UN PETER PAN ALLO SBANDO

UN PETER PAN ALLO SBANDO UN PETER PAN ALLO SBANDO Atzeni: voglia di esilio cinta di lui. Vuole dimenticarla, anche se la trova acquattata dietro ogni pensiero. Nei suoi percorsi sghembi entrano la bibbia, l'hashish, i vicini, gli amici, la cinquecento rottamata e un bel pezzo di passato. Sul ponte della nave Ruggero incontra un vecchio amico che non vede da dieci anni, Costante Malu, figlio di una famiglia di giudici, avvocati, proprietari, che ha sempre guardato a lui con diffidenza e altri ricordi fiottano sgranando una filza di fatti, volti, avventure più o meno malandrine o rischiose. In preda ai fantasmi dell'hashish, Ruggero crede di assistere al delitto di un uomo decapitato e buttato in acqua, ma trova udienza solo in una donna con un bambino in braccio che lo sta ad ascoltare, raccontandogli a sua volta la propria storia. Parlando con lei Ruggero recupera un poco d'ordine e la Un disegno di Prati (pari.) sua vita gli si disegna finalmente, passo dopo passo, in tappe fondamentali. Venditore di caramelle e qualche esame all'università, a Roma giornalista nello sport e poi il ritorno, la laurea e il lavoro precario in una radio libera, di nuovo a Roma per un concorso impossibile alla televisione e infine il contabile nell'azienda da cui si è licenziato. Ma su tutto e soprattutto, il sogno di una vita: «Ho sempre desiderato un viaggio illimitato, un esilio in Paesi lontani. Non ho mai avuto il coraggio di lasciarmi guidare dal desiderio». La narrazione è in terza persona, ma è come una patina lieve che avviluppa frammenti continui di io, dialoghi ellittici, rapidi e brevi, versetti biblici, scaglie di memoria intagliate «nel tessuto unto e grosso del ricordo», tessere e schegge di una storia tutta interiormente

Persone citate: Atzeni, Prati

Luoghi citati: Roma