La destra sfida De Felice: sbagli di Pierluigi Battista

Un premio per Rusconi Veneziani: non siamo «praticoni», ma intellettuali che per 50 anni hanno dovuto tacere La destra sfida De Felice: sbagli «La cultura ci ha boicottati» ROMA. Malati di «pragmatismo politico»? Dotati di scarsissime, o pressoché inesistenti, attitudini scientifiche? Protagonisti di «un'operazione solo e immediatamente politica»? Bruciano un po', sulla pelle degli intellettuali del nuovo coreo post-fascista, le rampogne di Renzo De Eelico nell'intervista a Gian Enrico Rusconi sulla Stampa. Proprio lui, De Felice, lo storico accusato dalla sinistra, ormai da decenni, di aver culturalmente contribuito a creare un'immagine meno demonizzante del fascismo storico, se non addirittura di aver favorito la parziale «riabilitazione» di Mussolini. Proprio lui, lo storico che qualcuno ha voluto dipingere come l'ispiratore, il suggeritore occulto, la fonte intellettuale della svolta di Ari. Proprio lui, De Felice. Che adesso dice della destra: «E' molto povera di forze intellettuali e di attitudini scientifiche». Sono colpiti nel vivo, gli intellettuali della destra post-fascista. «In buona parte ò vero ciò che dice De Felice», ammette con una certa mestizia Marcello Veneziani, direttore di Italia settimanale. «Un giudizio ingeneroso, ma non inesatto», conferma Giano Accame, uno degli intellettuali di punta di ciò che fu la cosiddetta Nuova Destra. «E' vero che gli studiosi di destra non hanno brillato nella ricostruzione storiografica "scientifica" della guerra civile», spiega Gennaro Malgieri, direttore del Secolo d'Italia. Dunque, gli intellettuali di destra si prendono la croce impietosamente messa in luce da De Felice. E' vero che i «post-fascisti non sentono l'urgenza di raccogliere nuovo materiale o di riorganizzarlo, nell'area di destra mancano gli studiosi. C'è solo pragmatismo politico». Lo stesso «pragmatismo politico» alla base della trasformazione del msi in An. No, su questo punto gli intellettuali di destra non ci stanno. «De Felice si deve chiedere il perché del fenomeno che descrive», replica per esempio Veneziani. E quale sarebbe il perché del direttore di Italia settimanale? «Per 50 anni è slato interdetto l'accesso alle cattedre universitarie di chiunque avesse opinioni difformi sul fascismo. Chiunque non si fosse pre- sentalo con le credenziali antifasciste avrebbe sofferto di un handicap di partenza». Più o meno dello stesso parere Accame: «De Felice è uno dei pochi che non abbiano praticato discriminazioni nei confronti della destra e dunque non potrà non sapere che sen¬ za cattedre, senza fondi, senza biblioteche universitarie, senza supporti di facoltà ricerche "scientifiche" di un certo rilievo non si possono fare. Anche se...». Anche se? «Non voglio polemizzare con De Felice, per carila - spiega Accame però vorrei dirgli che se lui è riu¬ scito a lavorare sull'opera omnia di Mussolini, ineccepibile per completezza scientifica, questo lo si deve al lavoro scientificamente meticoloso di un Duilio Susmel». Un po' più polemico con De Felice appare invece Malgieri che ricorda al «maestro» i lavori dell'«al- Uovo» Francesco Perfetti, ora presidente del Vittoriale. E soprattutto non concorda con il De Felice che si chiede a proposito delle tesi di Alleanza nazionale: «Che cosa significa quella serie di nomi messi in fila? Perché stanno insieme?». Perché Gramsci con Oriani, Gentile con Evola? Malgieri, molto vicino a Fini, risponde così: «Quell'elenco di nomi cerca di racchiudere una cultura italiana, una cultura che dobbiamo sentire come patrimonio nazionale unitario. Gramsci compreso». De Felice sostiene insomma che la destra italiana non ha fatto (anche storiograficamente) i conti con Salò. Manca un mese al 25 aprile, cinquantenario della Liberazione. Che senso ha allora il proposito manifestato da Fini di celebrare il 25 aprile assieme al partigiano antifascista e anticomunista Edgardo Sogno? «Fosse per me, dovremmo celebrare quella data come una festa della pacificazione, senza alimentare artificiose contrapposizioni», dice Malgieri, in linea con la richiesta di «riconciliazione» da sempre fatta propria dal neo-fascismo missino. «Eviterei di enfatizzare questa data», è la linea di Veneziani. Che aggiunge: «Vorrei che An evitasse, come è ovvio, ogni forma di revanscismo, ma anche il rovesciamento delle posizioni che offenderebbe gli ex fascisti e pure gli antifascisti». Accame è ancora più esplicito: «Sono scomparsi i due protagonisti della guerra civile: i fascisti e i comunisti. Questo evento ^storicizza «.e insieme spoliticizza il dibattito». Tutto lascia pensare che nel «pragmatismo» politico dell'operazione An denunciato aa De Felice, il prossimo 25 aprile sarà per An un 25 aprile come un altro. Pierluigi Battista Lo storico Renzo De Felice

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