L'erba nuova nel campo di zio Vanja di Anna Zafesova
L'erba nuova nel campo di zio Vanja LA STORIA L'erba nuova nel campo di zio Vanja LMOSCA O zio Vanja, il fabbro, si è impiccato di notte. Non ha asciato nessun biglietto, ma tutti danno capito che era per l'arresto di sua moglie, Liudmila. Il giorno prima la polizia era piombata nel villaggio di Babstovo e l'aveva portata via. Era stata vista al mercato, in città, a vendere bacche della taigà e canapa secca. I contadini di Babstovo hanno scrollato le spalle. I dintorni sono pieni di canapa, nessuno la coltiva, cresce da sola, da sempre. E fino a un anno fa molti non sapevano neppure cosa fosse. La droga era quasi sconosciuta perfino a Mosca, capitale di tutti i vizi, per non parlare della Russia profonda. La vita scorreva senza imprevisti, con la certezza che il domani sarebbe stato identico all'oggi. E per rimediare alla noia c'era sempre la vodka. Ma poi è arrivato il proibizionismo di Gorbaciov e la vodka è scomparsa. Poi sono scomparsi anche il lavoro, i soldi e la speranza. Ed è stata scoperta '«erba»: cresce un po' dovunque e l'oblio che offre è gratis. A Babstovo ora la fumano quasi tutti, uomini e donne. Dopo l'arresto lo zio Vanja è rimasto in casa, tra le foto di Liudmila, un tempo la più brava mungitrice del kolkhoz e il giornale locale pubblicava spesso in prima pagina lei sorridente accanto a una mucca. Le mucche sono state mandate al macello: mancano soldi per sfamarle. I duecento abitanti di Babstovo erano stati mandati dal grande Stato socialista a colonizzare la taigà. Ma i faraonici progetti di Mosca, lontana diecimila chilometri, sono naufragati. E i pionieri del Far East russo sono rimasti in questo villaggio al confine con la Cina, dove il kolkhoz da mesi non paga più lo stipendio, la scuola e il cinema sono chiusi, il telefono tagliato, il pane arriva due volte a settimana e gli unici divertimenti sono la tv e - adesso - la canapa. La polizia ha cercato anche la figlia di Liudmila, Marianna, che era andata insieme con la mamma al mercato. Hanno chiesto aiuto a Nina Izmailova, l'unica poliziotta di Babstovo, che però non ha voluto collaborare con i colleghi di città: «Venite qui belli grassi, con le tute mimetiche da far paura. Non sapete come si vive qui». La quindicenne Marianna nel frattempo partoriva in casa della poliziotta Izmailova. Il bambino è nato morto. «Mettono dentro i contadini, ma chi deve badare ai loro figli?», si giustifica Nina. . Ora la poliziotta cerca di salvare dalla galera la giovane Galia che ha barattato un sacco di «erba» con un televisore bianco e nero. Nina la interroga più come un'assistente sociale che come poliziotta: «Sei scema? Perché hai confessato? Cosa sarà dei tuoi tre figli?». Poi la sbatte fuori nel corridoio e riscrive il verbale. «Firma qui, te la cavi con una multa». Ma la sera la polizia è tornata dalla città per perquisire il villaggio casa per casa, in cerca di altri contadini dediti a questo vizio di cui nessuno qui aveva sentito parlmare prima. Sono andati perfino da Raisa Ivanovna, da 30 anni medico del villaggio, una medaglia per i meriti nel lavoro. La numerosa famiglia della dottoressa ha accolto i poliziotti con indifferenza. Non si sono nemmeno staccati dal televisore: c'era «Rosa selvatica», telenovela messicana. La canapa è stata trovata in cantina, accanto ai sacchi di farina. Anna Zafesova
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