I capolavori del lutto di Mario Ciriello

Romanzi di una vita: i giornali inglesi rinnovano un'antica tradizione Romanzi di una vita: i giornali inglesi rinnovano un'antica tradizione I capolavori del lutto A Londra trionfano i necrologi /\ LONDRA | ! UAL è la pagina più inteI I ressante, più brillante e I I spesso più divertente dei -VJ giornali inglesi? Quella V con la prosa più bella, la visione più ampia, le informazioni più erudite? Si ponga questa domanda fuori di quest'isola e si può essere certi che quasi nessuno, neppure tra i molti anglofili e anglomani, saprà dare la risposta corretta. Ed è naturale, perché è la «pagina dei morti», la più trascurata dall'osservatore straniero. Certo, pochi sono coloro, ovunque, che amano passeggiare tra le tombe, ma questi camposanti, questi epitaffi inglesi sono un'eccezione, unici al mondo. Ed è ora che se ne parli. Le pagine degli obituaries, dunque, dei necrologi. Gli obituaries più famosi erano quelli del Times, accuratissimi, ma solenni, monumentali: e tali rimasero fin verso l'inizio degli Anni Ottanta. Comincia allora una rivoluzione, lenta, silenziosa, ma duratura. Il Times e gli altri giornali di «qualità» (quindi non gli immondi e puerili tabloid) scoprono che la «pagina dei morti» può essere una miniera d'oro di «storie» affascinanti, commoventi, emozionanti, uno specchio della vita. «Un bel necrologio - spiega un noto giornalista è come un romanzo. C'è tutto: amori, eroismi, viltà, vittorie, sconfitte. E, alla fine, la morte». Ma occorreva scriverli questi «romanzi»; ci volevano autori capaci di comporre obituaries in un nuovo stile, più eclettico e più letterario. La trasformazione è stata radicale e se ne vedono ora i frutti. Frutti che cominciano ad essere riconosciuti e ammirati dalla stampa internazionale. D'improvviso, numerosi giornali stranieri riconoscono le pecche dei propri necrologi. Negli Stati Uniti, sprizzano fatti ma sono aridi; in Germania, il rispetto verso il defunto impone abiti da lutto; e quasi ovunque, pochi, pochissimi sono i trapassati che la stampa si degna di rammentare. In Inghilterra, invece, non esiste pagina più internazionale, più cosmopolita di quella degli obituaries. Rozzamente, ma giustamente, un direttore osserva: «Noi battiamo tutti non soltanto sulla qualità ma anche sulla quantità». L'insularismo britannico, che annebbia il resto del giornale, si dissolve dinanzi ai morti e lascia uno spettacolo sorprendente. Esempi? Certo, a iosa. Peschiamo, a caso, alcune recenti copie del Times, del Daily Telegraph, àéiì'Independent, del Guardian. Ci si imbatte in lunghi necrologi (con foto su tre colonne) del generale israeliano Matti Peled, definito «un grande soldato che ha combattuto altresì per una riconciliazione con i palestinesi». Immenso è pure l'articolo che ricorda la vita e le opere del dottor Li Zhisui, medico di Mao Tsetung per ventidue anni. Poi, il francese Pierre Dreyfus, «architetto della ripresa postbellica della Renault». Poi, Wan WingSun, maestro cinese di microcalligrafia, capace di stampare 3 mila caratteri sul retro di un francobollo (aveva 72 anni e fu attivissimo sino alla fine. A chi gli domandava il segreto della sua vitalità, rispondeva: «Da vent'anni, niente fumo, niente alcol e niente mogli»). Nessuno, neppure in America, la sua terra, ricordava più Trevor Baie, un «ciclista acrobatico». Ma il Daily Telegraph segnala la sua morte in California, a 81 anni, e ne racconta le prodezze. Times e Daily Telegraph conservano gelosamente la tradizione del necrologio anonimo, e lo giustificano affermando che offre agli autori una maggior libertà d'opinione. Libertà usata ma non abusata, anche se il principio de mortuis nihil nisi bonum non è più sacro come un tempo. Nel 1991, morì a Manila il terzo Lord Moynihan; e il Daily Telegraph così narrò nel suo obituary: «Le sue principali occupazioni erano gestore di bordelli, suonatore di bongos, contrabbandiere di droga, informatore della polizia. Il suo carattere e la sua carriera forniscono armi poderose ai critici del principio ereditario alla Camera dei Pari». Talvolta la penna del necrologista sembra intuita nel fiele, ma non lo è: e lo conferma l'assenza di proteste. Le note di colore, le arguzie, le irriverenze riflettono la verità e il desiderio di salutare lo scomparso con qualcosa di più di una semplice orazione funebre. Alcuni «ritratti» sono deliziosi. Il famoso tennista basco Jean Borotra è così ricordato: «Un'estate a Wimbledon, mentre era in doppio con Brugnon, Borotra vide due signore, chiese a Brugnon di continuare da solo per un istante, corse a baciare la mano delle due ladies, poi tornò in tempo per vincere un punto con uno dei suoi potenti volley». Del diciottesimo duca di Albuquerque si scrive che evoca un'im- magine di Velàzquez, «con quel suo lungo naso simile a quello di Filippo V, suo antenato». Di Frank Zappa, il necrologio elenca i bizzarri nomi dei suoi quattro bimbi, Moon Unit, Diva, Ahmet, Dweezil e cita la sua frase: «Voglio che il pubblico, quando comincia a sentire la -mia musica, sia colto dal desiderio di fuggire». E nell'articolo sulla morte del commediografo William Douglas-Home, si legge che «la dentiera di sua madre balzò fuori dalla bocca mentre la signora stringeva la mano di un ammiraglio». Ma forse il pregio maggiore di queste pagine inglesi è la loro universalità. Mentre i giornali stranieri menzionano soltanto la scomparsa di personaggi noti, gli obituaries dedicano ogni giorno centinaia di parole a illustri sconosciuti. I cadaveri qui non sono soltanto «eccellenti». Come in un dramma di Shakespeare, tutti appaiono al proscenio, burocrati, ufficiali in pensione, tecnici, inventori, ballerini, comici, medici, architetti, professionisti d'ogni genere, imbroglioni, poliziotti, insomma tutte le comparse della storia. Le loro azioni furono spesso invisibili e saranno presto dimenticate, ma hanno contribuito a forgiare gli eventi e la società. Mario Ciriello Messi in risalto anche i vizi e gli episodi più imbarazzanti magine suo lunFilippo Frank Zca i biztro bim THE* inton snub o Major erVE-Hay -TIMES ln alto, la testata del «Times», il giornale che metteva i necrologi in prima pagina. Qui a fianco, Frank Zappa: bizzarro il ricordo che gli venne dedicato

Luoghi citati: Albuquerque, America, California, Germania, Inghilterra, Londra, Manila, Stati Uniti