Corsia veloce per Enel e Stet di Roberto Ippolito

1 II Senato snellisce le procedure per le cessioni. Stop a nuove concentrazioni di potere 1 II Senato snellisce le procedure per le cessioni. Stop a nuove concentrazioni di potere Corsia veloce per Enel e Stet E per i telefoni si affaccia anche Pirelli ROMA. Slalom riuscito. Le privatizzazioni aggirano alcuni ostacoli disseminati al Senato. E possono correre. La vendita delle azioni della Stet e dell'Enel è ora possibile, senza indugi e senza troppi problemi. A consentirlo è una mozione approvata dall'assemblea del Senato e presentata da progressisti, leghisti e popolari. Il documento subisce alcuni ritocchi voluti dal ministro dell'Industria Alberto Ciò che riesce a stemperare alcuni punti. Risultato: la mozione contiene molti vincoli di principio, quasi nessuno pratico. Sono previste «procedure competitive» per realizzare le privatizzazioni e si sancisce l'impegno a evitare nuove concentrazioni di potere. Ma, per fare presto, scompare la richiesta al governo di privatizzare l'Enel solo dopo la separazione contabile dei suoi settori di attività (produzione, trasmissione e distribuzione). E, sempre per accelerare i tempi, per mettere in vendita la Stet basta avviare e non attuare la liberalizzazione delle telecomunicazioni, liberalizzazione promossa in parte ieri con un provvedimento del Consiglio dei ministri. Il governo, dice Ciò ai senatori, «non intende rinunciare in alcun modo ai doveri che gli competono nel decidere a chi vendere e a quanto vendere». Dall'affermazione si ricava l'impressione che il governo non accetti lo stop alla vendita in blocco, chiesto da progressisti, popolari e leghisti, delle azioni Stet alle banche in base alla proposta della cordata formata da Mediobanca, Banca commerciale, Credito italiano e Banca di Roma, cordata poi imitata dall'Imi. Del resto il no alle banche figura solo nella premessa (che non può essere vincolante) della mozione progressista. Per il capogruppo progressista Cesare Salvi, invece, la mozione varata impegna il governo «a impedire l'ipotesi di vendita» in blocco alle banche, definita «in contrasto con la legge». La premessa, quindi, secondo Salvi vale. Il capogruppo progressista è poi soddisfatto per il fatto che si possa privatizzare le aziende che gestiscono servizi pubblici solo dopo aver costituito le authority, gli organismi di vigilanza. Ciò vuole che il campo sia sgombrato da qualsiasi impedimento, visto che le privatizzazioni sono una «assoluta priorità». Quindi «no» alle pause di riflessione invocate da Rifondazione comunista con un'altra mozione, poi respinta. Sì invece al documento proposto da Forza Italia (ugualmente respinto) contenente un via libera alle cessioni, ma con modalità non del tutto gradite al governo. Il ministro riconosce al Parlamento il diritto di essere informato. E con i senatori si limita a indicare dove fare attenzione: è «necessario evitare - si legge nella mozione approvata - controlli mo- nopolistici o incestuosi e concentrazioni di potere economico distorsive di un sistema equilibrato». Bisogna quindi evitare casi di strapotere. Il riferimento ai rapporti incestuosi significa vigilare per evitare che le aziende fornitrici (come Pirelli, Ericsson o Alcatel) assumano il controllo della Stet. La mozione non nega però il diritto a queste aziende di comprare azioni, come chiedeva il senatore progressista Vincenzo Visco. Si dovrà invece garantire che tutti i fornitori siano posti nelle stesse condizioni, indipendentemente dal possesso di azioni. E proprio ieri, con un'intervista all'«Espresso», l'amministratore delegato della Pirelli Marco Tronchetti Provera conferma la volontà di trovare un legame con la Stet: «Oggi - afferma - Pirelli è già un fornitore molto importante del sistema Stet, ma potrebbe diventare qualcosa di più. Potrebbe essere il partner tecnologico delle telecomunicazioni italiane che guardano al 2000». Dalla mozione approvata scompare anche il divieto per le società di gestire le reti di telecomunicazioni e di utilizzare per i propri affari. Altrimenti, la società per i telefonini che si staccherà dalla Telecom non avrebbe potuto utilizzare la rete Telecom, l'unica esistente. Roberto Ippolito 1 Biagio Agnes presidente della Stet e (a sinistra) il presidente dell'lri Michele Tedeschi

Persone citate: Biagio Agnes, Cesare Salvi, Ericsson, Marco Tronchetti Provera, Michele Tedeschi, Vincenzo Visco

Luoghi citati: Roma