Berlino 1935, Hitler accende la televisione di Emanuele Novazio

Berlino 1935, Hitler accende la televisione Sessant'anni fa il primo programma del mondo: la Germania conquistò l'etere battendo inglesi e americani Berlino 1935, Hitler accende la televisione Trasmissioni tre volte la settimana in posti pubblici e per250 abbonati BONN DAL NÒSTRO CORRISPONDENTE Un apparecchio alto quanto un baule un po' massiccio, uno schermo di 18 centimetri per 22, il volto sfocato e sorridente di Ursula Patschke, ventitreenne impiegata alle Poste Reali di Berlino. E un annuncio secco e garbato che sollevò sussurri composti e applausi, nei privilegiati spettatori riuniti alla direzione distrettuale di Charlottenburg. Il 22 marzo del 1935 fu un gran giorno, per la televisione e i suoi pionieri attivissimi nella Germania di Adolf Hitler: quasi fosse una scaramanzia, il «primo programma regolare al mondo» andò in onda - quella sera - per festeggiare i quarant'anni della nascita del cinema. Un notiziario, «immagini di vita sociale e popolare» e la conferma che le trasmissioni sarebbero diventate trisettimanali, dalle 20,30 alle 22 di ogni lunedi, mercoledì e sabato. Ma l'obiettivo del nuovo mezzo che i tedeschi avevano portato a dignità di diffusione regolare - vin- cendo americani e inglesi nella gara tecnologica considerata decisiva da Hitler - era fin dall'inizio trasparente: «Stasera è diventato realtà uno dei sogni più audaci dell'umanità», festeggiò dal video il direttore delle «Trasmissioni del Terzo Reich». Eugen Hadamovsky non volle lasciar dubbi sui propositi propri e altrui: «11 nostro scopo è imprimere ben netta l'immagine del Fùhrer nel cuore di tutti i camerati». Per dare subito un assaggio, Hadamovsky presentò i filmati di quella serata inaugurale: un servizio sulle manifestazioni in sostegno del regime, dodici mesi di euforia in camicia bruna; immagini dalla Festa militare di quell'anno; e spezzoni di un film prodotto negli stabilimenti «Ufa» di BerlinoBabelsberg, In mare con l'incrociatore Koenigsberg. Ai pochi spettatori di quell'inconsapevole rivoluzione si aggiunsero, dall'indomani, gli ospiti delle prime «Fernsehstuben» subito aperte nella capitale (soltanto un paio, ma sarebbero diventate venticinque in occasione delle Olimpiadi berlinesi dell'anno successivo): ci si affollava, in quei lo- Le Olimpiadi di cali, per guardare schermi piccolissimi affondati in legni massicci, grevi. Arrivarono anche gli abbonati, i primi «spettatori privati» al sta mondo. Alla l'ine del 1935 erano 250 appena, sufficienti tuttavia a diffondere entusiasmo nei palazzi del potere: Berlino e il suo Fùhrer avevano battuto «la tecnologia delle democrazie», la «scienza di Hitler» aveva vinto la gara di prestigio e propaganda ingaggiata con Washington e con Londra. Soltanto nell'autunno di quell'anno gli inglesi avrebbero avviato «trasmissioni regolari». Gli ameri¬ cani - che nel '28 avevano diffuso «immagini pubbliche via etere», in occasione del congresso democratico di Albany - risultarono terzi, e ultimi, nelle trasmissioni regolari. Quel primato arrivava ai tedeschi da lontano. Era stato uno studente di Berlino, Paul Nipkow, a brevettare nel 1884 il «telescopio elettrico» dal quale si sarebbe sviluppata la tv. Era stato il «vetro di Nipkow» a rendere possibile la nuova meraviglia che pareva una magia: «Un oggetto posto nel luogo A visibile in un qualsiasi luogo B», come si specificava nella registrazione del brevetto al «PatentamU del Terzo Keich. Era stata quella geniale intuizione giovanile a precisarsi nel primo «schermo» co¬ struito al mondo, presentato nel '28 in occasione dell'Esposizione radiofonica di Berlino: quattro centimetri per quattro, troppo piccolo per essere guardato senza una lente, ma capace già di far sognare. «A Berlino la televisione ce l'ha fatta», titolava a tutta pagina «12Uhr-Blatt». Ma la vera svolta sarebbe avvenuta soltanto alla fine del 1930. quando il giovane Manfred von Ardenne realizzò la prima trasmissione elettronica di immagini, indispensabile per diffusioni regolari: i tamburi della propaganda rullarono allora confortati da un duplice successo, la «vittoria sulle democrazie occidentali», e lo sviluppo di un'amia capace di guidare uomini e di influenzare idee. Troppo presto, con un eccesso di enfasi e ottimismo: la tv non riusci davvero ad aiutare Hitler, gli schermi pubblici e privati rimasero pochissimi negli anni della guerra. Il tempo dei pionieri-tv, in Germania, era finito, la rivoluzione dell'etere si sarebbe compiuta altrove. Emanuele Novazio Le Olimpiadi di Berlino del '36 furono trasmesse alla tv nazista

Persone citate: Adolf Hitler, Blatt, Eugen Hadamovsky, Hitler, Manfred Von Ardenne, Paul Nipkow, Ursula Patschke