Malati d'Aids in rivolta

Napoli, bruciati armadi e materassi. «Ci trattano come bestie» Napoli, bruciati armadi e materassi. «Ci trattano come bestie» Malati d'Aids in rivolta Si feriscono: terrore in ospedale NAPOLI. Due ore di rivolta e di paura nell'ospedale assediato da carabinieri e vigili del fuoco, mentre dalle finestre all'ultimo piano volavano sedie e materassi. Nelle corsie medici ed infermieri hanno assistito impotenti all'esplosione di rabbia di trenta ammalati di Aids, alcuni dei quali si sono feriti sulle braccia con delle lamette. Motivo di una protesta violenta ed esasperata: i ricoverati sostengono di essere assistiti poco e male e di vivere in condizioni pessime sotto il profilo igienico. La calma è tornata solo in serata, all'arrivo del direttore sanitario e del manager della Usi competente. Teatro della rivolta che ieri pomeriggio ha tenuto con il fiato sospeso medici, carabinieri, poliziotti e pompieri è l'ospedale per malattie infettive «Cotugno», uno dei pochi presidi del Mezzogiorno specializzati nella cura della sindrome da Hiv. Non è la prima volta che nel reparto scoppia la rabbia dei ricoverati: già nel '92 alcuni degenti avevano preso in ostaggio delle infermiere e fracassato le suppellettili. Due settimane fa la storia si è ripetuta: un ammalato di Aids ha aggredito un medico e un ausiliare In quell'occasione il direttore sanitario Manlio Carli ha denunciato le impossibili condizioni di lavoro al «Cotugno»: «Non ci sentiamo sicuri, vogliamo che nell'ospedale venga istituito un posto di polizia». La rivolta è iniziata alle 18, quando trenta ricoverati hanno lanciato dalle finestre le vaschette contenenti il cibo appe¬ na distribuito. Un segnale preciso, al quale è seguito il caos. I degenti hanno afferrato tutto quel che capitava loro a tiro ed hanno cominciato a scaraventare nel cortile sedie, comodini e aste di ferro per le flebo. Qualcuno si è provocato dei tagli sulle braccia con una lametta. Gli infermieri, impotenti, hanno dovuto battere in ritirata, mentre dalle balconate sono volati dei materassi. In corsia si è verificato un principio di incendio. In pochi minuti il «Cotugno» è stato circondato da poliziotti e carabinieri. Sono intervenuti anche i vigili del fuoco che hanno steso un telone sotto le finestre del reparto, nel timore che qualche paziente particolarmente esasperato decidesse di lanciarsi nel vuoto. E' cominciata così un'estenuante trattativa tra le forze dell'ordine e gli ammalati. I funzionari della questura hanno avvertito il direttore sanitario Manlio Carli, che si è recato in ospedale con il manager dell'Usi Domenico Pirozzi. La protesta è rientrata solo alle 20, quando un gruppetto di degenti ha spiegato ai responsabili del «Cotugno» i motivi della rivol- ta: gli ammalati chiedono un'assistenza più adeguata, il potenziamento del personale e una migliore qualità dei pasti. Alle rassicurazioni dei loro interlocutori hanno risposto con un ultimatum: «Se fra quarantott'ore non saranno accolte le nostre richieste, ricominceremo daccapo». Nei giorni scorsi il direttore del «Cotugno», Manlio Carli, ha rivelato che il suo ospedale somiglia ad un girone dell'inferno più che a un luogo di cura. «Alcuni degenti affetti da Aids sono esasperati a causa della loro malattia: è gente che sa di essere condannata a morte, e di non avere più nulla da perdere. Per questo motivo gli episodi di violenza contro medici ed infermieri si verificano a ritmo continuo». E' stato lo stesso Carli a raccontare che in corsia hanno libero accesso anche gli spacciatori di droga, che approfittano dell'assenza della polizia. «Qualche settimana fa - ha aggiunto il direttore sanitario -, un tossicomane ricoverato da noi ha tentato di iniettarsi dell'eroina. Ma non riusciva a trovare la vena, e ha preteso che un infermiere lo aiutasse. Di fronte all'ovvio rifiuto, il paziente ha minacciato di pungere l'ausiliario con l'ago sporco di sangue». La mancanza di sicurezza al «Cotugno» non riguarda solo il reparto degli ammalati di Aids. Tre giorni fa i parenti di una donna morta per un'infezione hanno preso d'assalto una corsia e malmenato il personale perché volevano portare via la salma. [f. mil.] Napoli; il padre terrorizzato: «Se resta in casa ci contagerà tutti quanti» La donna si oppone «Lui ha bisogno del nostro affetto» Napoli, l'ospedale «Cotugno» teatro della rivolta di ieri

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