Una musica celata nel Faust di Emanuele Novazio

Un filologo: è il segreto di Goethe Un filologo: è il segreto di Goethe Una musica celata nel Faust BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bisogna cambiar registro, bisogna lasciare la via nota. Bisogna abbandonare le apparenze letterarie che l'hanno reso celebre nel tempo e cercare l'ingresso misterioso, oscuro. Un po' alla volta allora, come accade nelle iniziazioni che introducono ai segreti consegnati ai secoli, il «Faust» di Goethe rivelerà la lingua che scorre al di sotto delle sue preziose forme letterarie. Mostrerà la musica che l'ha tessuto, una via di mezzo fra il canto gregoriano e la tradizione romantica europea. E potrà essere eseguito da un'orchestra e un coro, potrà essere suonato e cantato come un melodramma. Se il poeta di Weimar - sollecitato dai contemporanei - vi aveva soltanto alluso nella corrispondenza della maturità, Mandred Dimde ne è convinto e vuole dimostrarlo al mondo: l'opera più celebre del più celebre scrittore di lingua tedesca è stata costruita su uno schema musicale, e basta trovare la «chiave giusta», basta individuare la «via d'accesso corretta» per capirlo e per goderne i frutti. In un libro che viene presentato oggi a Francoforte in occasione del 163° anniversario della morte del poeta (Goethes geheimnis Vermaechtnis, L'eredità segreta di Goethe, Bettedorf Verlag), lo studioso di Dortmund specializzato in ricerche storiche dotte e bizzarre ripercorre il cammino che l'ha guidato fino al «nocciolo segreto del Faust di Goethe». Mostra, e intende dimostrare nel dettaglio, che l'opera è stata composta a due livelli almeno - quello immediato della parola scritta e quello cifrato del linguaggio Wolfgang Goet e musicale - grazie all'impiego di una sofisticata tecnica di codificazione: basata, nella sostanza, sulla tradizionale corrispondenza tedesca delle sette note ad altrettante lettere dell'alfabeto. Una tecnica già nota agli antichi matematici e conosciuta anche da Dante e da Shakespeare: una tecnica che Goethe apprese durante il suo viaggio italiano negli archivi vaticani, precisa il libro. Dimde ha risalito il fiume sotterraneo grazie a un'intuizione originale sostenuta da un eleborato programma per computer. E' stata questa combinazione fortunata a permettergli di «togliere il sigillo», come allo scrittore aveva chiesto invano Wilhelm von Humboldt in una lettera del 6 gennaio del 1832. Goethe, in quell'occasione, non reagì. Ma più tardi lasciò quella che secondo Dimde è molto più di una traccia o un'allusione: «Penso che chi abbia buona mente e buoni sensi avrà molto da fare, per essere padrone di tutto quello che è nascosto nel Faust». Oltre alla melodia cantata, sotto l'abito letterario del capolavoro ci sarebbero infatti divagazioni estetiche e appunti per la sua messa in scena: Goethe avrebbe scelto di lasciarli in cifra per divertimento, o per adesione a qualche remota convinzione spirituale mediata alla corte di Weimar. Sapremo presto, forse, che cosa pensano dell'indagine di Dimde i più dotti esegeti del «Faust» e del suo autore, ma anche i musicologi sono invitati a pronunciarsi: la prima esecuzione del «Faust segreto», affidata alla «Jugend Symphonie Orchestra Recklinghausen», è offerta in un «Cd» allegato al libro. Emanuele Novazio Wolfgang Goethe

Luoghi citati: Dortmund, Francoforte, Weimar