TELEVITTIME IO VI VENDICO

TELEVITTIME IO VI VENDICO TELEVITTIME IO VI VENDICO «Perché è lì che si disprezza maggiormente il pubblico. Ho guardato come viene trattata la gente invitata ai programmi di giochi a premi: animali, animali disprezzati e derisi». Ha lavorato sul campo? «Sì: dopo aver diligentemente guardato le trasmissióni che non conoscevo, mi sono messo in cerca di tutte quelle parti di programma che vengono scartate. E' lì che si consuma la beffa o la violenza peggiore». Che differenza ha notato tra la televisione francese e quella italiana? «Mi sembra che nella nostra sopravviva ancora un maggior rispetto per l'informazione. E' più civile». E sul ruolo degli intellettuali? «In Francia non capita di vedere tutti questi grossi nomi della letteratura in coda per andare in onda». Quali scrittori sente vicini? «Charyn, Benni, Brautigan, John Fante». E a chi vorrebbe assomigliare almeno un poco? «Jack London, Balzac. Vorrei aver scritto Le Paysan de Paris, Aragona. Nei suoi racconti spesso la sorpresa arriva con l'ultima riga... «E' la libertà che dà lo scrivere. La tv cerca invece di mettere la gente così a proprio agio da non desiderare più di essere svegliata». Più lo si ascolta parlare, questo signore di 45 anni che sembra scomodo anche sul vellutato divanetto dell'albergo che ci ospita, più s'inghiotte l'acido tono della voce riandare a ^terminabili camminate nella banlieue e Daeninckx si trasforma in un'indocile reincarnazione di Leon-Paul Fargue o di Eugène Dabit, al tempo in cui le ingiustizie che incatenano s'accendono ogni sera. Michele Neri

Persone citate: Balzac, Brautigan, Charyn, Dabit, Daeninckx, Jack London, John Fante, Michele Neri

Luoghi citati: Francia