Pocahontas ecco la vera storia

14 Fu lei, nel '500, a salvare i primi coloni virginiani dai massacri degli indiani Pocahonttis, ecco la vera storia L'America e Disney celebrano la principessa L'EROINA RISCOPERTA DA HOLLYWOOD CBOSTON I sono tre nomi indiani che quasi tutti gli americani conoscono benissimo: il guerriero Apache Geronimo; l'eroina letteraria Hiawatha; e la principessa Pocahontas. Pocahontas si adatta perfettamente all'America moderna e perciò, per i 400 anni della sua nascita, avvenuta nel 1596, otterrà il massimo riconoscimento nel Paese di Forrest Gump e Bill Clinton: una produzione Walt Disney, che la dipinge come teenager dalle chiome fluenti, con qualche tocco di Gauguin, StaiTrek e magia. Il suo nome, secondo gli esperti della Walt Disney, «è evocativo quanto Pinocchio e Biancaneve». Per di più, essenao un'indiana, le viene attribuita «consapevolezza ambientale e comprensione dell'unità fra il mondo della terra, delle piante e degli animali». Pocahontas è una Nobile Selvaggia, una donna, un'indiana, multiculturale in maniera fantastica: sposa un colono rimasto vedovo, John Rolfe, e la loro unione è considerata il primo matrimonio interraziale storicamente accertato in America. Ebbe anche il grande merito di morire a 22 anni: la sua leggenda, parte integrante della mitologia americana, supera qualunque aspetto della sua breve vita. In realtà, la sua storia è complessa e abbastanza controversa. I fatti storicamente accertati sono pochi. Tra il 1583 e il 1588 Sir Walter Raleigh aveva tentato di insediare coloni un po' più a Sud della Carolina e aveva chiamato quella terra Virginia, in onore di Elisabetta I, la «Regina vergine», come la chiamava Shakespeare. Alcuni uomini di Raleigh, tornati in patria, raccontarono quanto fosse prospera la regione e così nel 1606 la London Company inviò una spedizione. La storia di Pocahontas si intreccia con quella della colonizzazione perché l'America, sebbene «terra incognita», non era però disabitata, come dovevano scoprire a loro spese i colonizza! tori. Grazie alle osservazioni e ai disegni di un miniaturista inglese, John White, e del suo collega scienziato Thomas Harriot, che nel 1590 pubblicarono la loro versione della vita dei nativi «Brief and True Report of the New Found Land of Virginia», sappiamo che gli indiani di lingua Algonquin che vivevano in quella terra non erano particolarmente bellicosi. Pocahontas viene descritta, nella prima immagine che abbiamo di lei, come una principessa, figlia dell'Imperatore Powhatan di Attanoughkomouck. Siamo in un momento chiave della storia: il confronto fra due culture reciprocamente incomprensibili. John Smith, Pocahontas. La fanciulla ha appena 11 anni quando arrivano gli inglesi, e dagli acquerelli di White possiamo farci un'idea del suo aspetto. Ha capelli neri, corti davanti e lunghi dietro. Indossa null'altro che una cordicella sotto il petto e un cinturino che corre davanti e dietro. Più tardi porterà una gonna sfrangiata in pelle di daino, coprirà il corpo di tatuaggi, si ungerà di grasso per proteggersi dal freddo dell'inverno e amerà i gioielli. Questa futura «groupie», questa donna-bambina affascinata dall'uomo bianco, vive in una capanna fatta di scorza di betulla, ruzzolando nuda con i coetanei. Dall'altra parte c'è il capitano John Smith: un uomo che ha combattuto in Ungheria e in Turchia, è stato venduto come schiavo, ha ormai 27 anni (un uomo di mezz'età, secondo gli standard elisabettiani), è incline all'autocompiacimento e ha il gusto dell'azione. E' vagamente stempiato, ha una bella barba, si dà delle arie e non è nobile, sebbene, a quanto dicono i resoconti, gli indiani lo riveriscano come un «semidio». Ha imparato l'Al¬ gonquin, è imponente e gonfio di dignità, intelligente e sagace. Poiché ha pure ambizioni letterarie, metterà anche Pocahontas nella sua «General History». Lei dunque ha ancora 11 anni. E' inverno e gli indiani vanno a caccia, mentre John Smith fa un giro di esplorazione. Lungo il fiume Chickahominy, Smith e i suoi uomini vengono intercettati dagli indiani. Stando al suo racconto, ne uccide un paio ma viene catturato ed esibito di villaggio in villaggio come un trofeo. Tra il vecchio e il nuovo mondo, si tratta di decidere chi abbia più coraggio. Gli indiani prevedono un rituale, che coinvolge gli sciamani e richiede tempo. L'uomo bianco è un nemico o un amico? Nella mente di Smith, che non ha alcuna dimestichezza con la cultura indiana, non c'è spazio per i dubbi: «A ogni tappa mi aspettavo di ^enir ucciso». Alla fine viene portato dinanzi al capo, Powhatan, il padre di Pocahontas, un uomo «dal contegno grave e maestoso». Dopo una lunga consultazione, davanti a Powhatan vengono portati due grossi sassi, poi tanti quanti ne occorrono per ricoprirlo tutto, fino a chiudere la costruzione sulla sua testa. Ma questo non succede perché Pocahontas, la figlia prediletta del re, gli stringe la testa fra le braccia e lo salva dalla morte. Successe veramente così o Smith si inventa tutto? Secondo un