Francia'44 una tragedia inutile di Bruno Ventavoli

Un grande critico ricostruisce un massacro dimenticato: per farne il simbolo del nostro destino Un grande critico ricostruisce un massacro dimenticato: per farne il simbolo del nostro destino Francia '44, una tragedia inutile Tzvetan Todorov diventa «storico» della Resistenza: fu vero eroe solo chi cercò di salvare vite umane 771AINT - AMAND - MONL ' TROND contende ad altri % paesini limitrofi il «privi11 legio» di sorgere nell'esat- *ZJto centro geografico della Francia. E' il classico angolo tranquillo e grigio. Ma negli anniversari della Liberazione è tornato alla ribalta per un massacro accaduto nel giugno del '44. Partigiani, miliziani di Vichy e tedeschi, cattura di ostaggi da entrambe le parti, trattative estenuanti e inconcludenti, traditori, vittime innocenti tra i civili, un olocausto ebraico. Una mattanza che Tzvetan Todorov, lo studioso letterario di origine bulgara, ricostruisce nel volume Una tragedia vissuta. Scene di guerra civile (in uscita da Garzanti). Con l'acume di chi è abituato a decodificare segni e strutture romanzesche, Todorov scende nei particolari, rievoca l'eccidio semidimenticato, offuscato nei ricordi contraddittori, per ristabilire la verità e soprattutto le «responsabilità individuali». A SaintAmand la crudeltà si mescola col caso, la tragedia con l'inesperienza, l'eroismo con le situazioni grottesche, il patriottismo con la sfortuna. A cinquant'anni di distanza dalla «liberazione», dice Todorov, occorre più che mai superare «sia l'agiografia dei vincitori (che invece si addice così bene alle celebrazioni ufficiali) sia il suo doppio rovesciato, la denigrazione sistematica; e lo stesso si potrebbe dire dei vinti». Non c'è un «mondo in bianco e nero», di bene e male contrapposti, ma tante posizioni sfumate dove i protagonisti della storia agiscono, scelgono, esercitano liberamente la propria volontà. E in questo universo bellico, tra maquis e miliziani, domina «l'etica della convinzione», la morale del sacrificio: la politica, cioè, è dolorosamente superiore a qualunque vita umana. Nella tragedia di questa «guerra civile», tutto comincia con lo sbarco in Normandia, e con l'egemonia comunista sulla galassia di organizzazioni partigiane. Ci si aspetta che gli alleati liberino la Francia rapidamente e i comandi maquis premono perché i parti- giani prendano l'iniziativa, insorgano, contribuiscano attivamente a cacciare il nemico dal suolo patrio. Il 6 giugno, alle sei del mattino, un gruppo di partigiani si riunisce per decidere la prima «clamorosa» liberazione di una città francese: Saint-Amand. I maquis sanno che la sproporzione tra le forze è enorme, che l'armamento è insufficiente, ma decidono di intervenire. Assaltano la sonnacchiosa guarnigione di miliziani. Conquistano il paese senza combattere. Alcuni nemici fuggono, altri si lasciano prendere prigionieri. Tutto è stato semplice, campagnolo, con risvolti al limite del comico. Si festeggia la libertà in un radioso mattino, spillando botti di vino e aprendo casse di tabacco. Il popolo fischia i prigionieri di Vichy, diventa leone dopo quattro anni di «oppressione». Ma c'è subito una brutta sorpresa: un aereo tedesco sorvola a bassa quota la città. I nazisti, dunque, non sono stati annientati dagli alleati. Panico. La stessa folla che prima osannava, si precipita in casa a far fagotto per fuggire prima della rappresaglia tedesca. Anche i partigiani decidono di andarsene, perché non potrebbero resistere al contrattacco, e stabiliscono di prendere ostaggi (non si sa bene quanti, perché le fonti storiche divergono). Dopo una rapida riunione si scelgono i più «colpevoli» (i traditori, gli informatori, i miliziani), vengono invece trattenute tutte le donne (amanti occasionali del nemico, e la fiera moglie di un capo miliziano) perché posseggono «un alto valore di scambio». I partigiani sottolinea Todorov - ragionano come i nazisti: imprigionano innocenti, non solo soldati combattenti. Quando la notizia dell'insurrezione si propaga, scatta la macchina della repressione. E la tragedia si intreccia col grottesco. Per paura e