Dal Nord in arrivo un «patto di centro» di Zeni

Preaccordo alle regionali tra Lega, sinistra ppi e Segni. Bossi: decideremo oggi, senza pateracchi Preaccordo alle regionali tra Lega, sinistra ppi e Segni. Bossi: decideremo oggi, senza pateracchi Dal Nord in arrivo un «patto di centro» IlSenatur: i tavoli sono una barzelletta facciamo subito una vera legge antitrust MILANO. Lega, sinistra ppi e Patto Segni hanno raggiunto ieri un preaccordo per «correre insieme» alle regionali in tutto il Nord Italia. Lo ha annunciato il presidente dei popolari Giovanni Bianchi. Onorevole Bossi, la Lega è disponibile a questo polo di centro? «Decideremo cosa fare, oggi, nel nostro consiglio federale. Certo, esistono 2 problemi: evitare che la destra neofascista si radichi nelle istituzioni e rendere visibile l'area di centro. Ma senza fare pateracchi: si deve far capire alla gente che noi siamo una cosa, pattisti e popolari un'altra». Pronti però a unire le forze. «Per evitare la deriva a destra del ceto medio e impedire alla destra neofascista di mettere le mani sulle regioni del Nord. Ma va ben spiegato alla gente che tra polo socialdemocratico e polo liberaldemocratico verrà stretto un patto costituente per andare a un governo di cambiamento che faccia in Italia le riforme che nessuno può e vuole fare. Prima di scegliere tra destra e sinistra, si deve salvare la democrazia». Onorevole Bossi, cosa dice della proposta Confalonieri? «Quale proposta?». Quella di un tavolo per discutere sulle tv: la Fininvest è disposta a cedere una rete. «Ma va?». Non ci crede? «A noi della Lega quel Confalonieri lì ce l'aveva venduta mesi fa la favola della Fininvest disposta a cedere una tv. Balle. Come quelle di Berlusconi che un giorno dice che ha dato mandato a vendere le tv, un altro giorno che sono già pronti gli acquirenti e un altro non si sa». E allora? «Allora basta, ba-sta. Ci sono i referendum da fare, altro che preparare tavoli, i tavoli che occorrono sono quelli davanti al popolo». A D'Alema il tavolo di Confalonieri non dispiace. «Sì, ho sentito la barzelletta». Quale barzelletta? «Quella di D'Alema che, in vena di scherzare, rispondeva a Confalonieri dicendogli che si poteva aprire un tavolo sulla Fininvest. Sarà uno scherzo ma sento puzza di neoconsociativismo: una rete a me, una a te...». Addirittura... «Ohe, non sono mica balle, l'altro giorno ho incontrato Napolitano, il presidente della commissione sull'informazione che la Lega ha voluto facendo cadere il governo». E Napolitano? «Eh, mi ha detto che la commissione parte tra 15 giorni ma che presenterà il proprio progetto in giugno alla Camera e in luglio al Senato, dopo i referendum. Capito? Tempi lunghi. A che serve, dico io, se prima ci sono i referendum? Che si dia una mossa anche Napolitano». Teme una frenata del pds? «Ah, questo non lo so. Io ricordo che quando la Pivetti diede il via alla commissione speciale, i tempi dovevano essere rapidi: un mese per la riforma e via». E voi? «Noi della Lega ci mettiamo in mezzo, per evitare che destra e sinistra si facciano l'occhiolino, continuiamo a puntare su una riforma rapida e sui referendum. Soprattutto puntiamo su un vero antitrust che fotografi con tanto di nomi e cognomi le proprietà delle televisioni ma anche le proprietà dei giornali, ha scritto? Gior-na-li». Gior-na-li, scritto. «Bene. E ci devono essere controlli seri per evitare prestanomi perché c'è chi è capace di vendere una tv o un giornale alla zia suora o al fratello». Chi, Berlusconi? «Lui, proprio lui». Niente tavoli e avanti con l'antitrust: questo il pensiero della Lega? «La Lega vuole un antitrust che elimini il monopolio e impedisca a chiunque di controllare l'opinione pubblica: altro che lasciare una o due reti a Berlusconi, quel monopolio lì va cancellato subito, punto e basta. Io sono per una decisione semplice: una legge in base alla quale o Berlusconi dimostra da dove vengono i suoi soldi oppure via, a casa. In giro ci sono già tanti cartelli di Medellin, troppi soldi oscuri...». Senta, Bossi, anche Casini vorrebbe un tavolo... «Chi?». Casini del Ccd. «Che cosa vuole?». Propone di riunirsi per decidere la data delle elezioni. «Ma pensa, questi portaborse». Portaborse di chi, scusi? «Del vecchio Caf di Craxi, Andreotti e Forlani. Adesso, al loro posto, ci sono i portaborse: Berlusconi per Craxi, Buttiglione e Formigoni per Andreotti, Casini per Forlani. Prima c'era il Caf, ora il Bebuforca - Be-bu-for-ca fa ridere solo il nome - ma l'obbiettivo è lo stesso: cambiare tutto per non cambiare niente». Resta il problema di decidere quando andare al voto. Lei, Bossi, ha in mente una data? «Non prima della fine dell'anno, dopo i referendum e l'antitrust. Ah, dimenticavo, dopo le elezioni regionali». Armando Zeni Umberto Bossi, leader della Lega Nord, oggi impegnato nel consiglio federale

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