Spot black-out anche sui referendum

Da domani a mezzanotte il divieto di propaganda per le regionali. Protestano le tv locali Da domani a mezzanotte il divieto di propaganda per le regionali. Protestano le tv locali Spot, black-out anche sui referendum I Riformatori: disobbedienza civile ROMA. Per la par condicio scatta l'ora X. Dalla mezzanotte di domani, sulle Tv, niente pubblicità elettorale per le amministrative del 23 aprile. E niente spot nemmeno sui referendum. Sì, invece, ad annunci e inserzioni a pagamento relativi a «grandi appuntamenti» o assemblee di partito. Lo stabilisce il decreto legge vaiato dal governo Dini, pubblicato ieri dalla Gazzetta ufficiale e discusso in via preliminare dalla Commissione affari costituzionali della Camera che, con 27 voti a favore contro 21, ha dato parere favorevole ai requisiti di «necessità e urgenza». Hanno votato «no» i deputati del Polo, tranne il relatore Domenico Mania (An). Se ne riparla martedì 28, sempre a Montecitorio. E, a controllare l'operatività della par condicio, è pronta a mettersi in moto la complessa macchina che fa capo al Garante per l'editoria Giuseppe Santaniello; anche, se, almeno per le regionali, il suo ufficio non potrà avvalersi di quelle venti unità in più di personale con contratto a termine che il decreto logge dà facoltà di assumere. E' necessario, infatti, pubblicare prima un avviso sulla Gazzetta ufficiale e poi esaminare i candidati che abbiano fatto domanda nei 15 giorni successivi. Sempre sulla Gazzetta, invece, appare oggi il provvedimento firmato da Santaniello che adegua le disposizioni alle nuove norme stabilite dal decreto Dini-Gambino. Continuano, intanto, i commenti e le polemiche. Gli uomini del Polo insistono sul concetto già espresso da Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia. «Una legge inapplicabile e illiberale», sostiene Gustavo Selva, An. «Un provvedimento illiberale; contiene regole del gioco che impediscono il gioco», incalzano i Riformatori pannclliani Marco Taradash, Elio Vito, Poppino Calderisi e Paolo Vigevano. Clemente Mastella, presidente del Ccd, è più cauto: «E' poco liberale». Duro l'ex ministro di Grazia e Giustizia Alfredo Biondi, leader dell'Unione di Contro: «E' un'operazione chirurgica di castrazione por garantire la castità elettorale». Dalle file della maggioranza che sostiene Lamberto Dini arriva, invece, il parere di Leopoldo Elia, deputato ppi, già presidente della Corte Costituzionale. «Il decreto ò necessario, urgente, perfettibile in alcune disposizioni troppo timide», scrive in un editoriale per il Popolo di oggi. Le reazioni negative della Destra e del Cavaliere? «Appartengono più al genere letterario del vittimismo tattico che ad una scria o coerente contestazione dei criteri ispiratori della normativa», commenta Elia. Ma altre voci di protesta arri- vano dal fronte delle Tv private locali. «Por motivi di bassa politica - sostengono alla Frt, la Federazione radio-televisioni che raggruppa parte dolio emittenti - si colpiscono le emittenti locali senza che da nessuna parte dello schieramento politico si sia levata una sola voce a difesa dei loro diritti». Il presidente dol circuito Cinquestellc (34 Tv locali), Francesco Grandinctti, si appella dirottamente a Dini: «La nostra speranza ò che lo televisioni loca¬ li non siano sempre dimenticato o confuso con quelle nazionali private solo quando si devono penalizzare». A sostegno dello piccole emittenti locali scendono in campo ancora i Riformatori di Palmella. Poppino Calderisi annuncia un ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto legge; o con Marco Taradash annuncia una «campagna di mobilitazione», pronti a ricorrere anche a strumenti di «disobbedienza civile». Ma il governo dei tecnici non demordo, pur mostrandosi disponibile ad emendare il provvedimento, anche un decreto bis: «In presenza di un decreto - spiegato il ministro delle Poste, Agostino Cambino - c'è una prassi secondo la quale quando la commissione competente, all'unanimità, invila il governo a emendare il decreto con emendamenti specifici, l'esecutivo non ha difficoltà a tradurli in una integrazione con un nuovo testo». [in. tor.) Leopoldo Elia (ppi) «Testo perfettibile Il Cavaliere non faccia la vittima» L'ex ministro Biondi «E' un'operazione chirurgica di castrazione» Il ministro delle Poste Agostino Gambmo

Luoghi citati: Roma