I terreni d'oro di Mme Chirac di Enrico Benedetto

Per il sindaco un affare pericoloso PRESIDENZIALI FRANCESI Le Monde: rivenduti 2 volte in un giorno con sospette plusvalenze I terreni d'oro di Mme Olirne Per il sindaco un affare pericoloso PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ai rapidi guadagni della Borsa - che trovano in Edouard Balladur un controverso testimonial - Jacques Chirac preferisce quelli fondiari. Ma la sostanza non cambia: nel solo '93, il sindaco di Parigi ha realizzato attraverso la moglie Bernadette plusvalenze per 450 milioni. E' «Le Monde» a fornire i dettagli sull'operazione, che solleva qualche legittimo interrogativo. Il 20 gennaio '93, la signora Chirac e i suoi familiari vendono a un agente immobiliare terreni per 103 ettari nella banlieue Ovest parigina. Prezzo: 65 milioni di franchi, 20 miliardi. La sera stessa, il compratore li rivende per 83 al Porto autonomo di Parigi, scalo fluviale in piena espansione. Il lucroso blitz finanziario non concerne Bernadette Chirac. Che ha già messo in tasca, comunque, un bell'utile. Ma ci si può domandare se l'intera operazione non fosse pilotata. Non dimontichiamo che quale sindaco di Parigi Jacques Chirac intrattiene relazioni istituzionali ben precise con il Port autonome. Ulteriore anomalia, i 103 ettari avrebbero subito nei mesi che precedettero la cessione un sensibile rialzo guadagnandosi in extremis la qualifica «edificabili». Davvero un buon affare per i Chirac, benché il fondaco di Bernadette fosse minuscolo. Nessuna traccia, infine, dei sei miliardi circa che la doppia transazione regalò al mediatore Jean-Pierre Leigniel. Per effettuarla aveva messo in piedi una società ad hoc, ormai inattiva. Ma spulciando quella che «Le Monde» definisce la «strana costellazione Leigniel» ritroviamo aziende quali la «Generale des eaux», già nel mirino per bustarelle politiche. Insomma, un piccolo rebus che intriga. Bernadette Chirac e il presidenziabile consorte vi figurano a margine. E nessuno può accusarli. L'affaire non brilla tuttavia per trasparen- za: come per i fruttuosi titoli Balladur, rimangono piccole o grandi zone d'ombra. A 5 settimane dal primo turno, la sfida tra i due è anche patrimoniale. Entrambi vorrebbero dissimulare la loro opulenza. Ed è comprensibile, dinnanzi a una Francia in crisi. Ma le loro dichiarazioni fiscali, rese pubbliche controvoglia nei giorni scorsi, li inchiodano. Il più a mezzi - 7 miliardi, azzarda «Le Monde» - appare il primo ministro (mai così in basso: 17,5% nelle rilevazioni demoscopiche contro il 28-29 dell'avversario) e nondimeno lo stesso Chirac non scherza. Possiede un castello che - da solo - ne fa un miliardario. Più i beni della moglie. Cui Madame Balladur replica con due ville a Chamonix e Deauville. La piccola saga capitalista conoscerà forse nuove rivelazioni e colpi di scena. Ma una cosa è sicura: in I-rancia anche la Destra - compreso Jean-Marie Le Pen, ricco suo malgrado (a sentirlo) - considera le fortune personali un handicap nella battaglia politica. Silvio Berlusconi qui dovrebbe nascondere Arcore invece di esibirla. E predicare una sobria frugalità. Oltralpe, il soldo puzza. Servire lo Stato vuol dire spogliarsi come farebbe un novizio in monastero. De Gaulle battezzò la V Repubblica nel pauperismo. E i successori, con qualche ipocrisia, si adeguarono. A esibire il censo, si finisce male. Giscard insegna: la Francia non gli ha mai perdonato le sue larghezze ostentatorie. I quattrini non costituiscono peraltro l'unico rovello che attanagli i duellanti Chirac-Balladur. La vera mina si chiama corruzione. Su ambedue incombono - elidendosi a vicenda - scandali di bustarelle e fondi neri. Nulla che, finora, possa toccarli personalmente. Ma i rispettivi entourages hanno i giudici alle calcagna. Per Balladur il pericolo arriva dalle tangenti sugli Hlm - lo Iacp nel feudo del suo grand'elettore Charles Pasqua. E la minaccia è ancor più vistosa per Jacques Chirac. Nei giorni scorsi la magistratura ha incriminato l'ex ministro Robert Pandraud, braccio destro del leader rpr. E le indagini su irregolarità contabili fanno strage tra i fedelissimi chiracchiani. Tangentopoli potrebbe dinamitare le Presidenziali. A meno che una tregua in materia tra i due clan Balladur-Chirac, complice il Guardasigilli, non insabbi - come ipotizza il «Canard enchainé» - gli affari scottanti. Enrico Benedetto Jacques Chirac candidato alle presidenziali inciampa su una vendita sospetta di terreni

Luoghi citati: Arcore, Francia, Parigi