Parliamone CULTURA IN TV?RICOMINCIAMO DA CUTOLO di Gianni Vattimo
Parliamone Parliamone CULTURA IN TV? RICOMINCIAMO DA CUTOLO r-i ILI articoli pieni di apI i prezzamenti e di comI mozione che si sono letti l¥ in questi giorni su Ales" 1 Sandro Cutolo - una delle figure storiche della divulgazione televisiva in Italia, inventore e conduttore della famosa trasmissione «Una risposta per voi» - sono solo motivati dalla nostalgia del come eravamo (comunque fossimo) o segnalano invece una autentica differenza, in peggio, tra la cultura televisiva di oggi e quella degli anni eroici dele origini? Intanto, credo che non si possa capire Cutolo senza metterlo in rapporto con l'altro grande successo televisivo di quegli anni, e cioè «Lascia o raddoppia» di Mike Bongiorno, dove le risposte che dava Cutolo sui più vari argomenti di tipo «culturale» (dalla storia alle scienze naturali alla psicologia alle buone maniere) si rovesciavano in domande con cui i concorrenti dovevano misurarsi riuscendo talvolta a diventare milionari. Non vogliamo suggerire con questo che la curiosità dei tanti che scrivevano a Cutolo ponendogli i più svariati quesiti fosse totalmente motivata dalla speranza di poter poi utilizzare quelle notizie rispondendo a Mike Bongiorno. «Lascia o raddoppia», però, creava una generale atmosfera in cui chi «sapeva» di più, anche su argomenti apparentemente remoti dalla vita quotidiana, poteva diventare un eroe televisivo e, il che non guasta, arricchirsi. Insomma, il successo parallelo di Cutolo e Bongiorno, si può intendere come segno di un'epoca in cui la nascita della televisione sembrò significare un rimescolamento dì carte che implicava anche la rivalutazione della cultura nel suo senso più tradizionale, persino del nozionismo scolastico, il quale si mostrava capace di diventare un contenuto forte del nuovo mezzo. A questa atmosfera appartiene anche la fortuna che conobbe, nello stesso periodo delle origini, il teatro televisivo: il nuovo mezzo veniva utilizzato per far conoscere il repertorio teatrale antico e recente, con una preferenza per l'intrattenimento (per esempio Gilberto Govi), ma non senza attenzione a testi più impegnati. E' un altro aspetto della televisione che nei decenni recenti è andato perduto e forse è sintomo della stessa trasformazione che diventa evidente quando si rievoca oggi l'esperienza di Cutolo. Il fatto cioè che, ai suoi inizi, la televisione si è appoggiata alle tematiche culturali della tradizione, è stata considerata anzitutto come un mezzo nuovo per diffondere contenuti «vecchi», o comunque nati in altri contesti. Successivamente, si è venuta sempre più affermando come un linguaggio del tutto autonomo, e anche il suo rapporto con la cultura nel senso tradizionale, scolastico, della parola, si è profondamente modificato. Le domande che ci facciamo oggi si possono riassumere in una: la televisione si è o no dimostrata capace di fare (una sua specifica, autentica) cultura? Nonostante tutte le aspettative circa lo «specifico televisivo», può darsi che il bi lancio, per ora, sia prevalente mente negativo. Forse Cutolo ha ancora qualcosa da insegnarci; forse la televisione, per riscat tarsi dall'attuale imbarbarimento, dovrebbe ricominciare a considerarsi (anche) come un mezzo al servizio della cultura nel suo senso più «tradizionale». Gianni Vattimo
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