Incontri ravvicinati con il mistero di Gustavo Rol di Remo Lugli
ALBUM >I CINQUANTANNI, Nel salotto del sensitivo torinese, di fronte ai suoi prodigi: una straordinaria testimonianza di Remo Lugli Incontri ravvicinati con il mistero di Gustavo Rol Sapeva provocare tempeste nell'animo altrui, affascinò Croce e Fermi, Einstein e Cocteau TORINO LI oggetti della sua celebre casa torinese nei giorni scorsi all'asta, pezzi d'antiquariato preziosi o curiosi, soprattutto parti d'un fenomeno che attira e insieme respinge, tuttora sconvolgente: ma chi è stato, davvero, Gustavo Rol? «Io sono la grondaia che convoglia l'acqua che cade dal tetto». Tutti quelli che lo hanno avvicinato sanno che così spiegava se stesso, mentre l'azzurrissimo occhio da Mago Merlino era capace di provocare più d'una tempesta nell'animo altrui. E tutti, principi, artisti e scienziati, Fellini e Croce, Cocteau e Fermi, oltre a una folla di donne e uomini senza volto e senza nome, hanno cercato, lungo un sessantennio, di carpire il mistero di queste parole dovendo infine accettare di rimanere al di qua di una soglia alla cui vista già la ragione si smarriva. Rol non ne consentì l'accesso neppure agli studiosi, medici, fisici, biologi che volevano esaminarne l'eccezionalità. Infatti «non è la grondaia che va analizzata diceva -, bensì l'acqua e le ragioni per le quali quella "Pioggia" si manifesta». Una pioggia divina, ne era certo. Quindi né sensitivo, né mago, né veggente. L'uomo che riusciva a far passare un oggetto attraverso una parete e deporre ai piedi di una signora una rosa freschissima un secondo prima inesistente, si considerava una sorta di tramite tra Cielo e Terra e perciò senza particolari meriti ma con molti doveri. Sicché la sua maggiore attività, per tutta la lunga vita, non è stata interagire con la materia ma mettere le proprie fa¬ coltà a disposizione degli «altri». Sembra questa la chiave usata da Remo Lugli nel suo libro in uscita presso le Edizioni Mediterranee: Gustavo Rol - Una vita di prodigi, introduzione di Paola Giovetti (mentre un'altra persona molto vicina al «mago», Maria Luisa Giordano, sta per pubblicare da Gribaudo Rat, oltre il prodigio, presentato da Valentina Cortese e Nico Orengo). Con una probità di scrittore-cronista esemplare, Lugli esplora l'universo Rol a tutto campo appoggiandosi agli scritti, ai dibattiti, alle polemiche che hanno accompagnato il personaggio per decenni e soprattutto alle testimonianze: resoconti degli espe- rimenti «visti dagli altri», e resoconti di esperienze personali. Sono queste le pagine centrali, più suggestive: una sorta di ricostruzione in diretta, attraverso appunti presi a caldo, delle più importanti tra le centinaia di sedute delle quali Lugli fu testimone tra il '72 e l'80, insieme col ristretto gruppo di amici che Rol accoglieva nel salotto «napoleonico» di Torino. Ed ecco che, oltre a «vedere» Rol mentre compie su mazzi di carte, intonsi e intoccati, «miracoli» di ogni genere ormai abbastanza noti, lo scopriamo mentre dipinge (è buon pittore lui stesso) senza pennelli né colori al modo di Ravier; materializza una testa di Cristo di El Greco; «regala» un mazzo di fiori bianchi di Braque; incide sul foglio, infilato nella tasca d'un amico, un mosaico di versi di Baudelaire. Senza contare la volta in cui fa comparire l'assegno di un milione firmato da un fucilato del '43 o quando, in vena di divertimento, fa volare una «frappa», uno di quei dolci di carnevale che i toscani chiamano «cenci». «Anche qui - spiega Lugli - si attaglia la teoria del "doppio", cioè il corpo eterico o astrale, un'energia che si separa dall'organismo ed è in grado di condurre vita propria essendo portatore di coscienza, memoria, volontà». E che dire di Rol fre¬ quentatore di casinò dove per sé, da giocatore, non azzecca mai un numero ma che, appena alzato dal tavolo, si diverte a scrivere di seguito tutti i numeri che poi puntualmente escono sulle varie roulette? Operazioni da lasciar stupefatto perfino Einstein e da attirare l'attenzione di un indagatore come Ceronetti, ma che forse sono poco a confronto con il Rol formidabile diagnosta chiamato da famosi medici e chirurghi in momenti di speciale difficoltà, con il Rol che si accosta al capezzale di ammalati gravissimi riuscendo a far scomparire, per ore o giorni, le loro sofferenze. Una grande pietas. Forse anche un «trucco» per allontanare il terrore che lo accompagna da sempre e che, nelle lunghe passeggiate notturne nella Torino del dopoguerra, arriva a confidare a un'amica con angoscia: «Avrei la forza di uccidere un uomo a distanza». Mirella Appiatti Gustavo Rol
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