«Vi dichiaro marito e marito» di Aldo Cazzullo

il caso. Omosessualità e fede. Studioso di Yale svela: nel Medioevo andavano d'accordo il caso. Omosessualità e fede. Studioso di Yale svela: nel Medioevo andavano d'accordo «Vi dichiaro marito e marito» Anno Mille, così la Chiesa consacrò i matrimoni gay in nome di san Sergio e san Bacco, vi dichiaro marito e marito». I parenti applaudono. Il sacerdote benedice. Non appartiene a una setta libertaria americana, ma a Santa Romana Chiesa. E non siamo nella San Francisco degli Anni Settanta, ma in una qualsiasi chiesa nell'Anno Mille. Il Medioevo conosceva il matrimonio tra omosessuali. Esisteva una liturgia ad hoc. Lo proverebbero sessanta manoscritti, che citano anche brani del rituale. E alle celebri coppie dell'antichità, come Eurialo e Niso e Achille e Patroclo, dovremmo ora aggiungere san Sergio e san Bacco. Cioè due ufficiali romani, vissuti tra il III e il IV secolo, invocati come protettori nella liturgia matrimoniale riscoperta dal professor John Boswell, il medievista di Yale. E' la tesi del suo libro d'addio, Saine sex-Unions in Premodem Europe, una storia dei gay nel Medioevo, pubblicata postuma negli Stati Uniti (Villard Books), in Inghilterra (Harpers & Collins) e in uscita in Francia (Fayard). Fino al Trecento - tenta di dimostrare Boswell, morto il 24 dicembre del '94 a 47 anni - non solo la cristianità tollerava le relazioni omosessuali, istituzionalizzate con l'espediente del processo di adozione, ereditato dal mondo greco-romano. Ma venivano anche celebrati, «nel grembo della Chiesa, veri e propri matrimoni tra uomini». Soltanto dal XIV secolo in avanti l'omosessuale verrà percepito come un essere altro, un estraneo, un deviante. Sono gli anni delle prime invasioni mongole, del pericolo ottomano. L'Europa si sente una cittadella assediata, e si rinserra a difesa dei suoi valori e del suo ordine sociale, che dev'essere più saldo e omogeneo possibile, senza spiragli per i diversi. Affermazioni che rivoluzionano la storiografia tradizionale, e non possono che fare discutere. «Non conosco questi documenti di cui parla Boswell, ma la sua tesi mi pare perlomeno azzardata», spiega il professor Girolamo Arnaldi, presidente dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo. «Non credo che si possa parlare di un'età di mezzo tollerante verso gli omosessuali. Accusare qualcuno di essere un "diverso" era un modo per screditarlo: come fa, ad esempio, il cronista Codagnello di Piacenza con Federico II. La sodomia in particolare, ma in generale l'omosessualità erano considerate un peccato grave dalla legislazione canoni¬ stica. Chi non ricorda, poi, Brunetto Latini e la condanna di Dante nella Commedia? Certo, chi cerca trova, e questo vale anche per gli storici. Forse Boswell avrà scovato isolatissime testimonianze che vanno in direzione contraria. Ma escludo che la Chiesa medievale abbia benedetto unioni tra uomini. Anche perché, contrariamente a quanto si crede, il matrimonio religioso viene codificato relativamente tardi. Spesso i sacerdoti si limita¬ no a benedire la casa degli sposi. L'importante, per la Chiesa, è difendere il matrimonio consensuale, di derivazione romana, basato sul sentimento degli sposi, dalla tradizione germanica, che vedeva nelle nozze un contratto tra famiglie». In effetti, ricorda Boswell, solo nel 1215 diventa obbligatorio in Occidente unirsi in matrimonio alla presenza di un sacerdote. Ma le nozze gay nascerebbero proprio in quel contesto di relativa libertà e varietà di riti. Anche i medievisti francesi, però, reagiscono con scetticismo alla sua tesi. Contestano uno degli argomenti di Boswell, che deduce ex silentio l'esistenza delle nozze gay dall'esplicito divieto imposto a monaci e religiosi ortodossi di sposarsi tra loro. Giudicano insufficiente l'apparato documentale citato da Boswell, che nel libro si giustifica così: «Il cambio di mentalità dei secoli successivi ha fatto sì che la Chiesa tentasse di far sparire ogni traccia dei riti del passato». Inoltre, l'era che il medievista di Yale definisce «the sea of love», l'oceano dell'amore, quando la passione, eterosessuale o no, era il fondamento del matrimonio, dura appena due secoli, il XII e il XIII. Ma si trattava poi davvero di matrimoni? 0 erano semplici unioni di fatto, o cerimonie di adozione? La canonizzazione delle relazioni omosessuali, sostiene lo storico, non deve stupire più di tanto, in un mondo dove il vero matrimonio non è quello «terrestre», tra esseri umani, ma quello «celeste», tra l'uomo e Dio. Così Boswell conclude la sua opera, e la sua vita: «Quando c'erano dubbi sul termine opportuno per definire i rapporti tra omosessuali, ho usato nel testo "unione" o "coppia". Ho parlato di "matrimonio" solo quando potevo farlo con precisione suffragata dalle fonti. Con il mio libro non ho voluto inventare una tradizione che non c'era. Le nozze tra persone dello stesso sesso sono un fatto storico. Eppure anche i difensori dei diritti dei gay continuano a considerarle un'indulgenza stravagante dei nostri tempi, un'esperienza nuova in una società liberata». Aldo Cazzullo liti II medievista Arnaldi è scettico: «Ricordatevi di Brunetto Latini, condannato da Dante nella Commedia» liti A sinistra, un arazzo del '400 della scuola di Arras Sopra, Brunetto Latini. A destra, Federico II di Svevia

Luoghi citati: Europa, Fayard, Francia, Inghilterra, Piacenza, San Francisco, Stati Uniti, Svevia