Garboli critico erotico? di Geno Pampaloni

polemica. Da «Belfagor» le indignate accuse di un anonimo polemica. Da «Belfagor» le indignate accuse di un anonimo Garboli, critico erotico? Liala e Sade per spiegare la Morante — ROMA A che fastidio la spinta eretico-sessuale che anima la scrittura di Cesare Garboli! Che orrore il suo esibizionismo genital-letterario, la sua voglia di imporre (stiamo parlando di carta stampata, ben s'intende) la sua avvolgente, sensuale presenza! Il critico tra i più quotati della Penisola è torturato «dalla smania di rivelare il fondo viscido ed oscuro che si nasconde sotto le vesti e le scritture», stabilendo una complicità e un commercio con tutto il viscidume romanzesco che porta alla luce. La sua parola critica si nutre di una «elevazione fallica», di una retorica sessual-narcisista che a volte è molto utile per mascherare la povertà dell'argomentazione. Chi le spara così grosse? Chi si accanisce con tanta veemenza? L'attacco sarà nel numero che uscirà a fine mese di Belfagor, la rivista diretta da Carlo Ferdinando Russo, e la penna che lo sferra si nasconde sotto lo pseudonimo di Onesta Donati. La gentile aristocratica signora nella Favola di Machiavelli a Belfagor l'arcidiavolo preferisce il rustico Gianmatteo del Brica che, spassandosela con lei, ne fa una più del demonio. Con questo intervento la rivista di Russo supplisce all'assenza di Gianmatteo del Brica, nome de piume del saggista Giulio Ferroni, che si è trasferito a Reset. E la maligna Donati non è molto gentile nemmeno con il suo precursore Ferroni. Gli appioppa qualche sberla per la smania di presenzialismo, per la voglia di saltellare da una pagina all'altra dei giornali, suscitando «guazzabugli e polemiche» inessenziali. Ma il bersaglio su cui si accanisce l'Onesta Donati (non inganni lo pseudonimo, potrebbe essere un uomo) è il «corpo» della scrittura di Garboli. Il pretesto è la polemica sostenuta dal critico sulle pagine della Rivista dei libri con l'anglista e saggista Nadia Fusini. Oggetto del contendere è l'interpretazione del romanzo di Elsa Morante Menzogna e sortilegio. L'introduzione scritta da Garboli per una ristampa nei Tascabili Einaudi di una delle maggiori opere del secolo è stata pubblicata in parte sulla rivista. E non ha trovato un consenso entusiasta nella Fusini, che individua nel romanzo un'«epopea della povertà e della fernminilità». Al contrario, Garboli vedrebbe nel testo morantiano un fondo profondamente misogino. Ma quello che più disturba Onesta non è la diatriba Garboli-Fusini, bensì il modo in cui il critico arriva a dimostrare le sue tesi sulla Morante con una «turgida» scrittura che finisce per non centrare il vero senso del romanzo in questione. Il critico, infatti, per dimostrare la contaminazione di vari stili letterari in Menzogna e sortilegio usa una personalissima interpretazione. Da una parte vi ritrova la «pornografia rosa», quella dei romanzi per signorine come Liala o Delly, e, dall'altra, la «pornografia nera». Sarebbe a dire quella di De Sade, che il critico ricorda di avere letto «non solo con turbamento, ma spesso in erezione». Il che fa rabbrividire l'Onesta: «Quelle horreur!». E confessa di trovare molto impropria tanto questa contaminazione tra rosa e nero quanto la garboliana lettura con «erezione» e assai poco adatta per spiegare tutta la complessa problematica del romanzo. Insomma Garboli individua nella scrittu¬ ra femminile, in particolare della Morante, un tratto affascinante e malsano che lo turba, lo attrae e si riflette sulla sua stessa scrittura narcisistica e gonfia di «luminescente retorica». Maschera così «certa erraticità e imparzialità dell'interpretazione». Garboli, interpellato a Camaiore, confessa di non prendere troppo sul serio l'attacco: «Tutte stupidaggini. Invidie di accademici che non sanno come passare il tempo. Mi appaiono piccole beghe miserabili. Ed è anche poco interessante se sia un uomo, una donna, una coppia che si nasconde dietro questo anonimato». La ricca, brillante prosa di Garboli può essere definita come una forma di scrittura che si trova bene davanti «a opere sontuose eccessive, illimitate come quelle della Morante» per cui cerca sempre di avere un tono molto «alto», puntando ad un'«esaltazione esemplificante di se stessa e dei propri oggetti»? «Non mi pare proprio - osserva il critico Giuseppe Leonelli, che ha dedicato allo stile di Garboli pagine del suo La critica letteraria in Italia dal 1945 al 1994 -. E' la scrittura più metaforica della nostra prosa saggistica. Agisce come una forza maieutica rispetto all'oggetto preso in esame, e cioè fa emergere quanto di più recondito c'è nell'opera. Questa scrittura fa tutt'uno con l'intelligenza critica. Garboli, poi, che ha dedicato tra l'altro lavori a Penna e a Pascoli, ha compiuto preziosi studi di natura filologica. Si basa sugli elementi concreti, tutto il contrario di un esibizionismo narcisistico della parola. Questo articolo di Belfagor mi sembra scritto da qualcuno che si vuole mettere in mostra facendosi bello del suo attacco a uno dei più noti saggisti. Basso giornalismo». Onesta prende di petto anche l'attenzione che il saggista ha da anni dedicato a tante scrittrici, tra cui la Morante e la Ginzburg. Le narratrici, osserva la Donati, Garboli le vuole possedere completamente, afferrare, e, se è stato uno dei pochi a rompere gli schemi della misoginia maschile nei confronti delle donne, è coinvolto dall'«impossibile proposito di mettersi al posto delle donne, di capirle nel profondo». «Mi sembra esagerato - osserva Geno Pampaloni, a cui è capitato di definire il linguaggio saggistico di Garboli "mercuriale, imprendibile, continuamente inventivo" -, lo dico affettuosamente: Garboli è un "civettone", e quando parla delle donne civetta. E' come uno che si presenta con un mazzo di 12 rose rosse. E' un dato più caratteriale che stilistico. Vuole essere ammirato dalle donne». Mirella Serri L'imputato: «Invidie di accademici» Pampaloni: «E' un civettone» La requisitoria: «Sotto la scrittura si nasconde un fondo viscido e oscuro» rassegna di varia umanità Luigi Russo Casa Èdi«ice 1x0 Nella foto sopra, Elsa Morante. Qui accanto, Cesare Garboli. A sinistra, la rivista «Belfagor» In basso, Geno Pampaloni

Luoghi citati: Belfagor, Camaiore, Italia, Roma