I presagi di Carol Rama signora di memoria

I presagi di Carol I presagi di Carol Rama, signora di memoria EBOLOGNA ENDONO. Pendono come possono pendere veli penduli o molli viscere d'obitorio oppure flosci sessi di fronte all'esame distaccato e ilare di una Medicina positivista e lombrosiana, costituzionalmente piemontese: che sostituisca l'elenco sarcastico della Scuola alle impennate eroiche del Sublime Romantico. Pendono come faretre stanche della fantasia, come volpi tarlate dal collo impellicciato d'una zia morta troppo vergine e sacrificale, pendono come abiti d'un armadio mentale, che non vuol più mantenere segreti. Davvero tutto sembra colare, nell'universo visionario di Carolrama, ogni forma sembra star appesa al gancio funebre e derisorio della gogna narrativa e pittorica. Possono essere le donnine scandalose e laccate degli Anni Trenta, intente a mestieri poco rappresentabili e addirittura disdicevoli; o le elegantissime strisce di pneumatico che disegnano nel riquadro dello sguardo almanaccati paesaggi celesti; le cascate di occhi di vetro oppure gli angeli trafitti e scollac¬ ciati, che rigano la parete di tappezzeria del foglio già grammaticato della burocrazia o dai progetti d'architettura di Mollino. Tutto spiove nel mondo di Carolrama, come sancisce quel meraviglioso emblema dei Presagi di Birnam: la foresta di gomma avanza distillata nei colori impiccati ed industriali della vita arrugginita, usurata dal traffico. E', la sua, una provocatoria ostensione casalinga del «bucato» d'arte, disteso nudo alle fiamme del sole dell'ironia. Divertendosi col proprio femminino, Carol lo appesantisce di lievissima ilarità. Così sono volatili come farfalle illividite le sue impietose dentiere disposte a coroncina, quasi tappi di gazzosa; e s'agitano loquaci quei falli grassocci che tentano d'acquattarsi nelle scarpette di società, con la voluttà progettuale di topi attratti dall'esca nella trappola. Se nell'universo di Louise Bourgeois tutto s'anima d'una «verticalità esasperata» (le scale che piovono dal soffitto, gli uominigrattacielo, le spille da balia issate come bandiere) in quello di Carol- rama tutto è rilassato e «appeso» al gioco dell'elenco, della tassonomia. E non dispiaccia il confronto: troppi elementi accomunano queste due terribili signore del bricolage finto-domestico e della crudele memoria-tagliola: entrambi abitati dal demone nutritivo del trauma familiare (Carolrama dal teatrino di segregazione di nonna Carolina in manicomio) propongono un loro ribelle lavoro di ago e di filo, di colla e di recupero dei materiali vili, con cui esorcizzare le proprie paure. «Io dipingo per guarire», dice la maga smagata di via Napione: e sottolinea che guarire significa per lei intensificare il desiderio. Due vite parallele, sino al recente, rispecchiato successo alla Biennale. Ma è da anni che Carolrama gode del meritato, tardivo riconoscimento. E' appena uscita, a cura di Bonito Oliva e Fagiolo dell'Arco, una sua monografia a ritroso: Dal presente al Passato, 1999-1936. Ed ora una calibrata mostra alla Galleria Otto di Bologna, che si chiama appunto Le Stanze di Carolina e che esibisce anche opere quasi inedite o comunque maledette, riaccende l'interesse su questa produzione inclassificabile e spericolata: la Nonna agguantata da ragni e da danzanti protesi per scarpe, Dorina dalle unghie di fuoco e la lingua biforcuta, Ivan Hurash col suo dionisiaco balletto del fallo-serpente. Sono rituali, cerimonie della nominazione impossibile, eventi: Si geme si fa del Bop, 1968. «Cose, cose, esasperantemente cose» scrive in catalogo, accanto a Dario Trento, Paolo Fossati. Il quale nel suo ultimo, affascinante saggio Storie di figure e di immagini appena uscito da Einaudi, non a caso finisce il suo periplo proprio nelle stanze-trappole di sortilegio di Carolina, [m. vali.) Le dentiere e il manicomio della nonna

Persone citate: Bonito Oliva, Carol Rama, Dario Trento, Einaudi, Fagiolo Dell'arco, Ivan Hurash, Louise Bourgeois, Mollino, Paolo Fossati

Luoghi citati: Bologna