«Curdi arrendetevi o morirete»

Denunciate vittime civili nei raid. La Germania e il Belgio criticano l'offensiva Denunciate vittime civili nei raid. La Germania e il Belgio criticano l'offensiva «Curdi, arrendetevi o morirete» L'esercito turco: piazza pulita in Iraq entro 24 ore ANKARA. «I guerriglieri curdi non avranno scelta, dovranno arrenderei o morire». 11 macabro proclama è del generale Hassan Kundakci, comandanti' dell'operazione militare turca nel Nord dell'Iraq. Tre giorni dopo l'inizio della massiccia offensiva contro il Partito dei Lavoratori del Kuridstan (Pkk), l'alto ufficiale ha riferito che le sue truppe controllano tutta la zona, hanno preso o stanno per prendere tutte le basi dei ribelli e nel giro di 24 ore non vi sarà accampamento curdo in cui non saranno entrate. Ankara, intanto, non comprende le critiche rivoltegli dall'Europa e conferma che ritirerà i suoi 35.000 uomini soltanto quando gli obiettivi saranno raggiunti e cioè quando saranno distrutti i «santuari» in Iraq del Pkk. Pei' i vertici del governo turco quella di ieri è stata una giornata intensa: cerca di rassicurare gli alleati, ma le notizie che giungono dalla frontiera con l'Iraq sono quelle di vere e proprie? operazioni di guerra (già oltre 200 curdi uccisi]. E, inoltre, cresce la polemica sui civili, con le autorità che continuano a spiegare che l'operazione è diretta solo contro i guerriglieri ma con un portavoce curdo che ha riferito della morte di un civile e del ferimento di altri 4 in un bombardamento di un villaggio vicino al confine iraniano. L'Onu ha però negato che i civili siano stati colpiti. 11 colonnello danese Poul Dahl, capo del contingente di Caschi blu dispiegato alla frontiera turco-irachena, ha detto die «la popolazione civile non ha sofferto dell'offensi¬ va turca né nei dintorni di Zakho né nei villaggi di montagna della regione». Zakho e la cittadina di frontiera irachena epicentro delle operazioni. Il leader curdo-iracheno Yalal Talabani ha duramente criticato l'offensiva dell'esercito turco. In un'intervista rilasciata all'agenzia di stampa turca Anadolu, Talabani, presidente dell'Unione Patriottica del Kurdistan, ha inoltre affermato di non credere alla nascita di uno stato curdo indipendente, in quanto «scarse sarebbero le possibilità di sopravvivenza se Turchia, Iran, Iraq e Siria chiudessero le proprie porte». Per Talabani è molto più importante preservare l'unità territoriale dell'Iraq, che permette ai curdi di vivere nel Nord del Paese in un'enclave protetta dall'Onu. Mentre da Amnesty International, Croce Rossa e da altre organizzazioni umanitarie continuano a giungere appelli al rispetto della popolazione civile, affiorano intanto i primi timori nelle reazioni internazionali. Preoccupazione e stata espressa dalla Germania, per bocca dei suoi ministri della Difesa Ruehe e degli Esteri Kinkel; e il ministro degli esteri belga Vandenbrouckc ha definito «inaccettabile» l'intervento pur riconoscendo alla Turchia il diritto di difendersi dagli attacchi del Pkk. Per la prima volta da lunedì ha parlato anche Baghdad, che ha condannato quella che ha definito una «violazione della sua sovranità e un attentato all'integrità del suo territorio». [e. st.] Soldati turchi individuano col binocolo le postazioni curde. Sotto, uno dei tank impegnati nell'attacco cominciato lunedi

Persone citate: Hassan Kundakci, Kinkel, Poul Dahl, Ruehe, Talabani