plastica, ha regalato molti soldi all'ateneo del figliastro perché fra le altre cose lo riassumesse, dandogli una cattedra-sinecura. La madre di Bill aveva conosciuto questo americano, molto più giovane di lei, subito dopo la guerra a Parigi dov'egli era soldatino con le truppe d'occupazione, diventandone l'amante dietro le spalle del padre di Bill, agente segreto britannico, anzianotto e spesso assente, il quale all'improvviso un giorno si fece saltare le cervella. Mentre fa riaffiorare alla memoria queste cose, tentando di scoprirne dei risvolti anche sulla base di dati nuovi, Bill si gingilla con allusioni all'«Amleto» nonché con i documenti suaccennati, che fanno parte dell'eredità materna, e sui quali un collega universitario più giovane e ambizioso tenta accanitamente di mettere le mani, convinto di poterli sfruttare per una brillante ricerca erudita. Bill li difende senza convinzione, resistendo anche a un tentativo di seduzione da parte della trascurata moglie del professore. Ma francamente le carte di questo provinciale vittoriano, tale Matthew Pearce, non sembrano sconvolgenti, contenendo poco più della crònaca spicciola di una crisi di coscienza certamente onesta, ma ingenua e, diciamolo, abbastanza banale. In sostanza, l'antenato Pearce si poneva quesiti senza trovare soluzioni (e la fuga in America non si rivela tale) allo stesso modo del discendente Unwin, che si domanda sterilmente quale sia stato il senso della sua vita fino adesso, e anzi, addirittura se abbia vissuto, e chi sia. Sono interrogativi destinati a rimanere senza risposta, e benché senz'altro giustificati, ci coinvolgono solo nella misura in cui riusciamo a trovare interessante il loro indeciso formulatore, e i fantasmi del suo passato. Episodicamente comunque Swift, affidabile prosatore con una caratteristica nota amarognola, si fa leggere, non tradito da una traduzione scorrevole, anche se i due autori di questa sembrano confondere i giacobiani con i giacobiti. Masolino d'Amico Graham Swift Per sempre trad. R. Bernascone e A. Carosso Einaudi, pp. 272, L. 28.000

Luoghi citati: America, Italia, Parigi