ARREMBAGGIO SULL'ITALIA

ARREMBAGGIO SULL'ITALIA ARREMBAGGIO SULL'ITALIA 77 «giallo sociale» di Veronesi Sandro Veronesi Canetti, Dio e Tromboni Di nuovo area Einaudi-Adelphi. A Torino si ripubblica Nozze nella «Collezione di teatro», a Milano II gioco degli occhi ne «gli Adelphi». Ma c'è di più. Il 10 maggio esce da Adelphi un Canetti inedito per l'Italia, Il testimone auricolare (mentre già è previsto un terzo volume di aforismi, datato 1954-71, Nachtràge aus Hampstead, più o meno Poscritti da Hampstead intanto che in Germania si ventila l'esistenza di un quarto tomo autobiografico). Indefinibile (da collocare per comodità vicino agli aforismi), intrigante, acrobatico, Il testimone auricolare «racconta» 50 personaggi inventati e verissimi in sconvolgenti piccole parabole, galleria di ascoltatori della vita resisi ciechi per volontà propria: e che si chiamano Leccanomi o Tirainlungo, Turbogaudente e Trombone di Dio. Una disperazione per chi deve tradurre. «Nomi per la gran parte inesistenti, quindi da reinterpretare ci dice Gilberto Forti -. Lingua impervia (affrontare il Gioco degli occhi è stato uno scherzo al confronto), contratta allo spasimo, di una secchezza che pone problemi continui». Tanti piccoli «Autodafé». Una vendetta di Canetti contro i suoi traduttori. Un Lungodora per Gambarotta A casa di Vittorio Bo durante il Salone del Libro. Piccioli della Garzanti a Bruno Gambarotta: «Perché non scrive qualcosa per noi?» Risposta: «Comincio subito». L'indomani Gambarotta (con il consueto gusto, falsissimo, per il masochismo) a Piccioli: «Ieri sera era mica un po' bevuto?». No, non lo era. Tutta l'estate a lavorare: Torino, lungodora Napoli esce tra pochi giorni, è un noir di violenza e sangue «apparentemente crudelissimo»: «Dicono che ricorda i film di Tarantino, ma non lo so, non vado mai al cinema». Punto di partenza l'ospedale delle Molinette, un uomo appena operato (di ernia) viene ucciso: dietrologie sbagliate, l'omicidio scatena altri delitti, una specie di girotondo alla Schnitzler (Gambarotta è uomo di teatro) «dove al posto del sesso c'è la morte». Protagonista vera Torino (punti di riferimento inevitabili F&L), il Po e la Dora, i mercati generali e «una società ancora balzachiana, dove ti mettono un'etichetta e nc»i te la togli più, dove la gente dice una cosa e ne pensa un'altra...». Perfetto: e che l'humour cupo di Gambarotta sia altrettanto cattivo. RECITA un vecchio detto popolare: «Chi viaggia, ha molto da raccontare». Forse per questo Rabbi Nachmann di Brazlav, mistico ebreo vissuto fra il 1772 e il 1810, attese gli ultimi anni della vita per narrare le sue fiabe. Aveva viaggiato dalla Polonia verso la Palestina, incalzato da tempeste, malanni, epidemie. Secondo un suo allievo, egli vide «come la segretezza di Dio si trasforma in grazia». Ma soprattutto aveva percorso la fede dei padri e come pronipote del fondatore del chassidismo (Israel da Mesbiz detto Baal Shem Tov, cioè Maestro del Nome buono) tentato di ringiovanire la propria religione. Non cercandola nei libri, ma vivendola in mezzo agli uomini nella vita di tutti i giorni. E in nome del chassidismo, l'importante corrente mistica che Martin Buber definì «una delle poche piante Mirella Appiatti I corrotti Anni 80 un sequestro, una giudice alla Di Pietro, la P2, una bambina che invoca «Venite venite B-52»: denuncia senza speranza me chi sa leggere con intelligenza e penetrazione il mondo che ha d'attorno. Ma basta tutto questo a fare un buon romanzo? No, non basta. In fondo Veronesi ha scritto un romanzo di denuncia; ha orchestrato una rappresentazione amara di un mondo che già conosciamo (attraverso i giornali e per esperienza comune). Ha messo in scena un pezzo di «vissuto» caricandolo del disprezzo che merita. Che vogliamo di più?, viene fatto di dire. Finalmente un romanzo capace di raccontarci la realtà in cui viviamo, di scoprirla nelle sue implicazioni psicologiche e sociali, di mettere a nudo la trama interna e per giunta di raccontarcela certo con mano ferma ma anche con brio e ironia. Non facevano così i grandi scrittori realisti dell'Ottocen- diane), l'arrivo dei terribili B52 perché scarichino il loro peso di bombe su questo mondo sordido, di cui è lei stessa complice e ribelle. Dunque Veronesi scrive un romanzo sugli anni «felici» della nostra storia recente, gli anni dell'arrembaggio speculativo, dell'arricchimento facile, dell'attivismo, senza regole, della rinuncia ad ogni altolà morale, della corruzione, del benessere a qualunque costo, della genialità all'italiana. E lo fa con bravura, montando una trama ricca di suspense, sociologicamente avvertita e sufficientemente caratterizzata nei personaggi e nei luoghi dell'azione. Scrive anche un italiano disinvolto (e pur grammaticalmente e sintatticamente complesso) come chi intanto è nato in Toscana quindi ha fatto buone scuole e letto molti libri. Co¬ di sapienza spirituale e di raccoglimento estatico», Rabbi Nachman prese a raccontare. Dietro di sé aveva una tradizione antichissima affidata alla narrazione orale: la dottrina passava da bocca a orecchio, arricchendosi via via, finché la verità non fosse annunciata del tutto alla fine dei tempi. Fu l'unico vero autore di fiabe fra gli ebrei. Ciò che si conosceva prima di lui, era anonimo. Grazie ai suoi allievi, che le trascrissero, noi oggi possediamo Le storie di Rabbi Nachman, che l'editore Guanda pubblica ora in numero ridotto (sei su tredici) nella traduzione di Maria Luisa Milazzo (pp. 146, L. 22.000). Ma soprattutto grazie allo scrittore e storico