Un filo d'Arianna per la P2

Un filo d'Arianna per la P2 Un filo d'Arianna per la P2 Pubblicato l'indice degli atti parlamentari ^^^^^^^^^^^^^^^^ MISTERI D'ITALIA IROMA L nodo scorsoio sulla gola di Calvi: vedi, a caso, il volume VII, pagina 8. Ma sulla fuga e la morte del «banchiere di Dio» i riferimenti, tutti ben ordinati, sono ben 181. Nomina del direttore del Corriere delia Sera: I, per cominciare, alle pagine 86-87. L'«attività dello Ior» (voce numero 12) copre una mezza colonna di rinvìi. E il sequestro De Martino? Le tante stragi? Il traffico d'armi, l'agenda telefonica di Pazienza, la loggia siciliana Carnea, le registrazioni di Carboni, «il malloppone» di Pecorelli? Niente paura, verrebbe da dire, se non si trattasse di vicende perloppiù effettivamente terrificanti. In ogni caso è arrivato, finalmente, l'indice della P2. E' un volume anche abbastanza elegante, con la copertina di cartone a sfondo verde scuro, di oltre 500 pagine. Costa 70 mila lire e lo si può acquistare nelle librerie della Camera e del Senato. In una brevissima presentazione, Irene Pivetti, che in qualità di presidente della Camera ha curato la pubblicazione di questa straordinaria guida nei più fetidi e sanguinosi misteri italiani, scrive che è per lei «un onore licenziare per la stampa questo volume», dopo 13 anni di lavoro parlamentare su «un fenomeno oscuro che tanto profondamente ha segnato la storia della nostra Repubblica». E si augura che «sia accolto, quale è, come un servizio reso alla democrazia». Auspicio davvero difficile da contestare. La pubblicazione dell'Indice da parte della Camera ò tanto più benemerita quanto più, nel corso degli ultimi anni, è stata ritardata e per certi versi anche ostacolata in modo più o meno evidente (e intelligente) a causa di una materia ancora scottante, con protagonisti vivi e potenti, burocrazie che non volevano grane e commissioni parlamentari pronte a trasformarsi in camere di compensazione su fatti e misfatti che spesso coinvolgevano i più diversi interessi politici. Ora che però l'Indice c'è, con¬ sultabile da chiunque voglia (storici, giornalisti, magistrati, studenti, curiosi), è giusto scorgere nella sua agognata comparsa non solo un'inversione di tendenza, ma pure un piccolo-grande evento di trasparenza. Una nuova linea che mette realmente a disposizione del pubblico non solo i resoconti stenografici delle sedute e le diverse relazioni dei commissari, ma anche e soprattutto uno sterminato eunico materiale fatto di appunti, lettere, schede informative, fascicoli dei servizi, interrogatori, deposizioni, memorie, memoriali, rapporti, relazioni, telex, telegrammi, fotocopie, informative, trascrizioni di registrazioni, biglietti, elenchi. Tonnellate di documenti pubblicati e perciò consultabili. Ma così confusi, così magmatici da perdersi sugli scaffali in una beffarda condizione di inaccessibile disponibilità. «Se n'è occupata la Commissione P2...» ti dicevano. Ma dove esattamente? E si guardava con sgomento la parete completamente grigia. Fino a ieri, in effetti, l'enorme mole di atti raccolta in circa quattro anni dalla commissione d'inchiesta presieduta da Tina Anselmi (120 grigi volumoni di un migliaio di pagine ciascuno: un'intera parete di una stanza media, per intendersi) era nei fatti quasi impraticabile. «Quasi», nel senso che solo un pugno di grandi iniziati (commissari, consulenti, funzionari e qualche giornalista un po' maniaco) riuscivano ad orientarsi con efficacia in quel mare di carta. Mare certo turbolento, ma anche pescosissimo (ci si sono ritrovati pari pari atti che anticipavano Tangentopoli e ci sono con tutta probabilità chiavi che permettono d'interpretare le più decisive storie degli ultimi trent'anni), eppure decisamente precluso, interdetto e proibito a chi non facesse parte della ristrettissima élite dei super-esperti. Tra i quali, comunque, vale qui la pena di segnalare per serietà, gentilezza e imparzialità la funzionaria Piera Amendola che per prima ha intuito il problema democratico dell'accessibilità e che, di conseguenza, pur fra tanti problemi, ha impostato il lavoro. Sia pure con la brusca stringatezza degli elenchi, l'Indice (meglio sarebbe gli «Indici»: oltre a quello dei nomi c'è infatti quello utilissimo degli argomenti e quello delle sedute), insomma, il volume funziona come indispensabile guida ragionata per conoscere, approfondire e interpretare le mille trame di quel potere che all'interno di una società sempre più complessa la moderna scienza politica definisce «occulto» o «invisibile». Come quasi ogni lista, tuttavia, anche questa possiede un suo fascino evocativo fatto di spazi, numeri, rinvìi, incroci, accostamenti, con relative illuminazioni. Perciò, se è scontato che Andreotti sia citato un'infinità di volte, più sorprendente è che sia richiamata la sua mamma (VI, 814) o che lui stesso sia rintracciabile - attraverso la formula dei «vedi anche» - come «Babbo gobbo», «Babbo morto», «Grande babbo» e perfino «Gran Maestro». Passando alla lettera «B» - non si può far finta di nulla - Berlusconi è citato 35 volte (di cui 9 occupano più di due pagine). Tre volte il gruppo Berlusconi (e tre volte -par condicio - è citato Ro¬ mano Prodi). Ma ci sono - sempre per rimanere alla «B» - anche il bar Doney e il martire Cesare Battisti, il bandito marsigliese Berengucr, la Bibbia e il mago Binarelli. Piccola, interessante, e talvolta pure straniamo enciclopedia italiana. Grandi Orienti e Grandi Logge da farsi venire il mal di testa. Poi Federico di Prussia e Publio Fiori, le stragi ancora senza colpevoli e i servizi segreti di San Marino. Carte da ridere e carte da tremare. Filippo Ceccarelli Presentato dalla Pivetti dopo tredici anni di ritardi e boicottaggi Un volume di oltre 500 pagine per orientarsi nei 120 tomi che elencano i misfatti dalla loggia A lato Irene Pivetti, a destra Tina Anselmi Sotto, il maestro venerabile della Loggia P2 Licio Gelli e, alla sua destra, il giornalista Mino Pecorelli direttore di «Op»

Luoghi citati: Italia, La Loggia, Prussia, San Marino