In eredità il seme del marito

Roma, donna americana si rivolge al ginecologo del «caso Elisabetta» per essere inseminata Roma, donna americana si rivolge al ginecologo del «caso Elisabetta» per essere inseminata In eredità il seme del marito «E' morto, voglio un figlio da lui» ROMA. Un «dono d'amore», prima di morire: il proprio seme. Lui, malato di tumore, alla vigilia della chemioterapia ha deciso di lasciare a lei la possibilità di avere un figlio. La donna ora ha chiesto al ginecologo romano Pasquale Bilotta di essere fecondata con quel seme congelato. Per il medico «è inutile scendere in altri particolari», il problema è di tipo etico e per questo si è rivolto giovedì, con una lettera, al ministro della Sanità e ai presidenti del Comitato di bioetica, della Società italiana di ostetricia e ginecologia e della Società italiana di sterilità chiedendo come deve comportarsi. «Non voglio - ha detto Bilotta - aggiungere una parola in più, anche per segreto professionale. Non voglio che si pensi che voglio farmi pubblicità. La mia sola intenzione è quella di accelerare l'approvazione di una legge sulla procreazione assistita». «Al quesito di Bilotta - ha subito replicato il ministro della Sanità Elio Guzzanti - si può dare una risposta, come parere, dalla Commissione nazionale di bioetica e come atto normativo dalle eventuali iniziative al riguardo assunte dal Parlamento». La vicenda, ha raccontato il ginecologo, riguarda una sfortunata coppia, italiana lei e statunitense lui. Mentre quattro anni fa erano in Italia, lui si accorge di avere un tumore ai testicoli. Prima di sottoporsi alle cure, fa congelare il seme, attualmente conservato nel centro di Bilotta. La donna, che ora vive negli Stati Uniti, ha chiesto di poterlo utilizzare e già diciotto mesi fa aveva inviato al medico un certificato, sottoscritto da tre testimoni, in cui l'uomo, prima di morire, le lasciava la piena disponibiltà del seme. «Sono totalmente aperto alle indicazioni che il presidente del Comitato di bioetica, il ministro e gli altri esponenti da me interpellati vorranno darmi - ha spiegato Bilotta -. In mancanza di una legislazione i primi ad andarci di mezzo siamo noi operatori che siamo come dei carbonari. Non aggiungo altro perché non voglio più polemiche su tv e giornali». Sull'iniziativa di Bilotta è intervenuto anche il presidente dell'Ordine dei medici di Roma e provincia, Benito Meledandri, che sta «indagando» su un'altra polemica al cui centro era Bilotta, assieme al ginecolo Severino Antinori e all'andrologo Ermanno Greco: quella di Elisabetta, «la bimba nata due anni dopo la morte della mamma». «Bilotta - ha detto Meledandri - ha fatto bene a presentare questa interpellanza perché sollecita una legislazione sull'argomento. Io ho preceduto la sua iniziativa: tempo fa ho scritto al ministro della Sanità sullo stesso problema. Ci vuole una legge che dica cosa si deve fare nell'interesse del nascituro, senza seguire le esigenze del padre o della madre. Avrebbbe fatto meglio però a tenere per sé l'iniziativa, invece di divulgarla, perché anche così si finisce nella pubblicità». Ma non siamo di fronte soltanto a una questione strettamente sanitaria. Secondo il ministro Guzzanti, la complessa materia della bioetica investe tanti e complessi problemi giuridici, sociali e soprattutto etici, da richiedere l'assunzione di decisioni definitive da parte degli organismi competenti, nel caso specifico di quelli parlamentari», [r. cri.] Il dottor Bilotta scrive all'Ordine: «Ditemi voi cosa fare Non voglio polemiche» Il ministro Guzzanti rimanda la decisione alla commissione di bioetica: decida lei Il ginecologo romano Pasquale Bilotta al quale si è rivolta la donna

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