«Un lavoro senza vita dove la moda non c'è» di Lietta Tornabuoni

«Un lavoro senza dove la moda «Un lavoro senza dove la moda vita c'è» PARLA IL GRANDE ASSENTE GMILANO. RANDE Assente da «Prèt-à-porter», Giorgio Armani, stilista della modernità, massimo talento internazionale, ha visto il film durante un volo da Milano a Londra, dove andava per «Così fan tutte». Le è piaciuto? «L'ho trovato un tipico film alla Altman: con tutta la genialità del regista, forse senza la violenza e l'esattezza d'altre sue opere. Senza forma: e la moda è il lavoro che dà forma alle cose. Senza bellezza, le modelle sembrano manichini, senza l'emozione estetica che a volte i vestiti sanno dare: e la moda è un luogo di bellezza. Altman tesse con i personaggi e gli eventi dei suoi film una rete che finisce per imprigionarne o nasconderne l'oggetto centrale: in "Prèt-à-porter" la moda sfugge, è quasi un pretesto, non c'è. Molti stereotipi se vo- gliamo un po' banali, riduttivi rispetto al ■nostro lavoro, ma (volutamente, immagino) non esiste nulla di quanto c'è di creatività, fatica, cultura e ingegno dietro la moda: io che la faccio, vedendo il film mi sento annullato. Peccato. Un'occasione perduta». Ma il film, secondo lei, è sulla moda oppure sulle sfilate di Parigi? «E' sui mass-media. Quella che mostra è una visione massmediologica della moda, è l'immagine di ciò che il dominio dei media ha costretto la moda a fare. E' una parte della verità, però una parte piccola. Cinque minuti fa ho visto in televisione la sfilata di Tierry Mugler a Parigi: fuochi d'artificio, stelle d'argento cadenti dal cielo; costumi più che vestiti, nudo, un grandissimo spettacolo rispetto al quale le nostre sfilate sono nulla. Parigi è quello: sì, Altman ha fatto un film non sulla moda ma sullo spettacolo parigino della moda». S'è divertito, vedendo il film? «Mi ha interessato, anche divertito, ma mi sentivo tagliato fuori: spesso i vestiti passano in secondo piano o neppure sono citati. Quel mondo non appartiene a me né a molti altri stilisti milanesi per i quali la moda è quella che esce dai negozi e che viene scelta dalle donne, non quella immaginata da frenesie anche eccentriche o sterili. Il film m'è parso senza vita e, dalla metà circa, pure un poco stucchevole: episodi, accumulazione, moltiplicazione di facce famose, tensione, tensione, tensione, e poi non succede nulla, manca la catarsi». La sfilata conclusiva, nella quale la stilista Anouk Aimée fa uscire le modelle tutte nude, non le è parsa significativa? «M'è parsa tristissima. Le ragazze non sono belle, e la simbologia è sciocca. Vuol dire che la moda è morta? Ma non è vero. La moda non è affatto morta». E' vero che dal film mancano due cose, Claudia Schiffer e la cocaina? «Claudia Schiffer manca di certo: è una presenza attuale emblematica, può piacere molto o poco ma in una visione della moda contemporanea non si può farne a meno. E probabilmente sì, manca pure la cocaina: circola in tutti gli ambienti (artistici, politici, industriali) , Ita. ' . ' -.1 no».9 OMIRQ7 dove si lavora in tensione, sotto sforzo, in competizione, creativamente». Manca Giorgio Armani. «Già. M'hanno riferito che ad Altman è stato chiesto perché, che lui ha risposto: "Perché apprezzo troppo il suo lavoro, perché è troppo serio". Spero che la battuta sia vera». Gianfranco Ferré ha appena fatto sfilare a Parigi una sposa vestita di nero, incinta di otto mesi. Nella sfilata finale di «Prèt-àporter» c'è una sposa nuda con velo e fiori bianchi, incinta di otto mesi. Film profetico, oppure scambio tra le due forme di comunicazione, cinema e moda? «Niente. Nessun messaggio. C'è soltanto il desiderio di fare in qualche modo parlare di sé». Ha l'impressione che nel film ci siano momenti pubblicitari? «Mi sembra un film sponsorizzato. Certi personaggi sono incongrui, proprio ti chiedi perché siano lì». Parla di Trussardi, di Bulgari? «Non parlo di nessuno. L'impressione è che ogni inquadratura abbia un sottofondo, un motivo doppio: il che non toglie nulla alla loro qualità». Il personaggio che le è piaciuto di più? «Sofia Loren regale, imperiale, e geniale nello spogliarello davanti a Marcello Mastroianni alludente allo spogliarello di trentadue anni fa in "Ieri, oggi e domani" di De Sica: m'ha detto di essere stata lei a sug gerire l'idea ad Altman. Mastroianni, una delle presenze più valide. Kim Basinger, di vertente, pertinente. E Anouk Aimée ha un' "allure" pazzesca». Gli elementi più vicini alla realtà? «Lauren Bacali, col suo distacco ironico e un poco malinconico. I compratori americani. Il trio delle giornaliste di moda, smaniose, competitive e umiliate dal fotografo di cui cercano d'assicurarsi il lavoro, è ab bastanza realistico. La grande festa dopo le sfilate: rispecchia bene un modo di essere». Secondo lei il film somiglia a: un circo, un congresso di partito, una convention commerciale americana un caravanserraglio o un festival del cinema? «A una convention commercia le americana. 0 a un girotondo di desideri inappagati». Lietta Tornabuoni y ■ Nella foto lo stilista Giorgio Armani con Sofia Loren

Luoghi citati: Londra, Milano, Parigi