Quell'antico tormento che incanta la Chiesa

Quell'antico tormento che incanta la Chiesa Quell'antico tormento che incanta la Chiesa LA donna continua ad essere tormento e incanto per la Chiesa. Sublimata nell'«eterno femminino cristiano», essa diffonde sempre nella comunità dei fedeli il fascino delle madri sante, delle vergini e delle martiri. Papa Wojtyla proclama di sentire «lo stupore per il mistero della femminilità». A lei dedica pagine liriche nell'enciclica Mttlieris dignità lem, la sottrae persino dalla responsabilità della sua colpevolezza, riversando il torto sull'egoismo maschilista: «Dietro il peccato di una donna, c'è sempre un uomo». Il tormento comincia quando c'è da definire, non nella dottrina o nel lirismo, ma nulla quotidianità del Popolo di Dio, la figura e il molo della donna nella Chiesa. E' da anni che, nella gerarchia ecclesiastica, si seguita a dire: «Occorre studiare la questione». Lo dice Wojtyla nella sua istruzione apostolica Christifideles: «E' necessario passare dal riconoscimento teorico della presenza attiva e responsabile della donna nella Chiesa alla realizzazione pratica». Lo ripete nell'enciclica Mulieris dignità tem. Lo dicono i vescovi riuniti nel Sinodo dedicato ai laici. Lo scrivono i vescovi degli Stati Uniti nella loro Lettera sulla donna. «Occorre studiare!...». Un giorno, ho chiesto a un cardinale americano: «Chi studia?». «Nessuno», è stata la risposta. Ora, se ci si mettono i Gesuiti a prendere in considerazione il problema, c'è buona speranza che anche la donna arrivi a trovare finalmente una collocazione e un ruolo nella Chiesa. La Compagnia di Gesù, si sa, è fatta di gente attiva e, per quante batoste, nei suoi quattro secoli e mezzo di storia, abbia avute da Papi, re e intellettuali, è sempre riuscita a realizzare i propri scopi. Ora, la Congregazione generale della Compagnia, che ha chiuso ieri i suoi lavori a Roma, tra le altre cose, si e solennemente impegnala ad offrire la propria solidarietà alle donne nella Chiesa e nella società. I figli di sant'Ignazio, inoltre, con sentimenti di penitenza quaresimale, esprimono «il dispiacere pur la loro stessa complicità nella discriminazione contro le donne». Di colpe dei Gesuiti nei confronti delle donne sono pieni gli innumerevoli libelli denigratori fioriti in questi ultimi secoli. La più famosa raccolta di quelle maldicenze, le Istru zioni segrete della Compagnia di Gesù, hanno capitoli intitolati «Del modo di conciliare alla Compagnia la benevolenza delle vedove ricche», e ancora «In qual maniera si devono conservare le vedove e qual disposizione dovrà farsi dei beni che hanno». Incisioni satiriche mostravano i Gesuiti che predicavano dal pulpito con faccia di lupo, mentre in basso li stavano ascoltando alcune donne in forma di pecore. Erano, però, queste, anche reazioni di libertini che mal sopportavano la conversione di cortigiane e di nobildonne licenziose, ad opera dello stesso sant'Ignazio di Loyola. Il quale, a Roma, come descrive un suo biografo contemporaneo, non esitava ad «accompagnare per le pubbliche vie, singolarmente, alcune prostitute molto note, che volevano uscire dal turpe mestiere e rifugiarsi in un salutare pentimento. E cosi era un bellissimo spettacolo vedere il santo vegliardo, quasi battistrada, precedere una giovane, bella e smarrita sgualdrina». Domenico Del Rio |

Persone citate: Domenico Del Rio, Papa Wojtyla, Papi, Wojtyla

Luoghi citati: Roma, Stati Uniti