Scandalo Agusta, cade il ministro degli Esteri

Scandalo Agusta, cade il ministro degli Esteri TANGENTI Vandenbroucke, ex presidente del partito socialista, ammette: sapevo del nostro «fondo nero» Scandalo Agusta, cade il ministro degli Esteri In Belgio l'inchiesta sempre più vicina al Segretario Nato Claes BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Non mi dimetto». Il ministro degli Esteri belga Frank Vandenbroucke aveva reagito così alle ultime rivelazioni dei giornali sull'ormai devastante inchiesta delle tangenti «Agusta». Ma la sua determinazione è durata poche ore: in serata l'agenzia belga annunciava le sue dimissioni, e dopo qualche minuto comunicava la decisione di Re Alberto di sostituirlo con Eric Derycke, già segretario di Stato per la cooperazione allo sviluppo, alla testa della diplomazia del Regno. Nella telenovela dello scandalo-Agusta, del resto, la testa di Vandenbroucke non è la prima a rotolare. E probabilmente non sarà neanche l'ultima. Sotto i colpi del giudice Veroni- que Ancia già tre ministri si erano dimessi lo scorso anno, lasciando il partito socialista francofono di fatto decapitato. Ora l'inchiesta investe il ps fratello, quello fiammingo, di cui Vandenbroucke è esponente di primo piano, e si avvicina pericolosamente a Willy Claes, suo predecessore al ministero degli Esteri, e oggi Segretario generale della Nato. Ma ecco i fatti. Ieri mattina due giornali hanno rivelato che il partito socialista fiammingo aveva un «fondo nero», su cui confluivano i «doni» degli affaires. Un problemaccio, per il giovane Vandenbroucke, che all'epoca era presidente del ps, e che vantava le proprie mani pulite. «Non mi dimetto», aveva dunque detto il ministro ieri mattina, «mi dimetterei solo se dovessero emergere sospetti o accuse da par¬ te della giustizia nei miei confronti». E però aveva già ammesso un paio di cose importanti: il «fondo nero» esisteva davvero, lo gestiva il tesoriere del partito, Etienne Mangé, attualmente in carcere per corruzione. Quando Vandenbroucke, diventato presidente del ps, lo venne a sapere, chiese che il denaro fosse ritirato dal conto su cui si trovava, e venisse... «distrutto». Sono parole sue. Lo strano ordine venne eseguito? «Dopo tutto quello che è successo, ho i miei dubbi», ha detto Vandenbroucke. E da dove venivano quei soldi? «Non lo so, non volevo ficcare il naso in una storia che in fondo era acqua passata». L'acqua era forse passata, ma da poco, perché due anni prima, nell'89, nelle casse del partito erano arrivati due miliardi di lire in tangenti, pagati dalla ditta italiana Agu¬ sta per l'acquisto da parte dell'esercito belga di 46 elicotteri da combattimento. Un affare da 500 miliardi, che per la parte economica era stato trattato da... Willy Claes, che in un'incarnazione ancora precedente era alla testa del ministero dell'Economia. Fino ad ora Claes è riuscito a tenersi in piedi, scaricando tutta la responsabilità sul suo ex capo di gabinetto, Johan Delanghe, arrestato per corruzione il 28 febbraio e tuttora in galera. L'affare scotta, sulle piste degli inquirenti ci sono già i cadaveri dell'ex boss socialista di Liegi, André Cools, e del generale Jacques Lefebvre, suicidatosi l'8 marzo. E mentre i socialisti attendono con terrore le elezioni del 21 maggio, il 96% dei belgi chiede le dimissioni di Claes. Fabio Squillante

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles