« All'indice la Piovra 7 »

« «Dà un'immagine distorta della nostra isola» « All'indice la Piovra 7 » / vescovi siciliani: è una vergogna sceneggiato PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La «Piovra 7» è contestata da sette dei venti vescovi siciliani. I loro drastici giudizi sullo sceneggiato televisivo saranno pubblicati dal settimanale dell'associazionismo e del volontariato «Vita» in edicola giovedì. I presuli affermano di «non poterne proprio più» e accentuano la loro stroncatura con un «è una vergogna». La posizione dei vescovi, fra i quali l'arcivescovo di Catania Luigi Bommarito, sembra tale da assumere una valenza che va ben oltre la polemica. Una posizione non di oggi che gli uomini di Chiesa in Sicilia sostengono con forza, richiamandosi alla condanna inflitta dal Papa ai mafiosi e al luminoso esempio di padre Pino Puglisi, il parroco del rione Brancaccio assassinato a Palermo due anni fa perché con i suoi sermoni e la sua azione quotidiana intralciava boss e trafficanti di stupefacenti. Oltre a monsignor Bommarito la bocciatura della settima serie della Piovra è venuta dai vescovi di Cefalù, Acireale, Mazara del Vallo, Trapani, Ragusa e Patti. Monsignor Rosario Mazzola, il vescovo di Cefalù che tanta volte si è scagliato contro le cosche e che e molto attento alle implicazioni sociali delle comunicazioni di massa, dice: «E' una vergogna e un'umiliazione costante dover assistere a spettacoli televisivi che sfruttano la nostra isola. Sceneggiati come questo non fanno che accrescere il senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni e della possibilità di cambiamento presente in tanti giovani. Perché, invece, non si pensa a valorizzare le bellezze della nostra terra troppo spesso martirizzata da troppi clichés e data in pasto a gente che della Sicilia sa ben poco, se non addirittura niente?». E l'arcivescovo Bommarito ammette di non aver seguito le puntate, ma è pronto a rivoltarsi contro «la logica dei mass-media che vogliono a tutti i costi propagandare con l'etichetta "mafia" e con il marchio "Sicilia" quello che è criminale». Pollice in giù anche da monsignor Emanuele Catarinicchia, vescovo di Mazara del Vallo: «La tv anche con sceneggiati come la "Piovra" stimola il consumismo e confonde le coscienze». «Se ci fanno vedere solo la Piovra, io ho la sensazione che tutto è nelle mani della mafia», rileva monsignor Giuseppe Malandrino, vescovo di Acireale, convinto che «la Sicilia non è solo mafia». «Allora - aggiunge - voglio una trasmissione televisiva che rifaccia vedere quali sono i valori sui quali i siciliani debbono puntare, come quelli espressi da don Pino Puglisi». Se «Vita» a Milano propone queste dichiarazioni dei vescovi sulla Piovra fornendone un'anticipazione alla vigilia dell'uscita del suo prossimo numero, a Palermo Giovanni Chiappisi, direttore di «Novica», periodico cattolico siciliano, spiega perché non si occupa dello sceneggiato: «Per me è una fiction - afferma Giovanni Chiappisi - e va vista per quello che vale. La realtà a volte supera la fantasia». Secondo Chiappisi, «la cosa più importante è che la mafia in Sicilia esiste, continua ad ammazzare e a limitare la libertà di tutti noi». Antonio Ravidà A destra, una scena dal film tv «La Piovra 7». Sotto, la protagonista: Patricia Millardet