Porle aperte ai tesori d'arte di Gabriele Beccaria

Cronache Grazie al Fai saranno visitabili nel weekend palazzi, chiese e ville di 50 città sempre chiusi Porle aperte ai tesori d'arte Visite a 150 monumenti «proibiti» B ENVENUTA arte. Domani e dopodomani si spalancheranno porte, portoni e portali che restano sempre chiusi e per 48 ore in Italia balugineranno gli splendori di chiese, palazzi, torri, ville, monasteri, teatri, giardini, botteghe e cimiteri dimenticati. Ritornerà alla luce un patrimonio che non sapevamo di possedere e 150 monumenti si offriranno alla curiosità di una folla di visitatori. L'anno scorso furono oltre 150 mila, il 18 e il 19 marzo saranno probabilmente ancora di più. Questo miracolo di volontà e di cultura è opera del Fai - il Fondo per l'Ambiente Italiano - che ripropone la «Giornata di Primavera», un maxi-evento che coinvolge una cinquantina di città dal Nord al Sud. «Sarà una festa popolare intorno a monumenti normalmente chiusi al pubblico o di difficilissimo accesso e grazie alla quale sarà possibile riscoprire il nostro passato», spiegano alla fondazione, che ha mobilitato un migliaio di volontari per organizzare le visite guidate gratuite. L'intenzione è lodevole ed eroica: far rivivere un frammento dei nostri devastati «giacimenti» culturali, avvicinare il grande pubblico all'arte, diffondere una sensibilità che la disattenzione dei poteri pubblici ha contribuito a minare. «Se nessuno si ricorderà più di quei monumenti - lancia l'allarme il Fondo per l'Ambiente -, questi finiranno rapidamente per estinguersi». Allora varrà la pena di andare a scoprire uno dei luoghisimbolo dei fasti della nobiltà papalina, il Palazzo Chigi di Ariccia, nel verde dei Colli Al- bani. Circondato da uno sterminato parco, nacque del '400, fu modificato un secolo dopo da Gian Lorenzo Bernini e fu portato allo splendore dai principi Chigi nel 1861. Prima dell'oblio, rivisse un'ultima volta come set cinematografi¬ co per il «Gattopardo» di Luchino Visconti. E a proposito di saloni e affreschi mai visti, nell'elenco dei «magnifici 150» sono compresi anche Palazzo Carpano, una residenza patrizia di fine '600 nel centro storico di Torino, famosa per il suo atrio con le scale a rampa e la volta ellittica, e la cinquecentesca Villa Imperiale Scassi «La Bellezza» di Genova-Sampierdarena. Al Castello Reale di Racconigi, invece, gli appassionati di cose sabaude potranno curiosare negli appar¬ tamenti dove visse la regina Elena, moglie di Vittorio Emanuele III, e dove nacque Umberto II. Ma l'arte - insegna il Fai - si nasconde anche in luoghi più umbratili. Per esempio, in un laboratorio oggi abbandonato e che al tempo dei commerci con il Levante era la cartiera di Amalfi, dove gli artigiani lavoravano secondo una tecnica cinese trasmessa loro dai mercanti arabi. Oppure il bello si agita dietro i cancelli del Giardino Buonaccorsi, vicino a Macerata: una perla del tardo barocco su cinque livelli, affollata da fauni, obelischi, vasi, giochi d'acqua, teatrini con automi in legno ancora perfettamente funzionanti. E altrettanti stupori susciteranno l'antico cimitero ebraico di Firenze, edificato nel 1771 e inagibile da decenni, e il negozio in stile liberty del barbiere Giacalone, in piena città vecchia a Genova. La lista delle bellezze della «Giornata di Primavera» riempie pagine fitte fitte ed è impossibile tracciare la mappa ragionata di una kermesse tanto ricca, ma non si può passare sotto silenzio l'occasione unica di visitare a Roma le stanze di San Luigi Gonzaga, il giovane gesuita che verso la fine del '500 si segregò in alcune stanzette per studiare teologia, grammatica e latino. Chi passerà dalle parti di Milano, invece, non perda l'eccezionale Santuario di Sant'Antonio Abate, il più prezioso scrigno del '600 lombardo, mentre a Bergamo sarà visitabile la famosa Casa della Pietà Colleoni e a Venezia si spalancherà Palazzo Labia con la sua Sala Specchi affrescata da Giambattista Tiepolo. Peccato che l'affannato turista non avrà tempo di vedere se non una minima frazione di tanti splendori. Da lunedì, torneranno sottochiave. Gabriele Beccaria