Battiato e la canzone laureata di Marinella Venegoni

Esce «l'ombrello e la macchina da cucire», parole del filosofo Sgalambro Esce «l'ombrello e la macchina da cucire», parole del filosofo Sgalambro Battiate e la canzone laureata C'è anche «Fornicazione», testo a luci rosse MILANO DAL NOS1RO INVIATO Pasquale ranella, che ha scritto di Hegel per Lucio Battisti, è servito. Debilita come paroliere uno che Hegel lo sa a memoria e lo cita in continuazione come «autore musicale»: l'illustre filosofo siciliano Manlio Sgalambro; il suo Battisti è naturalmente Franco Battiate. Della strana coppia, l'ormatasi perii «Federico II» andato in scena l'anno scorso in Sicilia, esce «L'ombrello e la macchina da cucire»: la frase è tratta da Lautréamont, che fu una bandiera del surrealismo: l'album è di canzoni ovviamente colte ma assolutamente straordinarie. L'estetica del compositore approda ad ima più compiuta sistematizzazione: lui dice con modestia «grazie» alla vacanza che si è preso dalla scrittura dei testi, ma in realtà e come se il suo universo visionario fosse esploso senza più remore ed adesioni alla regola canzone» istica, tornando allo sperimentalismo degli Anni 70 («Tao») ma anche amplificando sensazioni ed emozioni che escono dai canoni consolidati e che l'aristocraticità del testo non riesce a placare. D'aitra parte però, quei testi sono assai vicini al mondo dell'anomalo cantautore, con soltanto un'aura di poesia in meno ed una spruzzata di nozioni e citazioni in più. E' come se la Cultura con la «C» maiuscola si prendesse una rivincita «pop»: d'ora in avanti aspettiamoci brani di Vattimo/De Gregori, mentre Salvatore Veca potrebbe pure parolare per Guccini. Purché con contorno di due videoclip, come hanno fatto Battiato/Sgalambro. L'album è di una complessa semplicità, come una calda coporta che avvolge eh emozioni. Sperimentalismo ed echi di Bach, Puccini, Verdi, Richard Strauss si confondono in un crogiuolo di profonda suggestione di tipica impronta battiatesca. Il testo più curioso è quello di «Fornicazione», una sorta di luci rosse con la laurea che a Battiato non sarebbe mai venuto in mente di scrivere o che fa «Fornicammo mentre i fiori si schiudevano / al mattino e di noi prendemmo piacere. / Sì, l'un l'altro. Libero...». C'è un rincorrersi di spunti e citazioni che servirebbero a riempire quattro tesi di dottorato, fra «Gesualdo da Venosa», «Moto browniano» e «L'esistenza di Dio» che contiene una lunghissima citazione in tedesco del «Trattato dell'empietà» del filosofo, usata soprattutto in fun¬ zione del commento musicale. Birba d'un Battiato. Alla conferenza stampa dei due, fra gli ori e i velluti di un albergo di lusso, il cantautore gioca in casa con la provocazione. Ripete che fa questo mestiere per puro divertimento, confessa che non gl'interessa essere capito, dice di non sopportare il jazz: «Perché non ho mai sopportato la gente che sta male e che ha bisogno di dirlo. Il jazz è come quelli che non stanno mai zitti». Se la cava onorevolmente Sgalambro, costretto ad affrontare tematiche pop come le hitparades e le tournées. Sbanda di fronte alla prospettiva di passare alla storia più per le canzoni che per la filosofia. Però è combattivo e teorizza: «Per il momento i generi musicali sono crollati. Se vai a sentire un'opera, ti accorgi che frana e che resta magari un brano, e quello appartiene alla musica. La "Fenomenologia dello spirito" di Hegel è piena di canzoni, di concetti che ispirano musica, anche se poi quando faceva lezione era un gran confusionario. Non ritengo che noi rimarremo: siamo un po' come dei presocratici viventi, anche di noi come di loro resteranno pochi frammenti». Ammette: «Sto nel mondo come un piccolo guerriero presuntuoso». Franco Battiato festeggia domani i cinquant'anni: «Con una cena fra pochi intimi, mi sono seriamente rifiutato di allargare il numero dei presenti». Ci sono tanti modi per non invecchiare. Uno, assai pratico, è per esempio quello di non esser mai stati giovani. Battiato appartiene a questa scuola: «Non sento gli anni, non li sentivo neanche a trenta. In fondo, sono sempre stato vecchio». Si sente almeno maturo? «Mi sento lontano dal giovanilismo». Cos'è cambiato dai primi Anni 80, quando faceva il «Centro di gravità permanente»? «Il gioco faceva parte della vita. Ora quel gioco è più sottile, più maturo e raffinato». E' pentito di qualcosa? «No, soltanto sintetizzerei l'apprendistato di alcune conoscenze». Marinella Venegoni Domani il cantautore compie 50 anni ma confessa candido «Non sento l'età sono sempre stato vecchio, anche a 30» Franco Battiato: nuova impresa nel segno della canzone colta e con la voglia di sperimentare

Luoghi citati: Milano, Sicilia, Venosa