Sierra Leone libere le suore di E. St.

Sei italiane e una brasiliana prigioniere dei ribelli per 56 giorni AFRICA OCCIPENTALE WMZWWm. Sei italiane e una brasiliana prigioniere dei ribelli per 56 giorni Sierra Leone, libere le suore «Stiamo bene, abbiamo pregato tanto» ROMA. Finalmente libere, dopo 56 giorni di prigionia in mano ai guerriglieri del Revolutionary united front (Ruf) della Sierra Leone. Le sette missionarie saveriane, sei italiane e una brasiliana, rapite il 25 gennaio sono state raccolte ieri mattina dal vescovo di Makeni, monsignor Giorgio Biguzzi, nei pressi di Lansar. A bordo di fuoristrada il gruppo si è diretto alla volta della capitale Freetown, superando i molti posti di blocco governativi. Le suore dovrebbero imbarcarsi quanto prima per l'Italia e raggiungere la casa madre a Parma. «Le nostre sorelle sono in buone condizioni. Hanno detto che sono un po' dimagrite, ma durante la prigionia avevano anche tempo per la preghiera e per riunirsi fra loro», ha rivelato suor Giuseppina Romanazzo, della direzione generale delle missionarie saveriane. E' stata la direttrice della casa madre di Parma, suor Giuseppina Caccia, a mettersi in contatto con Freetown e a parlare con le suore, appena arrivate nella casa dei padri saveriani. «Non le abbiamo trattenute molto al telefono - ha detto suor Romanazzo -. Erano giunte in quel mo¬ mento e per prima cosa volevano bere. Sono in forma, nonostante abbiano camminato dalle 20,30 di lunedì sera fino alle 5 di ieri mattina». Le sette missionarie (Lucia Santarelli di Cesena, la superiora; Agnese Chiletti di Fiorano; Anna Mosconi di Alzano Lombardo; Adriana Marsili di Frascati; Teresa Bello di Sapri, Angela Bertelli di Carpi e la brasiliana Hildegard Jacoby) gestivano a Kambia, vicino al confine con la Guinea, un centro di riabilitazione per giovani handicappati. Il 25 gennaio, verso le 8 del mattino, erano state portate via dai guerriglieri e quindi tenute in ostaggio tra le città di Lansar e Milo. Da allora si sono avuti vari contatti tra il Ruf e il comitato internazionale della Croce rossa, il gruppo degli ambasciatori dell'Unione europea e il vescovo di Makeni per avviare trattative per il riscatto dei vari ostaggi in mano al Fronte. Ad alcuni momenti di dialogo si sono succeduti momenti di silenzio e il Ruf ha spesso cambiato interlocutori. Da Ankara, dove si trova per la visita di Stato in Turchia con il Presidente Scalfaro, il ministro degli Esteri, Susanna Agnelli ha espresso la sua soddisfazione per il rilascio senza condizioni delle suore. La Agnelli ha sottolineato il ruolo avuto nelle trattative dal vescovo Biguzzi e dal Vaticano, oltre che dalla Croce rossa internazionale. In Sierra Leone la situazione resta però «abbastanza complicata - ha commentato il ministro - ma per noi è andata bene». A questo proposito padre Gerardo Caglioni, dei missionari saveriani, ha sottolineato: «La soluzione positiva della vicenda non deve farci dimenticare che il problema per la gente della Sierra Leone continua e che forse continuerà ancora a lungo se il mondo occidentale non prenderà parte attiva nella impostazione e soluzione di tanti problemi che impediscono una vita normale ai 4 milioni di abitanti di quel Paese. Il buon senso e l'autorità morale del leader del Ruf, Fodey Sankoh, ha prevalso sulle richieste di riscatto del gruppo particolare che teneva in ostaggio le missionarie. Il rilascio incondizionato degli ostaggi è sembrata la soluzione migliore di fronte all'opinione pubblica internazionale». [e. st.]