antropologo, gli indiani di Powhatan sottoponevano gli stranieri a una prova di virilità: se cedevano, erano esseri inferiori. Qualunque sia la verità sull'episodio, è chiaro che fra la nubile Pocahontas e il sanguigno Smith si creò un rapporto speciale: la giovane «principessa» indiana diventa il mediatore privilegiato fra le due culture. La colonia attraversava un momento difficile. Nel 1610, nuovi governatori e coloni appena arrivati avevano più o meno deciso di abbandonare il campo: le magre provviste dei bianchi erano finite e il commercio con gli indiani non era più possibile. Da parte indiana, si pensava che gli inglesi, com'erano venuti, se ne sarebbero andati. Powhatan accusava Smith di essere venuto non per commerciare, ma per schiacciare la sua gente e prendere possesso della sua terra. E' in questo contesto che Pocahontas, che adesso ha 15 anni, compie una serie di gesti per salvare la colonia. Avvisa Smith che suo padre intende attaccarlo durante un pranzo, salva un certo Richard Wyffin nascondendolo e quando Smith, nel 1609, lascia la Virginia, protegge un ragazzino. Tutti questi «salvataggi» sono attestati soltanto da Smith ma enfatizzano, una volta di più, il «rapporto speciale» di Pocahontas con i bianchi. Nel 1612 - la ragazza adesso ha 17 anni - arriva alla colonia il capitano Samuel Argall, un rigido puritano che più tardi imporrà alla colonia il cristianesimo, deciso a usare Pocahontas come leva anziché come intermediario. «Ero deciso a impossessarmi di lei con qualunque stratagemma», scrive in una lettera del 1613. E infatti riesce a portarla sulla sua nave, salpa per Jamestown e se la tiene in cambio di sette ostaggi inglesi. Alla fine del 1613 Pocahontas, ancora semiprigioniera, fa il suo passo finale verso la cultura dei conquistatori: prima viene battezzata, poi, nell'aprile 1614, sposa un colono rimasto vedovo, un certo John Rolfe, che ha 28 anni. Da lui avrà un figlio, Thomas, i cui discendenti diventeranno (e questo è un punto importante nella leggenda) una delle «prime famiglie» della Virginia. In termini di storia americana, questa unione è di capitale importanza, per due ragioni: asserisce la legittimità della futura nazione («i fondatori di Jamestown», scrive uno degli artisti che hanno dipinto il matrimonio, John Gadsby Chapman, non hanno «sterminato gli antichi proprietari della terra né usurpato i loro possedimenti») e rafforza il punto di vista che prevarrà al tempo della Guerra Ci- vile (1860-'65): è il Sud, non il Nord, il vero fondatore della Repubblica. E infatti i sudisti portano in battaglia l'immagine di Pocahontas, emblema dei loro valori. Dopo il matrimonio, Pocahontas viene portata in Inghilterra: un'indiana diventata cristiana era perfetta per testimoniare come gli scopi spirituali andassero a braccetto con i commerci. Pocahontas era diventata, come diventerà di nuovo nelle mani della Walt Disney, uno slogan pubblicitario. Ci sono moltissimi resoconti della sua visita in Inghilterra e del suo aspetto. Alcuni trovano a ridire su di lei: non sarebbe stata una donna né bella né distinta. Ma, secondo altri, si comportava «come la figlia di un re». Non le portò fortuna, l'Inghilterra. Nel 1617, a 22 anni, muore di una misteriosa febbre. L'iconografia della leggenda, splendidamente presentata in una mostra alla Virginia Historical Society di Richmond aperta fino alla fine di aprile, è un tributo all'idealizzazione e al mito, alla sua capacità di sopravvivere in un ambiente ostile. Da bambina, avrà forse agito per generosità e curiosità, forse anche curiosità sessuale. Da adulta, la leggenda le presta una cupa sensualità, abiti sontuosi e tutti i simboli dell'eroina drammatica. La Disney non è la prima né l'ultima a sfruttare un'immagine così potente di riconciliazione e buoni sentimenti. Già Edgar Rice Burroughs, l'autore di Tarzan, l'aveva trasformata nella principessa che sposa uno schiavista pentito. In un Paese che non è riuscito, a causa del «politicamente corretto», a celebrare i 500 anni della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo, che condanna la conquista spagnola del Messico e del Perù, che versa calde lacrime sulla perdita dell'innocenza implicita nel colonialismo e nello sfruttamento commerciale, Pocahontas è merce di gran pregio. Dal punto di vista degli indiani nativi, Pocahontas non è né un'eroina né una canaglia: semplicemente, è una donna che ha abbandonato il suo popolo e ha partorito un meticcio. Aggiungerei che, molto verosimilmente, fumava la pipa. Keìth Botsford Il film a cartoni animati si ispira alla vita della «Nobile Selvaggia» che venne ripudiata dal suo popolo e morì in Inghilterra a 22 anni Sposò un bianco e fu il primo matrimonio interrazziale del nuovo continente SdPhcdpmcmssteppcAapctsuamrpln Sir Walter Raleigh Tra il 1583 e il 1588 fondò la colonia della Virginia in onore di Elisabetta I la «Regina Vergine» Sopra, un'incisione che raffigura la principessa indiana e il momento della sua morte in un quadro dell'800 ifoto v„gm,ii h.stoncai Soociy]