Scocciatori in treno, io mi difendo così di Giorgio CalcagnoUmberto Eco

Scocciatori in treno, io mi difendo così Avventure di viaggio: testimonianze celebri raccolte nel libro «Visti dal finestrino» Scocciatori in treno, io mi difendo così Eco risponde a monosillabi, Lucentini adopera tappi di cera nemici da evitare, in treno, I sono i chiacchieroni, i suj] per-informati, i ribaldi che 1 credono sempre di averti . *J conosciuto da qualche parte; e, soprattutto, quelli del telefonino. Gli amici sono i silenziosi, i timidi, i gentili che se ti riconoscono fanno finta di niente; ma anche, qualche volta, i barzellettieri, gli spacciatori dell'ultima sulla par condicio, gli enigmisti che non sanno il nome del padre di Enea; mai quelli del telefonino. Ci sono molti modi per difendersi dai nemici. Il più scoraggiante è la lettura, meglio se di un libro, meglio ancora se in lingua straniera, che disarma anche i piii petulanti. Franco Lucentini, che vuole legge- re senza correre rischi, ci aggiunge i tappi alle orecchie. Umberto Eco ha inventato le risposte per monosillabi: «Di fronte a questo muro il chiacchierone di turno solitamente si ferma». Non sempre. Lo scrittore ricorda un compagno di viaggio particolarmente ostinato, che cercò di attaccarlo prendendo spunto dal suo pacco di giornali. «Ma lei quanti giornali legge?», reazione col monosillabo. «Lei forse fa il giudice?», altro monosillabo. «Forse il giornalista?», terzo monosillabo. «Visto che ancora non era soddisfatto delle secche negazioni, ho tirato fuori la mia patente e, mostrandogliela, gli ho detto: "Ai termini della Convenzione di Ginevra sono tenuto a darle soltanto le mie generalità e il mio numero di codice fiscale". A quel punto il disturbatore si è alzato e ha cambiato scompartimento». Il racconto di Eco è contenuto in un libro, Visti dal finestrino (Editore Zelig), che raccoglie una serie di interviste a viaggiatori vip scritte da Carlo Pino per la rivista delle Ferrovie. L'autore del Nome della rosa non è il solo che confessa di usare il treno come luogo di lavoro. Lucio Dalla, per esempio, ha voluto girare lo spot pubblicitario dell'album Henna a bordo di una locomotiva a vapore. «Un'emozione inenarrabile, enoii..e - ricorda -, Quando ho sentito lo sbuffare della caldaia, quando voltandomi indietro ho potuto vedere il fumo bianco, denso, che usciva dal fumaiolo, per qualche attimo ho creduto di impazzire di gioia». Maurizio Nichetti, pendolare Fra Milano e Roma, che deve avere un preciso senso del denaro, dichiara di viaggiare sempre in vagone letto. «Risparmi i soldi dell'albergo e il giorno della partenza puoi rimanere in famiglia fino a tardi». Qualche inconveniente, riconoscono vari personaggi, in treno c'è, specie per le donne. Sabina Guzzanti, che è vegetariana, confessa di avere avuto problemi con il personale del vagone ristorante. «Venivo trattata male, come se usurpassi un posto che non mi spettava o non avessi soldi da spendere. A volte ho dovuto mangiar carne pur di evitare noiose insistenze». Moana Pozzi, che vegetariana non era, doveva difendersi da insistenze di altro tipo. «Quando di fronte a te sta seduta una pornodiva le cui foto si trovano su riviste hard sembra quasi un diritto acquisito assumere atteggiamenti che in qualche caso sfiorano la cafonaggine», dichiarò al suo intervistatore, vicino di scompartimento sul wagon-lit. Per ragioni molto diverse possono trovarsi a disagio anche gli uomini. Armando Cossutta racconta la sua esperienza del 2 agosto 1980, quando era in vacanza a Bonassola, e apprese del terribile scoppio alla stazione di Bologna. Telefonò alla direzione delle Ferrovie, nella sua veste di coordinatore della segreteria pei, per chiedere di far fermare il rapido nella sua stazione. Non era mai successo, in quel piccolo paese di Liguria. «La gente sui mar¬ ciapiedi mi guardava stranita». E, salito sul treno, dovette sentirsi guardato anche peggio, per quel privilegio che faceva ritardare il viaggio di tutti. «Mi sono scusato con i passeggeri e con il personale viaggiante», ammette oggi. Sempre meglio della disavventura toccata a un personaggio americano, un certo Jefferson, nel racconto del nipote, citato da Gino e Michele. «Pensate che una volta mio zio doveva andare da Chicago a Los Angeles e ha avuto il presentimento che l'aereo si sarebbe guastato. Così ha preso il treno e, pensate un po', l'aereo è precipitato. Sul treno». Giorgio Calcagno / «disagi» di Moana ipranzi vegetariani di Sabina Guzzanti Sopra, Umberto Eco. Accanto, Moana Pozzi

Luoghi citati: Bologna, Bonassola, Chicago, Ginevra, Liguria, Los Angeles, Milano, Roma