tensione alcuni partigiani si ammazzano a vicenda nel buio della notte, gli amici vengo¬ no scambiati per nemici, pallottole vaganti falciano chi si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato, avvengono fucilazioni a caso e saccheggi. L'ordine fascista è ristabilito nella sbigottita Saint-Amand. Sui muri compaiono i tetri marnasti di Vichy che impongono ai partigiani di restituire gli ostaggi, altrimenti la città sarà distrutta. Si mettono in moto complesse trattative per lo scambio dei prigionieri. E in questa situazione, secondo Todorov, solo i mediatori dimostrano «umanità». Scarpinano per boschi e montagne, rischiano di rimetterci la pelle nelle imboscate, si ostinano a negoziare per salvare vite umane. Mentre le due controparti, ugualmente colpevoli, restano caparbiamente ancorate alla loro ideologia di odio verso il nemico. Il capo miliziano sembra rivolere sua moglie più per amor proprio che per amore coniugale, e se questo è impossibile meglio che muoia piuttosto che abdicare agli ideali di intransigenza. E gli uomini? Possono anche essere passati per le armi, chi se ne frega, sono soldati, dovevano battersi invece di lasciarsi catturare. Il capo dei partigiani la pensa alla stessa maniera. Le donne che ha preso in ostaggio hanno amoreggiato col nemico, non meritano niente, e possono diventare spie se rilasciate, i civili di Saint-Amand nelle mani di Vichy avrebbero dovuto arruolarsi tra i partigiani, peggio per loro. Poi l'accordo si trova, le donne vengono liberate, anche se i piccoli incidenti della quotidianità intralciano le strategie militari (mancano posti in macchina, si sbaglia strada, una ragazza abortisce, un'altra preferisce stare coi partigiani temendo le botte del padre infuriato per i suoi amori). Si vorrebbe anche proseguire nella reciproca liberazione di ostaggi. Ma nel frattempo i tedeschi hanno lanciato un'offensiva e attaccato gruppi partigiani. Le trattative si bloccano. I miliziani in ostaggio vengono sommariamente impiccati, perché divenuti un peso nella fuga di fronte ai nazisti. Per rappresaglia civili e partigiani vengono torturati, fucilati e spediti in campi di concentramento. Nel duello di rappresaglie incappa anche la piccola comunità ebraica della zona. Un feroce miliziano antisemita approfitta delle vendette incrociate per sterminare un'ottantina di ebrei (e ne saccheggia i beni). La tragica vicenda dell'inutile insurrezione di Saint-Amand si conclude così con qualche centinaio di inutili morti. La guerra prosegue il suo corso, poco attenta alle microstorie. E la prima cittadina francese a insorgere sarà l'ultima a essere liberata, il 13 settembre del 1944.1 veri torti e i veri meriti durante l'occupazione cadono rapidamente nell'oblio. Alcune delle vittime si dissolvono addirittura nel nulla, nessuno ricorda più il loro nome. La memoria dei testimoni diretti si offusca, il rimorso per i gesti orribili compiuti da entrambe le parti lavora silenzioso in fondo all'animo dei singoli (c'è chi si abbandonerà al bere, chi si suiciderà). Ma tra le pieghe della guerra di liberazione, Todorov ripesca personaggi minimi, dimenticati, che intercedono per vittime potenziali. La madre che si sacrifica per il figlio, il contadino che rischia la vita per salvare un ebreo, l'uomo che testimonia in favore dei vinti minacciati dal risentimento collettivo. Questi personaggi non si rassegnano all'indifferenza, né si piegano alla sacralità dell'ideologia. Le loro azioni non hanno nulla di eroico né di eccezionale. «Richiedono, più che un coraggio eccezionale, una fede nell'uomo e un sentimento intenso nella comunità degli uomini: ciascuno di essi ha compreso che non poteva vivere felice se l'infelicità colpiva gli esseri accanto a lui. Nei grandi momenti della storia gli eroi sono necessari alla patria. Ma è per tutta la loro esistenza che le comunità umane hanno bisogno dei portatori di queste virtù umili e quotidiane». Bruno Ventavoli Una formazione di partigiani francesi Un gruppo di maquis con un tedesco prigioniero; qui sotto Todorov

Persone citate: Garzanti, Todorov, Tzvetan Todorov

Luoghi citati: Francia, Normandia, Vichy