Popolari dalla rissa spunta Bianco

Il filosofo fa ricorso al giudice: «Il vero leader sono io, ormai la scissione è avvenuta» Il filosofo fa ricorso al giudice: «Il vero leader sono io, ormai la scissione è avvenuta» Popolari, dalla rissa spunta Bianco Eletto segretario, ma Buttiglione: decisione illegale ROMA. Gerardo Bianco, Jerry White per gli amici, ò così emozionato che quando entra all'hotel Ergife, senza accorgersene, va quasi a sbattere contro un muro. Le palpebre vanno su e giù in preda ad un tic e, come se non bastasse, Jerry White sente male da un orecchio, ma non tanto da non sentire l'annuncio fatto da Giovanni Bianchi alle 8 della sera: «Amici, Gerardo Bianco è il nuovo segretario del ppi!». Bianco è stato eletto con 113 voti dal consiglio nazionale del ppi, che è riuscito a riunirsi in numero legale, superando con qualche batticuore «quota 107», cioè la metà più uno dei componenti il parlamentino scudocrociato. Ma secondo un copione scritto già da tre giorni, Rocco Buttiglione, dal suo ufficio di piazza del Gesù, ha fatto immediatamente diffondere la sua scomunica: «Oramai nel ppi siamo alla scissione: nel partito c'è un solo segretario e sono io, il Cn che ha eletto Bianco è illegale e in presenza di briganti ci si rivolge alla magistratura». E così, dalle 20 di ieri, il ppi ha due segretari, con tutto quello che di surreale ne consegue: questa mattina davanti al portone di piazza del Gesù si presenteranno due signori che diranno di essere il segretario del partito. Una scena tra Feydeau e Pirandello, che oltretutto prepara un altro paradosso: nella lotta senza quartiere tra Buttiglione e la sinistra, alla fine non sarà la maggioranza del parlamentino a decidere chi ha ragione, ma un giudice della pretura di Roma. Già da tre giorni infatti Buttiglione ha studiato tutte le mosse legali con l'avvocato Giuseppe Guarino e anche la sinistra ha pronte le contromosse, sotto la regia di Lorenzo Acquarone, uno degli avvocati amministrativisti più bravi (e ricchi) d'Italia. E così, il 16 marzo 1995, nel diciassettesimo anniversario del rapimento di Aldo Moro, si è in qualche modo avverato l'anatema del leader assassinato dalle Br: «Se la de passerà all'opposizione - scrisse dalla prigionia Moro - si sfalderà come un cristallo in mille pezzi». E un cattolico sofferto come Giovanni Bianchi ha ricordato quell'anniversario aprendo i lavori del consiglio nazionale e lo ha fatto chiedendo «un minuto di raccoglimento». Tutti si sono alzati immaginando un ricordo formale, come avviene in questi casi: una manciata di secondi, un bell'applauso e poi di nuovo tutti seduti. E invece no, il severo Bianchi è restato in piedi, Franco Marini e molti altri hanno accennato a sedersi, ma lui Bianchi restava immobile. E trascorso tutto intero il minuto, Bianchi ha pronunciato il suo de profundis: «L'eterno riposo...». I più laici e più cinici hanno fatto gli scongiuri e finalmente, dopo aver ricordato «Bachelet, Moro e Ruffilli», il presidente Bianchi ha annunciato, tra gli applausi ritmati anche di personaggi posati come Guido Bodrato, che «in sala sono presenti 115 consiglieri». In parole povere, ai 102 che sabato scorso avevano votato la sfi¬ ducia, si sono aggiunti ieri 13 ex fans di Buttiglione. E poi, senza neanche farlo parlare, Bianchi ha annunciato che «il candidato alla segreteria come reggente fino al congresso del 15 giugno è Gerardo Bianco e lo affiancheranno Marini, Gargani, Pistelli e D'Andrea». Si vota (a scrutinio segreto) e Bianco ottiene 113 voti, tutti i presenti, tranne Alessandro Duce, il cassiere del partito nominato da Buttiglione. Eterno peone, mai intruppato nelle correnti, sempre avversario dei comunisti, nel suo primo discorso da segretario Bianco ha fatto capire dove batte il suo cuore: «Non ci subordineremo a nessuno: staremo rigorosamente al centro per costruire una politica di centro». Ma nei prossimi giorni, più che guardarsi dalla sinistra interna che gli tirerà la giacca per spingerlo verso il pds, il pacifico Bianco dovrà attrezzarsi ad una guerra di nervi e di «azzeccagarbugli». Rocco Buttiglione, assieme ai fedelissimi, ha messo a punto ieri il suo «piano segreto». Prima mossa: oggi parte il ricorso ai probiviri per annullare il Cn e sospendere Bianchi e se possibile, anche i 114 consiglieri che vi hanno partecipato. Seconda mossa: «rifare gli organismi» dirigenti con gente fidata e far approvare da questa struttura «parallela» la sua linea politica, che è quella di fa- re alleanze, da subito, con il Polo. Terza mossa: far passare la decisione di «sfiduciare» il governo Dini e di «chiedere le elezioni anticipate». E a chi gli chiedeva notizie sul ricorso alla magistratura, Buttiglione ha risposto: «Aspettiamo le mosse degli altri, vedrete che potrebbero essere loro a chiedere al pretore di congelare il simbolo...». Ma un conto sono i progetti pensati a tavolino, altro è la realtà. E se stamattina, quelli dell'«altro ppi» chiederanno di occupare gli uffici già in mano agli uomini di Buttiglione, il filosofo ha già dato l'ordine: «In quel caso chiamate i carabinieri...». Fabio Martini «Questo Consiglio nazionale è stato convocato illegalmente non può eleggere un segretario». «Credo di essere ancora il segretario del ppi. Il partito ha una sua legalità interna che io rappresento e difendo». Fuori dalle regole non c'è il partito, fuori dalle regole c'è la prepotenza». «Sono sicuro di avere il consenso della grandissima maggioranza di quelli che hanno votato popolare», «lo sono convinto che il Consiglio nazionale operi in perfetta armonia con lo statuto e quindi ho accettato questa nomina». «Mando a dire a Buttiglione che rifletta bene, che cerchi non di lacerare ulteriormente il partito». «La strada che i suoi amici hanno indicato a Buttiglione è sbagliata. Se riconosce questo errore possiamo rimetterci insieme».

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