Regalo-bomba scatta il terzo arresto

Pisa: ha 25 anni, in casa aveva un chilo di esplosivo. Forse è servito per l'attentato ai nomadi Pisa: ha 25 anni, in casa aveva un chilo di esplosivo. Forse è servito per l'attentato ai nomadi Regalo-bomba, scatta il terzo arresto Amico degli altri sospettati PISA. Il terzo l'hanno preso alle dieci del mattino. Si chiama Andrea Billi, ha 25 anni, vive a Pisa. Anche per lui l'accusa è quella di detenzione illegale di esplosivo. Gli hanno trovato in casa un chilo di polvere nera. Gliel'avrebbe venduto Emanuele Caso, il giovane arrestato giovedì sera. Caso ne aveva acquistato un chilo e mezzo, dunque manca all'appello mezzo chilo di S4. La tesi difensiva è che sia stato impiegato per fabbricare botti di Capodanno, il sospetto è che possa essere stato usato per confezionare il pacco-bomba consegnato ai due zingarelli a un incrocio, anche se appare strano che Billi non abbia pensato di disfarsene, dopo aver saputo dell'arresto dei suoi due amici. Gli inquirenti vanno cauti nelle indagini. Dicono: «Per ora abbiamo solo questa accusa minore e comprovata verso i tre indiziati», ma sottolineano «per ora». Durante gli interrogatori i tre hanno continuato a negare ogni responsabilità per l'attentato. Senza arroganza, ma sicuri di sé. «Sono ragazzi strani, difficili da inquadrare - dice il colonnello dei carabinieri Del Sette che ha condotto l'operazione - ma il dato più impressionante è la collezione di armi che due di questi detenevano». Sembra che i tre giovani fossero stati individuati poco dopo l'avvio delle indagini sul librobomba che ha sfigurato il piccolo Matteo, a Latignano. Si sono cercati tutti gli acquirenti di armi ed esplosivi in quantità abnorme, e i loro nomi sono caduti nella rete. Un ulteriore impulso accusatorio è stato dato dalla lettera minatoria firmata «Fratellanza bianca», ma neppure questo basta a farne gli autori dell'attentato al semaforo. E quindi gli inquirenti procedono con prudenza. Le condizioni dei due piccoli dilaniati dall'ordigno restano stazionarie. Sengul, la tredicenne «principessa» gitana, non è ancora fuori pericolo. La città ha risposto alla violenza con una fiaccolata di solidarietà che ha attraversato le vie del centro: vi hanno preso parte cinquemila persone. Ma c'è anche chi alimenta la tensione. In serata l'incubo di un altro pacco-bomba si è improvvisamente diffuso in città: una borsa abbandonata sul Lungarno ha fatto temere un altro attentato e la zona è stata isolata da polizia e carabinieri, facendo «impazzire» il traffico. L'allarme è rientrato due ore dopo, E nottetempo la sede locale del quotidiano La Nazione è stata imbrattata con vernice rossa. Forse uno sfregio perché il giornale ha manifestato solidarietà ai due piccoli nomadi feriti, creando un fondo con la garanzia dell'arcivescovo e aprendo la sottoscrizione con un versamento di dieci milioni. Anche tra i deputati è stata promossa una raccolta di fondi: 15 milioni la cifra raggiunta. [r. cri.] Uno dei padri: non è una colpa avere la passione per le armi Una madre: l'esplosivo? Serviva per Capodanno I due bambini feriti nell'attentato. Sopra, Sengul e a sinistra il fratellino Emran A sinistra Emran il bimbo ferito Sopra. Matteo ustionato da un libro bomba

Persone citate: Andrea Billi, Emanuele Caso

Luoghi citati: Pisa